Che Lassana Coulibaly fosse quell’equilibratore di cui il centrocampo del Lecce non poteva fare a meno lo si era capito già dalle ultime gare dell’era Luca Gotti. A Napoli aveva portato compattezza, con il Verona verve e agonismo, con Bologna ed Empoli un dinamismo che nelle sopite prime parti di gara era mancato (forse l’errore tattico più grande dell’ultimo Gotti). E queste prime uscite sotto la guida di Giampaolo stanno confermando quella che non è più un’impressione.
180 minuti e più sempre in campo per il maliano, unico centrocampista mai sostituito dal nuovo allenatore che ha preferito rinunciare a Ramadani (due volte su due a gara in corso, mai visto prima), un tempo unico perno nel mezzo. Ma Coulibaly, strappi da mezzala capace di ribaltare il fronte e tempismi da frangiflutti davanti alla difesa, appare ad oggi cardine tra la difesa e l’attacco del Lecce. Inoltre, capace di giocare sia a tre che a due indistintamente, consente al proprio allenatore quel trasformismo che abbiamo visto fare a mister Giampaolo in due occasioni su due.
Per fare un paragone tecnico con Blin è ancora presto e di sicuro l’ex Salernitana pagherebbe in termini di carisma e leadership. Per quanto riguarda però l’apporto dato nel momento del bisogno, tuttavia, le similitudini non manca. A marzo Gotti rispolverò il francese una volta giunto sulla panchina giallorossa, stavolta Giampaolo ha fatto lo stesso. E poi i numeri parlano chiaro: con il maliano titolare sono arrivate nel complesso 2 vittorie, 2 pareggi e 3 sconfitte con 8 gol subiti (pesano solo i 3 di San Siro) in altrettante gare. Numeri da salvezza, numeri su cui fare affidamento.