Far diventare gol il primo pallone toccato di un match è il sogno, ma anche un po’ l’obiettivo, di ogni calciatore subentrante. E ci stava quasi riuscendo Danilo Veiga, che alla terza presenza in maglia Lecce stava già per iscriversi nel novero dei marcatori stagionali, e tra l’altro sarebbe anche stato il primo difensore. Ma purtroppo, per lui e per i giallorossi, non è andata così.
Ed è un peccato, perché il suo approccio pochi istanti prima del fattaccio era stato gagliardissimo. In campo pochi secondi prima della battuta di Fagioli e tirato il sospiro di sollievo per la traversa di Beltran, il classe 2002 si era lanciato in avanti con ferocia a supportare l’azione di contropiede imbastita da Rebic e Krstovic. Ricevuto il pallone dal montenegrino, Veiga ha poi avuto la personalità di mandare al bar uno dei migliori in campo, Dodò, valorizzando la propria progressione ed apparecchiandosi di fatto per un facile tap-in. Il quale non gli è riuscito, perché gli sono evidentemente tremate le gambe al cospetto del mostro sacro De Gea e ciabattando clamorosamente al lato con il piede debole.
In pochi istanti ed in un centinaio di metri, insomma, abbiamo visto tutte le potenzialità del ragazzo ma anche ciò che Giampaolo dovrà fargli migliorare. Falcata e tocco base sono all’altezza della situazione. Ma, come tra l’altro tutti i suoi compagni, deve crescere sotto il profilo della cattiveria, dell’esser rapace, della raccolta del bottino. Ma i 18 gol all’attivo (attivo per modo di dire) del Lecce parlano chiaro: è in ottima e numerosa compagnia.