Claudio Fenucci ricorda il suo percorso partito dal Lecce di Giovanni Semeraro: “Ho iniziato nel 1995 come AD del Lecce e ho lavorato con una proprietà italiana per 17 anni, una società con azionisti, la famiglia Semeraro, innamorati del Lecce e di questo sport in un contesto economico dell`industria calcio naturalmente differente rispetto a quello attuale. Erano gli anni successivi al lancio delle pay tv. Alla Roma sono stato con Jim Pallotta, poi Saputo qui a Bologna. Joey conosce molto bene la valenza di questo sport in termini di emozione collettiva generata. Lui ha sempre detto che non è il proprietario ma il custode del Bologna che appartiene anche alla città e dei tifosi. Saputo ha anche un Club in MLS negli Stati Uniti e per questo ha una visione radicata dello sport business. La sua maggiore preoccupazione oggi è su come la Lega Serie A possa crescere ancora e superare le difficili sfide del domani in un’industria che sta affrontando cambiamenti rilevanti in alcuni settori di riferimento, come il mondo media e commerciale”.
E sul Bologna: “Siamo arrivati con Saputo quando il Bologna era in Serie B, abbiamo vinto il campionato, ci siamo consolidati in Serie A grazie agli investimenti della proprietà. Abbiamo avuto qualche difficoltà in una stagione risolte con l’arrivo di Sinisa Mihajlovic e progressivamente siamo migliorati riuscendo a qualificarci per la Champions League. In questa stagione, dopo un normale assestamento per una proposta di gioco nuova, abbiamo trovato una alchimia di squadra che funziona grazie al lavoro di Vincenzo Italiano, dello staff e dei giocatori. La vittoria con il Borussia Dortmund in Champions ha valorizzato il percorso. Aver disputato la massima competizione europea ci ha aiutato poi a rendere ancora meglio in campionato. Mettiamo in campo prestazioni di livello e di alta intensità. Siamo soddisfatti, ma non dobbiamo fermarci. Siamo ambiziosi”.
Per Fenucci lo sviluppo del calcio passa dall’ammodernamento degli stadi. A Bologna si discute tra riqualificazione del Dall’Ara e costruzione di una nuova struttura: “Il calcio italiano ha la necessità di dotarsi di impianti nuovi. Non c`è un progetto pilota o un modello unico. Lo snellimento delle procedure amministrative, anche con l`intervento di un Commissario, e il reperimento di risorse finanziarie possono essere dei punti comuni di partenza. Il percorso del ‘Dall`Ara’ è relativo a una riqualificazione ed è un iter molto complesso, con costi superiori rispetto alla costruzione di uno stadio nuovo. Nel 2019 siamo partiti con un piano economico-finanziario di supporto ma è stato stravolto dopo il Covid e abbiamo visto lievitare i costi di costruzione, come in tutto il settore dell`immobiliare, riducendo in maniera significativa il ritorno degli investimenti. Noi dovremmo costruire uno stadio provvisorio quando il “Dall`Ara” sarà momentaneamente chiuso per i lavori. Il ‘Dall`Ara’ non è solo un patrimonio per Bologna ma per tutto il calcio italiano. Quando fu costruito fu un modello per molti altri stadi in Italia e in Europa. Solo riqualificando gli impianti possiamo creare i tifosi del domani del calcio italiano. Il legame tra Club e tifoso nasce all`interno dello stadio, sono necessari impianti adatti alle nuove generazioni”.
Su CalcioBologna.it le parole di Santiago Castro