CAMPIONATO. “Alcune cose possono essere preventivabili, ma conosco bene questo campionato avendone fatti tanti e davvero può ribaltarsi tutto da un momento all’altro. Bastano due vittorie o due sconfitte per trovarsi decimi oppure in grave difficoltà, non bisogna mai sentirsi sicuri o spacciati. Poco è delineato, tanto c’è da scoprire”.
EMPOLI. “Oltre alla partita in sé, la vittoria arriva in un momento in cui il nostro calendario era importante. Vincere questa gara ti dà fiducia per affrontare le altre con uno spirito diverso. Già col Genoa secondo me meritavamo di vincere, abbiamo giocato meglio. Conta però fare gol e non subirli. Comunque il successo di Empoli sì, dà un valore diverso anche a quel punto”.
EMERGENZA. “Onestamente prima dell’Empoli nemmeno tra di noi abbiamo parlato di questo. Avevamo grande fiducia nelle nostre capacità collettive e di potercela fare, eravamo sereni”.
HELGASON. “Lo stimo molto, mi piace come atleta e come persona. Ci parlo, cerco di dargli quel qualcosa in più che gli manca, tipo essere un po’ “scafato”. Ci ho parlato prima della partita, gli ho detto che avrebbe fatto bene e lui mi ha risposto “speriamo possa entrare anche tu”. E’ andata bene ad entrambi. Io vedo Helgason tutti i giorni, per me a differenza del tifoso che lo può vedere dieci minuti è più facile. Ha qualità cristallina, poi nelle ultime due o tre settimane ho visto qualcosa di diverso, una voglia di rivalsa per dire ‘ci sono anch’io’ che si traduce nel pressare di più, nel fare fallo quando serve, qualcosa di diverso insomma”.
RITORNO IN CAMPO. “Anch’io mi sono sorpreso in positivo del mio approccio ad Empoli. So quanto lavoro per farmi trovare pronto e giocare, vengo da un processo riabilitativo lungo, faticoso, a tratti straziante. Così quando rientri è un po’ un nuovo inizio, invece sono entrato con la mentalità giusta perché venendo da fuori ho capito cosa ci fosse da fare. Ho visto che la palla iniziava a scottare un po’ di più, così ho pensato che portare serenità, abbassare i battiti fosse importante, anche perdendo un po’ tempo, ritardando una battuta, parlando un po’ di più con l’arbitro. Se mi sento pronto per essere titolare? Sempre”.
CLUB. “Ho trovato a Lecce una squadra in maturazione, vogliosa di proseguire nel suo processo di miglioramento. Non solo a livello tecnico-tattico dei giocatori, ma anche dell’ambiente intorno. Non è una società con uno storico di trent’anni di fila in A che ti permettono di fare un certo tipo di investimenti, quindi è chiaro che per non finire a gambe per aria ci vuole una gradualità di intervento. Forse il più grande merito dietro al presidente Sticchi Damiani è la persona, l’essere umano che c’è dietro al presidente”.