Lecce-Juventus: il personaggio. Alejnikov e l’Italia divisa tra Torino e Salento

La partita di sabato rappresenta il passato in Serie A dell’ex calciatore sovietico e bielorusso.

Uno dei primi calciatori che lasciò l’URSS per giocare nell’Occidente fu Sergej Alejnikov. Campione sovietico con la Dinamo Minsk, Alejnikov fu seguito già dal Genoa nel 1989, anno del suo trasferimento in Italia. Il Grifo condusse però la trattativa che divenne un intrigo socio-politico-economico con i vertici militari dell’URSS che gestivano tutte le società nell’orbita Dinamo. Tra società nate in quei mesi e contatti con i soggetti sbagliati, la furia dell’allora presidente genoano Aldo Spinelli propiziò l’inserimento della Juventus, che acquistò Alejnikov, giuridicamente dipendente del ministero dell’interno sovietico, che caldeggiò la Juve, ufficializzato da Mosca per 4,2 miliardi di lire.

Il ragazzo di Gorki Park, così ribattezzato dalla stampa italiana, esordì in A nel pareggio 1-1 col Bologna ma con i tifosi della Juventus non ci fu un grande legame a seguito di una condizione fisica non al top e di prestazioni non indimenticabili. In uno scherzo del destino, fu proprio Alejnikov a firmare il successo 3-2 contro il Genoa, che lo stava per acquistare pochi mesi prima. Nella seconda parte della stagione, però, il trend cambiò e Alejnkov, uomo di fiducia di Zoff, contribuì al cammino della Juventus che vinse la coppa UEFA nella finale contro la Fiorentina, gara che giocò da libero. Il bilancio fu comunque insufficiente e, dopo 30 presenze e 3 gol, la Juventus provò a esercitare la clausola per rimandare il centrocampista alla Dinamo Minsk, nel luglio del 1990 finisce al Lecce…inconsapevolmente. Alejnikov dichiarò infatti che il suo cartellino era gestito da una società di Padova che decideva dove mandare i calciatori e il sovietico, non avendo avuto mai un contratto da professionista, non sapeva come agire, accettando così il Lecce.

La discesa nel Salento portò, come da lui stesso confermato, “un abbassamento degli stimoli” per Alejnikov, che finì ai ferri corti con Boniek…per un invito a messa che portò a un bailamme mediatico con l’intervento dell’AIC. L’allenatore polacco lo schierò da libero e difensore centrale in una stagione dove il Lecce, dopo un buon avvio, retrocedette mestamente nonostante un’ottima rosa. Alejnikov restò in giallorosso anche in Serie B firmando i primi, e unici, gol della sua esperienza in Brescia-Lecce 1-2, prima trasferta del campionato 1991/1992, annata in cui le ambizioni lasciarono spazio alla ricerca della salvezza centrata da Bigon esonerato e poi richiamato. Nell’estate del 1992 il suo contratto con il Lecce scade e, da svincolato, vive un anno all’ombra del Barocco senza giocare per poi firmare nel 1993 con il Gamba Osaka.

Da allenatore, Alejnikov lavorò nelle giovanili delle Juventus e, tornando nel Salento dopo la fine della chiusura della carriera da calciatore nel Corigliano Calabro, passando anche da Copertino.

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