Dalla sofferenza a un’emozione che fa piangere: un racconto personale della salvezza

La decima salvezza in Serie A, la quarta all'ultima giornata, vale l'ingresso nella storia.

Non la più bella stilisticamente, sicuramente la più sofferente, la più impronosticabile, la più difficile da gestire dal punto di vista emotivo. Il Lecce si trova all’improvviso, di tigna e quasi con la “paura di crederci troppo” a festeggiare l’apice della propria storia in un palcoscenico d’onore come lo stadio Olimpico. Lo 0-1 deciso da Coulibaly (al primo gol stagionale, il secondo di un centrocampista dopo il punto di Ramadani arrivato “solo” alla 37°) è giunto dopo un secondo tempo in cui il Lecce ha giocato in dieci contro undici. L’espulsione, rivedibile quantomeno, di Pierotti è stato l’ultimo di una sfilza di episodi in cui la fortuna non ha sorriso al Lecce in un’annata dove di errori ne sono stati fatti.

Crollare sotto i colpi degli attacchi della Lazio e restare appesi ai risultati delle concorrenti sarebbe stato uno scenario concreto anche nei cuori dei più ottimisti. Chi scrive, a 35 anni, può vantare con orgoglio una serie fortunatamente lunga di gioie regalate dal Lecce che scandiscono momenti di vita anche profondamente personale al di là dell’aspetto professionale. Il richiamo all’imponderabile è quasi una forzatura, una ricerca di semplificazione di qualcosa che in realtà non lo è.

Come spiegare però con parole emozioni che accelerano il battito, contorcono lo stomaco e dilatano il tempo vissuto? Nell’imperfezione, il Lecce ha trovato la forza nei dettagli e nei valori supremi. Tanti dettagli che sommati hanno spinto alla vittoria. La concentrazione di Falcone, spesso finito sul banco degli imputati nel girone di ritorno, i movimenti coordinati di Gaspar, Baschirotto, Gallo e gli altri difendenti sui frequenti cross sul secondo palo e soprattutto il recupero alto di Coulibaly con tocco sporco, in caduta, dopo il duello con Guendouzi.

Non è ancora il momento delle analisi. Arriverà tra poco. Oggi, a poche ore dal tripudio, preferiamo lasciar spazio e spingere anche voi lettori alle emozioni, alle lacrime versate senza imbarazzo da donne, uomini, famiglie,  genitori con i propri figli e persone che non hanno potuto abbracciare chi non è più tra noi.

Il Lecce è ancora in Serie A e continuerà a starci in un momento in cui il club, guidato dal cuore pulsante di leccesi dal sangue giallorosso, sta cercando di continuare una crescita sana che va oltre l’aspetto tecnico. I 600 chilometri da Roma a Lecce con dentro il corpo le scariche elettriche e nello smartphone le immagini della festa nel capoluogo salentino. Una notte d’amore che chi non vive di passioni vere non saprà mai vivere. La storia, oltre che coi valori, nel calcio valori tecnici, si scrive con i sentimenti. E, pensando alle tante difficoltà, anche più grandi di un campo da calcio, aggiungo che la storia si scrive con la capacità di preservare i propri sentimenti davanti a tutte le avversità.

25 maggio 2025. L’amore, proprio e per una pietra miliare della propria vita, si esprime anche così

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