In tanti, tifosi e addetti ai lavori, indicano nei minuti finali di Lecce-Parma una sorta di mini-spartiacque del recentissimo periodo giallorosso. E potrebbe anche starci che quella rimonta sciaguratamente subita abbia fatto perdere certezze a Baschirotto e compagni, reduci da (quasi) 3 buonissime gare. In questo tipo di valutazioni si agisce tuttavia sempre nel campo dell’opinabile, ed in quanto tale chi scrive prova a porre un altro tipo di punto di vista, concentrandosi su una partita immediatamente successiva e che probabilmente è stata un po’ troppo sottovalutata. Prima, durante e dopo.
Lecce-Sassuolo è servita, sponda giallorossa, a provocare l’effetto esattamente opposto a quello che tutti ci si auspicava. Anziché dare serenità, fiducia, compattezza a squadra e ambiente, quella non-partita, tra le più scialbe che i salentini abbiano recentemente mai giocato contro compagini di caratura inferiore, ha portato amarezza, insicurezza e probabilmente qualche scoria nel gruppo giallorosso.
Con i neroverdi hanno toppato praticamente tutte le alternative, tutti quegli elementi che giocano meno ma che, in una rosa come quella del Lecce, hanno o dovrebbero avere un ruolo fondamentale. Come lo hanno avuto Piccoli, Sansone o Blin l’anno scorso per fare un esempio, elementi partiti dietro nelle gerarchie e che o si sono presi alla lunga la titolarità facendo prima egregiamente il lavoro come prime alternative, o che, nel caso dell’ex Bologna, hanno comunque fino all’ultimo (vedi gol con l’Empoli o gran prestazione nel pari-salvezza virtuale di Cagliari) dato qualcosa alla squadra a gara in corso. Aspetti questi che nel nuovo Lecce stanno totalmente mancando.
E per spostarsi dal campo dell’opinabile verso quelle che sempre più potrebbero essere amare certezze basti guardare alla gestione dei cambi. Mister Gotti in 4 delle 7 giornate disputate finora non ha sfruttato quei cinque cambi che, come ripetuto spesso dagli stessi tecnici, sono sempre più diventati un fattore nel calcio moderno. Un fatto più unico che raro, che diventa simbolo clamoroso di quanto sopra detto se si pensa che neppure nella sconfitta di Udine, con il Lecce sotto 1-0 e pochi minuti per cercare quell’assalto finale che non è stato neppure abbozzato, il tecnico ha cercato di buttare nella mischia qualcuno che potesse cambiare l’inerzia di uno spartito che vedeva i locali in assoluto controllo. Un episodio abbastanza emblematico circa la necessità di ritrovarsi, di ritrovare fiducia all’interno del gruppo per poterlo sfruttare al massimo. Anche perché eventuali riparazioni sono ancora ben lontane nel tempo.