“Bologna è una regola”, cantava Luca Carboni, artista innamorato del capoluogo emiliano e tifoso rossoblu, per celebrare il mistero e il fascino di una città inquieta tappa di tante vite e incroci di destini per giovani che nascono o arrivano per diventare uomini, per scrivere le proprie storie, per perdere, rimanere sopraffatti o vincere. Tra le miriadi di giovani che hanno vissuto capitoli personali e professionali c’è stato anche Nicola Sansone, oggi elemento d’esperienza del Lecce a 33 anni. A gennaio del 2019, l’attaccante, nato a Monaco e poliglotta linguistico oltre che calcistico, si rifugiò all’ombra delle Due Torri per ritrovare lucidità e continuità di impiego persa alla terza stagione con il Villarreal.
Alla guida di Sinisa Mihajlovic, subentrato a Filippo Inzaghi, il Bologna centrò la salvezza dopo una prima parte di stagione compromessa. Sansone da titolare nel tridente offensivo con Palacio e Orsolini aiutando i felsinei a risalire fino a metà classifica e guadagnandosi la conferma ratificata con il riscatto di 9 milioni versati dal club petroniano. “Sicuramente quei primi sei mesi in cui portammo a casa l’obiettivo salvezza, che quando arrivai a Casteldebole sembrava una chimera irraggiungibile –Sansone non ha dubbi nel premiare i primi mesi come i ricordi più belli a Bologna in un’intervista rilasciata a Repubblica-: la partita indimenticabile rimane quella in casa con l’Empoli, era aprile del 2019, vincemmo 3-1, ribaltando l’iniziale svantaggio e facendo un passo decisivo verso la meta. Segnai il gol finale e feci pure un assist, fu davvero la giornata perfetta”.
Nel 2019/2020, la stagione in cui Mihajlovic si ricoverò per la prima volta a causa del brutto male che lo ha portato via, 4 gol e 4 assist in 33 apparizioni da punto fermo della fascia sinistra nell’attacco bolognese. Problemi fisici e la presenza in attacco di Barrow, Skov Olsen e Vignato ridussero il minutaggio di Sansone nel 2020/2021: dai 2271 del campionato inframezzato dal lockdown si passò a 1163’.
Di 27 caps nel 2021/2022, solo 7 furono da titolare. Negli assetti del Bologna, 13° quell’anno, Sansone diveniva sempre più un apriscatole da lanciare in campo a gara in corso. Nelle 119 presenze con 14 gol al Bologna, uno è decisivo per l’assegnazione dello scudetto al Milan. Il 28 aprile, si gioca Bologna-Inter 2-1 e Sansone approfitta del pasticcio di Radu per quello che è il gol più importante della carriera. L’anno scorso, l’ultimo a Bologna, tanta tenacia e 4 centri in 18 presenze. A Bologna, Sansone ha vissuto una fase della maturazione sportiva in cui è diventato un elemento tatticamente prezioso e imprevedibile con assist per i compagni. I numeri a volte sono freddi, ma quattro stagioni nella parentesi più lunga di una carriera da giramondo non si dimenticheranno mai.
Sansone lo sa e i ricordi si mischiano nelle bellezze del centro storico: “Cosa altro mi rimane dei miei anni bolognesi? I giri con la mia famiglia e il cane per il centro storico, stavamo proprio in Santo Stefano, e da lì sei ad un passo dalle zone più belle: i giardini Margherita e piazza Minghetti, su tutti. Siamo stati molto bene, e sarà un piacere tornare: son già venuto due volte ad ottobre, perché i miei figli facevano ancora scuola qui. Respirare l’aria di Bologna è sempre bello”. Sansone e il Bologna si sono lasciati alla fine della stagione 2022/2023 senza rammarico e polemiche. L’atleta ha scelto poi il Lecce e sabato il destino lo riporterà nel datato ma affascinante stadio Dall’Ara. Anche Nicola Sansone fa parte dell’infinito elenco di giovani che tra le strade di Bologna hanno scritto la propria vita.