Il neo-difensore del Lecce, oggi 35enne, ha parlato all’emittente radio cagliaritana Radiolina nel giorno del suo compleanno. Tanti i temi affrontati dal centrale campano, da poco alla corte di Corini.
IL TRASFERIMENTO. “Andare via dopo cinque anni e mezzo non era facile. Svegliarmi a Lecce era come un sogno ma la vita va avanti. Sono andato via senza rimpianti e senza rimorsi. Cagliari la mia città? Qui ho lasciato la mia vita, è diventata la mia città. E’ diventata mia giorno dopo giorno. Sono arrivato qui che non contavo nulla, piano piano mi sono fatto spazio rispettando tutti, dal cameriere all’autista. Col passare dei giorni, mesi e anni sentivo qualcosa di mio. Nel lungo periodo mi sarei visto sempre a Cagliari”.
RICORDI CAGLIARITANI. “Il primo giorno che arrivai a Cagliari mi sembrò di essere arrivato in vacanza. A Elmas faceva caldo, ricordo lo sbalzo di temperatura. Già da questo punto di vista fu bello. Andando alle visite vidi via Roma, guardando le palme sembrava essere a Miami”
CAMBIAMENTI. “Tante volte sono stato vicino al passo d’addio. Ricordo quando c’era Lopez stavo per andare al Benevento, con Maran stavo per andare al Sassuolo. Io ho sempre dato la priorità al Cagliari, quando poi il trasferimento è successo ho fatto i conti con la realtà. La mia vita ha subito cose peggiori e prendere decisioni non mi spaventa. Vedermi in un’altra città dalla sera alla mattina è stato difficile anche se dal punto di vista professionale volevo che accadesse. Dal punto di vista della vita…è stata una mazzata. Più difficile per me o per i miei figli? Loro mi hanno visto solo con la maglia del Cagliari, non li vedo dal 19 gennaio e parliamo d’altro. A Cagliari è vero che qualche giorno mancavo, ma mi hanno capito. Sanno quello che ho fatto, Andrea, il mio primo figlio, mi ha detto una cosa da trentenne: ‘vai a Lecce e dimostra chi sei’. Questo mi ha dato tantissima forza
I PERCHE’. “Pisacane è andato via dal Cagliari perchè non c’era più posto per lui. Ho cercato di avere un confronto, non ho mai giudicato un allenatore per quante volte ho giocato. Sono andato oltre e ho preso questa decisione. L’ultimo giorno? Io non sono per i saluti. Ho un difetto, non amo le foto di commiato e per i saluti. E’ brutto perché poi non si hanno ricordi. Mi sono sentito con tutti gli ex miei compagni, chi al telefono chi per messaggio. Penso a Sottil, Tripaldelli, Carboni, giovani forti che avevano bisogno di sostegno. Vedevo che una parola detta a loro dava forza. Sono andato via senza rimorsi e rimpianti, avendo dato un po’ di tutto a tutti”.
SARDO D’ADOZIONE. “Non mi aspettavo tanto affetto. Sapevo di aver fatto qualcosa di buono, di aver lasciato simpatia. Non immaginavo tutti questi attestati di stima, ma me li prendo. Chi mi ha colpito? Tantissimi mi hanno toccato. Sapere che la mia famiglia è lì mi fa sentire un sardo. Per un napoletano, venire a Cagliari è dura vista la rivalità. Devi entrare in sintonia, i cagliaritani sono straordinari ma non si aprono subito. E’ questa la vostra forza, l’ho capita e la apprezzo. Ognuno di noi è fatto a modo proprio ed essere entrato nella stima della Sardegna mi fa essere orgoglioso dei miei valori”.
CAMPIONATO E MESSAGGI TOCCANTI. “35 anni di onestà e dignità, strepitosa eredità da lasciare ai tuoi figli: è il testo del messaggio che più mi ha lasciato di stucco nel giorno del mio compleanno. Ma non dico il mittente. Con Di Francesco ho parlato il primo giorno, dalle sue parole ho capito subito di non essere importante per il Cagliari. Poi andando avanti, cercando qualche spiraglio, ho trovato un pochino di spazio. Ma con il Mister ci siamo confrontati e tutto è finito lì”.
COLLOQUI. “Ho parlato con il presidente Giulini prima di partire. C’è sempre stata stima, rispetto dei ruoli. Gli voglio bene. Ma non potevo certo chiedergli di restare per forza. Il 30 giugno sarebbe scaduto il contratto, mi hanno liberato senza pretendere alcuna cifra. Per me la riconoscenza è un valore importante, e per il Cagliari la nutrirò sempre”.
MISTER RASTELLI. “Rastelli disoccupato? Non mi sorprende, perché nel calcio bisogna sempre stare attaccati al carro giusto. Probabilmente pensa che gli venga riconosciuto il passato. I risultati sono stati ottenuti sempre da lui in carriera. Qui dico una cosa: se fosse stato un tipo più malizioso e avesse percepito l’andazzo, sarebbe andato via da solo e prima. A Cremona è stato sfortunato e oggi si ritrova in una situazione in cui senza quel giro di cui parlavo rischi di stare ai margini. Una bravissima persona che merita il meglio”.