LA CURIOSITA’ – Quando Holly Hutton, Mancini e Carnevale portarono il Lecce allo Scudetto

Nel popolare videogioco nipponico Captain Tsubasa V, il cui tema è il cartone animato sul calcio più famoso ed amato al mondo, i protagonisti sono proprio i giallorossi.

Quando pronunci il nome di Oliver Hutton ad un appassionato di calcio, gli si apre un mondo di ricordi. Ricordi d’infanzia, ricordi degli albori di un amore, quello per il calcio, la cui nascita è stata spesso e volentieri accompagnata dalla visione di un anime tanto appassionante quanto celebre. In pochi forse sanno però che la lunga storia di Holly (22 titoli tra fumetti, cartoni, film e videogiochi), noto in patria come Captain Tsubasa (che diventa Capitan nel manga d’origine), vanta anche forti tinte giallorosse.

Il Lecce è infatti il protagonista assoluto di Captain Tsubasa V – Hasha no shogo campionela penultima e più venduta edizione del prodotto videoludico firmato Nintendo e dedicato alla saga. Uscito nel 1994 e sviluppato da Tecmo, è un videogioco di ruolo a livelli (che sarebbero le varie partite). In quello principale Holly Hutton veste, pensate un po’, proprio la maglia del Lecce. E gli intrecci narrativi sono tutti da raccontare.

Dopo l’avventura brasiliana con il Sao Paulo, Holly/Tsubasa approda in Italia firmando per la neopromossa in A Lecce. Il club salentino viene presentato ai giocatori come una piccola squadra che punta sull’entusiasmo di una piazza caldissima, sulle qualità del nuovo acquisto e sull’amalgama di un gruppo modesto ma compatto per affrontare un campionato che si prospetta a dir poco proibitivo. I colori della maglia sono il giallo ed il rosso (fattore non scontato: il Torino è rossoverde), anche se accompagnati da improbabili pantaloncini bianchi.

Fatta eccezione per l’acquisto di Tsubasa, la rosa è la stessa che ha conquistato la A. Per la maggior parte dei calciatori viene indicato solo il nome: il portiere Bruno, poi Bartolomeo, Cesare, Patrizio, Michele, Mose, Nicola, Beniamino, Otello, Domenico, Terenzio e Apollo. I trascinatori sono però due cognomi “altisonanti”: il regista e capitano Mancini (ispirato all’omonimo Roberto, nella foto sotto) e la punta Carnevale (anch’egli trae spunto dall’ex attaccante del Napoli).

Quest’ultimo manifesta da subito ostracismo nei confronti del neo arrivato Holly, reo secondo lui di aver tolto un posto a chi ha conquistato la promozione sul campo. Anche gli altri compagni non credono nel giovane talento giapponese, e persino l’accoglienza della piazza è fredda. Tant’è che, dopo i primi gol, non si sentono applausi dagli spalti di un Via del Mare sorprendentemente troppo attaccato ai suoi calciatori italiani. Il dubbio che i giapponesi possano vedere del razzismo nell’atteggiamento di calciatori e gente di Lecce viene fugato quando capitan Mancini, l’unico ad aver subito riconosciuto le indiscutibili qualità di Tsubasa, mette ordine con esperienza ed autorità. Fa capire ad Holly che la diffidenza della piazza era legata solo ai grandi successi ottenuti in Serie B, ed alla sua gente che Holly va sostenuto perché possa sprigionare le sue qualità.

E’ dopo un duro ma vincente match con l’Inter avviene la definitiva riappacificazione con ambiente e squadra, Carnevale compreso. Da lì in poi, il cammino del Lecce sarà trionfale. Vengono infatti battute le agguerrite rivali del campionato italiano: il Milan di Van Berg (Van Basten) e Pipin (Papin), la Juve dei connazionali Mark Lenders ed Ed Warner, la Fiorentina di Batin (Batistuta). E, nella finalissima, il fortissimo Parma dell’asso del calcio mondiale, il brasiliano Signori. Per lui e per i ducali nulla da fare: a trionfare sarà Oliver Hutton, riuscito nell’impresa di portare il Lecce sul tetto d’Italia. E, soprattutto, di farci sognare ancora una volta.

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