Intervistato dal quotidiano romano, l’avvocato esperto di diritto sportivo, ha parlato di alcune tematiche legate al calcio in questo momento delicato.
OLTRE GIUGNO. “In presenza di circostanze straordinarie occorre intervenire con strumenti straordinari, e quello della extension della stagione dopo il 30 giugno lo è sicuramente. Il provvedimento, poi, dovrebbe essere trasmesso alla Uefa e alla Fifa, le quali potrebbero esercitare, in astratto, un diritto di veto per motivate ragioni, ma mi sento di escluderlo sin d’ora. Quanto serve per fare tutti i passaggi? Meno di una settimana. Il percorso presenta alcune incognite, ma ciò è inevitabile trattandosi di una decisione epocale. Con il buon senso di tutte le componenti si può realizzare: serve il benestare di tutte le categorie di lavoratori sportivi per la prosecuzione, nel mese di luglio e, se necessario, di agosto. Ci sono anche profili previdenziali, assicurativi e giuslavoristici più in generale. Occorre, però, essere positivi e propositivi, se il bene comune è giocare sino a metà di agosto, possiamo farcela”.
UEFA CONTRARIA? “Non saprei. Francamente non vedo controindicazioni di nessun tipo. Il rinvio di Euro 2020 è stato fatto per consentire alle singole federazioni di finire i campionati. Se le Federazioni, che sono le vere azioniste della Uefa, decidono di superare il 30 giugno, la Uefa non ha ragione per opporsi. Sarebbe davvero incoerente ed insensibile”.
NECESSARIO PAGARA UN EXTRA AI CALCIATORI? “Il lavoro di luglio come appendice della stagione 2019-20 rappresenterebbe una sorta di “straordinario” non previsto dai contratti. Si potrebbe pensare ad una compensazione tra le due parti. Ma soprattutto, è la validità di contratti a destare le maggiori preoccupazioni, soprattutto in presenza di prestiti o rapporti a scadenza. Per giocare fino a luglio va sottoscritto un protocollo di intesa tra Figc, Leghe e sindacati sportivi per condividere la proroga dei contratti sino all’esaurimento di tutte le gare”.
COSA SERVE PER ARRIVARE AL TAGLIO DEGLI INGAGGI? “Il taglio è nella legge. Se tutte le attività sono state interrotte per provvedimento dell’autorità statuale, non vedo come un club possa essere tenuto a corrispondere l’intero emolumento ad un atleta che non si sia allenato, non sia andato in ritiro, non abbia giocato gare ufficiali, non abbia seguito riunione tecniche. Si tratta del classico esempio di impossibilità sopravvenuta della prestazione. Per risolvere questo problema, che poi problema non è, basta davvero un tavolo, un foglio di carta ed una penna. Una mano firma ma rappresenta tutti. Chi ama il calcio sa cosa scriverci sopra”.
25-30%? “Sulla percentuale non entro in merito perché potrei anticipare strategie e giudizi futuri. La decurtazione però è già legittima adesso per il periodo di inattività e sarà applicabile sia qualora il campionato non riprenda sia qualora riprenda”.
SE NON SI RIPARTE, COSA SUCCEDE? “Non esistono normative o regolamenti in materia che ci consentano di rispondere con certezza nero o bianco. Dico solo che, se un campionato non si conclude, può essere annullato, e, se viene annullato, non ci sono titoli sportivi da assegnare. Invece, se viene ritenuto validamente concluso ad una determinata giornata, vale la classifica sino a quel momento maturata. Eventuali ricorsi? Non si possono evitare e ci saranno”.