L’azzardo Cavasin e i rilanci Rossi-Zeman: le scelte in panchina del primo Corvino in A

Nella corsa per la successione di Baroni, con D’Aversa in pole davanti a Giampaolo e Maran, si rievocano le scelte del dirigente tra il 1998/1999 e il 2004/2005

In principio fu il lancio del rampante Alberto Cavasin, dalla salvezza in B alla panchina d’oro in A. Il primo cambio in panchina del Lecce di Corvino arrivò a margine della promozione nella massima serie festeggiata nel 1999 a guida Nedo Sonetti. Il tecnico di Piombino, chiamato spesso a risollevare le sorti di squadre in difficoltà, portò la squadra in A grazie alla sua resa difensiva ma successivamente accettò (e riuscì) di fare lo stesso con il Brescia.

Ai nastri di partenza della Serie A 1999/2000, Corvino, affacciatosi anch’egli per la prima volta nell’università del grande calcio, affidò la panchina del Lecce ad Alberto Cavasin, allenatore con esperienze in C che, sbarcato per la prima volta in B al Cesena, ottenne una salvezza in rimonta. Cavasin subentrò all’uscente Corrado Benedetti con il Cesena all’ultimo posto e, a fine stagioni, i romagnoli chiusero 13°. Ciò che fece Cavasin a Lecce è impresso nella memoria dei tifosi del Lecce dai 30 anni in su: due salvezze consecutive e l’ambito premio assegnato dai colleghi all’allenatore migliore del campionato.

Cavasin lasciò il Lecce nella poco felice stagione 2001/2002, quando una squadra sulla carta ben attrezzata rimase impigliata nelle sabbie mobili degli ultimi posti. A febbraio, per cercare lo scossone, il Lecce sollevò dall’incarico il tecnico trevigiano. Al suo posto arrivò Delio Rossi. L’allenatore ancora in attività (quest’anno finale playoff di C al Foggia) aveva già a curriculum delle esperienze importanti e necessitava di un deciso rilancio. Rossi aveva quasi portato la Salernitana dalla C alla A in due anni (1993/1995). Salto in A mancato alla fine anche con il Pescara (1996/1997) prima del tripudio centrato all’Arechi. A Salerno, Delio Rossi è lo storico tecnico della prima promozione in A dell’Ippocampo. Da qui nacque il soprannome di Profeta e l’immortalità per i tifosi salernitani nonostante un tribolato campionato in A.

Dopo la retrocessione campana, i fallimenti con Genoa (niente Serie A ed esonero alla 22° per far posto a Bolchi e soprattutto Pescara. In riva all’Adriatico, nel 2001, Rossi guidò la squadra che retrocedette in C dopo 20 anni. Da Lecce, con biglietto staccato per la A e salvezza con una rimonta a dir poco esaltate nel 2003/2004, il volo verso piazze prestigiose.

La retrocessione dalla B alla C era anche l’ultima parentesi di Zdenek Zeman prima di accendere gli entusiasmi irrazionali del tifo leccese. Il boemo, il cui curriculum è noto ai più, tra rivoluzione filosofico-sportiva a Foggia e gli scudetti solo sfiorati nella Capitale, proveniva dal 23°posto di Avellino. In Irpinia, ZZ lanciò elementi del calibro di Kutuzov (12 gol), Matteo Contini e Antonio Nocerino ma non riuscì a ripetere quanto fatto prima alla Salernitana con un sesto posto centrato guidando un manipolo di giovanissimi. Il netto distacco tra il fallimento avellinese e l’epica stagione del Lecce che a tardo autunno guardava (quasi) tutti dall’alto per poi concludere 11° con 66 gol fatti e la plusvalenza Bojinov è storia.

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