Il pareggio in casa del Brescia ha “celebrato” due calciatori all’esordio in questo campionato e sinora nelle retrovie delle scelte di Marco Baroni. Il Lecce però attende ancora gli squilli di altre, sulla carta, seconde line..
Partiamo da un assunto ormai base nel calcio d’oggi, caratterizzato dai cinque cambi che diverranno verosimilmente permanenti: la linea di demarcazione tra titolari e riserve si sta sempre più spostando. Per far bene in un campionato i giocatori decisivi non sono più i 12-13 che i tifosi di tante squadre recitano come l’Ave Maria ogniqualvolta si ricordano i successi. Marco Baroni ha spesso esaltato questo concetto nelle sue conferenze stampa parlando addirittura di ambizione ad avere “una rosa in cui non si distinguono i titolari dalle riserve” e tutti siano in grado di dare il proprio contributo.
I segnali ereditati da Brescia-Lecce 1-1 ci dicono che quest’opera è in piccolo disequilibrio. Gabriel, primo verso della filastrocca quando si recita la formazione, ha temporaneamente lasciato il posto a Bleve e il ragazzo leccese ha risposto presente con due parate importantissime, assolutamente roba non di poco conto per un 26enne, schierato sì nella prestigiosa (mezza) amichevole di Heerenveen, che non scendeva in campo in gare ufficiali da Lecce-Feralpisalò 2-0 di Coppa Italia l’anno passato.
Discorso simile si può fare per Dermaku, gigante ora a titolo definitivo del Lecce dopo il prestito dello scorso anno. Il Nazionale albanese ha completato il proprio periodo di recupero fisico dopo i problemi che lo hanno frenato la scorsa stagione. Il rientro è stato celebrato nel migliore dei modi: lo stacco da cestista è valso la rete del vantaggio, a freddo battendo Chancellor nella prima presenza stagionale. Dermaku può dare ampie garanzie a un pacchetto difensivo che, oltre a capitan Lucioni, può contare sulla sicurezza di Tuia e sull’inossidabile Meccariello, ieri ampiamente sopra la sufficienza nella partita contro la sua ex squadra. Diverso il discorso sulle corsie, dove si è insistito su Gendrey, anch’egli sempre soddisfacente, e Barreca, autore dell’assist a Dermaku.
La musica cambia quando ci si sposta a centrocampo. Il 4-3-3 del Lecce, al momento, sembra poggiarsi quasi esclusivamente sul trio Majer-Hjulmand-Gargiulo. Le alternative devono ancora essere in grado di garantire i compiti dei tre titolari. Helgason, l’ultima volta in campo ad Ascoli, è apparso leggerino in fase difensiva, ma poco si può rimproverare all’islandese, esterno offensivo in patria, alle prese con il fisiologico adattamento a un altro tipo di calcio. Discorso diverso invece per Björkengren, non ancora scalato sul 4-3-3 di Marco Baroni. Blin, arrivato dalla Francia con un importante curriculum, è giunto nel Salento per fare il regista salvo poi mettersi da parte per rimettere Hjulmand nello slot dove si è imposto nei sei mesi del 2021 dopo il suo arrivo. Paganini, tra gli epurati in estate, è una sorta di jolly tra mediana e reparto avanzato. Tante incognite che prima o poi dovranno essere risolte per dare più smalto a un reparto che ancora non ha contribuito al bottino realizzativo.
In attacco, altre storie. Il ruolo di vice Coda sta decisamente stretto a Pablito Rodriguez. Lo spagnolo, diamante della gioielleria Corvino, non trova spazio nel 4-3-3 ma in campionato si può già fregiare del ruolo di hombre del partido in Lecce-Alessandria 3-2, crocevia del campionato dove i giallorossi hanno iniziato a carburare. Sulle corsie si è posizionato anche Marco Olivieri, l’anno scorso punta all’Empoli e quest’anno lontano dalla porta nel minutaggio concessogli da Baroni. Freccia nella faretra del trainer fiorentino è anche Listkowski, ripescato contro il Perugia. Al polacco, l’anno scorso incolore causa infortuni e pochi apici, si chiederà qualche conferma alla seconda stagione in B.