Massimo Dotto racconta i retroscena del mondo arbitrale

Una chiacchierata illuminante con un esperto nella divulgazione del regolamento al grande pubblico

arbitro gener

A volte vorresti che sparisse dalla tua vista, ma se non ci fosse non si farebbe nulla: che cos’è? L’arbitro. Ne ha parlato Massimo Dotto, che ha arbitrato campionati giovanili, poi ha fatto l’osservatore arbitrale fino alla Serie D, nel 2014 ha lasciato l’AIA per motivi familiari e ora si dedica alla divulgazione online. Ha fondato un gruppo FacebookRegolamento del giuoco del calcio e casistica, che si propone di spiegare i meandri del regolamento e delle dinamiche arbitrali agli utenti. E ora ha imbastito un nuovo progetto simile ma più strutturato, Arbitralmente.it. Quindi il nostro interlocutore non sarà famosissimo, ma è uno che sa quel che dice, non ha troppi conflitti d’interesse con l’AIA ed è abituato a parlare di arbitri con la gente. L’abbiamo stuzzicato con tutti gli argomenti più caldi, anche con domande anche scomode, come vedrete, ma le sue risposte ci permettono di capire meglio il mondo arbitrale, le difficoltà, le dinamiche.

Massimo, argomento a piacere: parti dal problema collegato agli arbitri secondo te più sentito dai tifosi.
Parto dalla radice. C’è enorme ignoranza. Chi mai ha studiato davvero il regolamento del gioco del calcio? Eppure tutti ne parlano. Quindi la cosa più urgente da fare è una comunicazione seria e corretta sull’argomento, dedicata non solo ai tifosi ma anche agli addetti ai lavori. Purtroppo a molti giornali e tv non interessa, perché per loro non è importante che la gente capisca, piuttosto vogliono che la gente parli, si arrabbi, quindi fanno commentare gli episodi a persone che alla competenza mettono davanti la ‘sintonia’ con lo spettatore. E quindi si propongono soluzioni come quella del VAR a chiamata che sembrano semplici e che magari risolverebbero un problema contingente, ma ne andrebbero a creare altri“.

Una delle soluzioni “semplici” che vengono sponsorizzate ultimamente è l’intervento del VAR sulle seconde ammonizioni.
Sì, ma ti faccio un esempio-limite. E’ più importante una seconda ammonizione al 90′ con risultato già deciso, oppure una prima ammonizione al 5′ per un centrale difensivo? Per non parlare del tempo in più che si perderebbe per controllare ogni contrasto fatto da un giocatore già ammonito. E poi comunque ci sarebbero polemiche perché magari in una doppia ammonizione il secondo giallo è giusto ma il primo non lo era“.

Capitolo simulazioni. Ma un arbitro non si sente preso in giro da giocatori che rotolano per terra a ogni minimo contatto? Non si può fare qualcosa per evitare tutto ciò?
Il punto è: quante volte una simulazione o un’accentuazione di un contatto influisce realmente sulla scelta dell’arbitro? Il compito dell’arbitro in quel momento è capire se quel contatto sia falloso o meno. Se poi il giocatore si rotola 37 volte, a me arbitro non interessa. Anzi, in realtà gli arbitri a volte hanno il problema opposto: vista questa tendenza ad enfatizzare, a volte rischiano di non fischiare un fallo quando magari c’è davvero una gamba rotta. Ma di sicuro un arbitro non fischia solo perché uno si rotola. Dopodiché anche un contatto lieve può causare dolore: quanto male fa quando pestiamo un mignolino del piede? Eppure l’abbiamo appena urtato. Riguardo al mettersi le mani in faccia, a volte anche chi mette male un piede per strada lo fa istintivamente. Magari un giocatore prende un colpo lieve a un ginocchio che già gli faceva male e quindi si spaventa. Insomma, sicuramente c’è esagerazione però un arbitro deve tener conto di tutte queste cose. C’è anche da dire che di solito quando un giocatore esagera, l’arbitro lo avverte e il giocatore smette di farlo. Dopodiché la verità è che sono le squadre, gli allenatori, i giocatori a non avere cultura sportiva e a incentivare la simulazione. Dovrebbero essere loro a fare qualcosa“.

Qualcuno dice che le regole cambiano troppo spesso: è così? 
L’IFAB cambia tra i 2 e i 5 dettagli all’anno, su 270 pagine di regolamento. Non puoi dirmi che non ci stai dietro. Piuttosto non si ha il background per capire le modifiche. Molti se la prendono con l’IFAB, ma in realtà segue le indicazioni che arrivano dalle federazioni. E poi all’IFAB ci sono ex arbitri ma anche ex calciatori e allenatori. Nell’IFAB c’è uno come Luis Figo, non penseremo mica che non sappia cos’è il gioco del calcio“.

Il regolamento sui falli di mano sembra non piacere a nessuno.
“Insieme alla simulazione, è sicuramente la cosa che mette più in difficoltà gli arbitri. Ci sono innumerevoli sfumature. Per esempio io ho osteggiato il regolamento secondo cui qualsiasi gol segnato viene annullato se c’è stato un tocco di mano in attacco nell’immediatezza. E’ una lettura troppo oggettiva. L’attaccante ne ha tratto davvero un vantaggio? La gente vuole regole oggettive, ma poi quando le ha, le contesta.  Anche perché poi per valutare se punire o meno un difensore per un tocco di mano subentrano concetti come la volontarietà e la congruità del movimento, che sono per forza soggettivi. Ma togliere del tutto la soggettività vuol dire sanzionare qualsiasi tocco di mano. Vogliamo questo? A Como avete vissuto la situazione di Gatti che è una delle più complesse che ho visto. Ma quando i due arbitri al VAR sono in disaccordo, in realtà questa è una prova del fatto che non c’è chiaro ed evidente errore e quindi non devono intervenire“.

Qui l’intervista in formato integrale.

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