Un’azione (bella), un gol (bello). La Fiorentina aveva preso subito partita e vantaggio, ma dopo meno di dieci minuti ha cominciato a pensare solo al risultato, solo all’uno a zero da custodire, forse per scelta, forse per le difficoltà di questo periodo. Il livello del gioco è sceso a livelli mediocri, anche grazie al contributo del Lecce. Potremmo soffermarci a lungo su questo aspetto, ma la realtà attuale della Fiorentina induce a sottolineare di più il risultato. Così scrive Alberto Polverosi sul Corriere dello Sport – Stadio.
GOL GASPERINIANO. Arrivava da tre sconfitte di fila, la Fiorentina, e aveva bisogno di interrompere questa catena di giornate amare, aveva bisogno dei tre punti per evitare che la situazione prendesse una piega ancora più pericolosa. Palladino ieri ha seguito una logica chiara almeno nello schieramento, arrivando finalmente al modulo che meglio si adatta alle caratteristiche dei suoi giocatori dopo il mercato invernale. L’addio alle ali (ceduti Ikoné e Sottil), l’arrivo di un altro difensore centrale (Pablo Marí) e di un bel gruppetto di centrocampisti (Fagioli, Ndour, Folorunsho che si sono aggiunti a Mandragora, Cataldi, Adli e Richardson) ha spinto il giovane allenatore a mettere in campo la difesa a tre, più tre centrocampisti (difficile spiegare però il motivo dell’esclusione di Fagioli dal terzetto dei titolari), più Dodo e Gosens nella posizione a loro congeniale, ovvero esterni a tutta fascia, oltre a due punte. Il gol è arrivato come conseguenza di questa linea, è stato un gol gasperiniano: attacco e cross di Dodo da destra, palla sul secondo, stacco e colpo di testa di Gosens, palla nell’angolino sull’altro palo.
BENE COSI’. Alla fine è andata bene alla Fiorentina perché Veiga ha sbagliato il gol del pari davanti a De Gea. Quanto abbia sofferto Palladino in quel finale si è capito dalle lunghe proteste a fine partita col quarto uomo e con Marinelli per il recupero extralarge. Morale viola: valeva il risultato e per ora alla Fiorentina può andar bene così.