Si abbassano le possibilità di permanenza in A dopo l’ultimo turno di campionato. Ma, vincendole tutte, Mancosu e compagni potrebbero ancora sperare nel miracolo.
Senza azzardare percentuali che avrebbero tutto di astratto e nulla di concreto, c’è la consapevolezza che solo un miracolo sportivo potrebbe consentire al Lecce di giocare in Serie A nel 2020/21. Questo miracolo passa attraverso un’unica strada: quella dei successi giallorossi coniugati ad almeno due altrui passi falsi.
Premesso che il primo fattore non va dato per scontato, è chiaro che per alimentare le poche speranze rimaste vincerle tutte è l’unica possibilità. Detto ciò, va analizzato il calendario delle avversarie. Un calendario non semplice, anzi. Un calendario che per tale motivo tiene accesa, ormai flebile, la fiammella della permanenza.
Al momento, e con 9 punti a disposizione, il Lecce ha ancora a tiro tre squadre: Torino, Udinese e Genoa. I granata sono avanti di sei lunghezze, e verosimilmente faranno un sol boccone della Spal alla prossima. Ma, viste le successive gare con Roma e Bologna, potrebbero ancora essere presi (con possibilità comunque vicine allo zero) dai giallorossi, forti del vantaggio negli scontri diretti.
Più complessa la situazione dell’Udinese. I friulani da un lato hanno una gara in più da giocare, dall’altra questa è con la Juve che viene da un momento non semplice ed è affamata di successi. A +4 dal Lecce, De Paul e compagni dovranno inoltre misurarsi nelle trasferte non impossibili ma nemmeno scontate di Cagliari e Sassuolo, con in mezzo lo scontro diretto con i salentini. Una situazione invitante l’undici di Liverani.
Infine, il Genoa. Nell’ambiente giallorosso c’è grande delusione per un derby di Genova da cui si attendevano notizie più positive. La prossima sfida con l‘Inter è a dir poco proibitiva per la formazione di Nicola, al contrario delle due seguenti con Sassuolo e Verona, collettivi che non hanno nulla da chiedere al campionato. Certo è che, in caso di vittoria nerazzurra e concomitante successo del Lecce a Bologna, per Criscito la paura del sorpasso, e con esso le pressioni, aumenterebbero vertiginosamente.
