Falcone 7,5 – Quando per due stagioni sei l’elemento più decisivo per ottenere salvezze insperate o quasi, normalizzarsi rischia di apparire un passo indietro, una defaillance. Basta poco per rendersi conto però che per entrare nella storia sono ancora una volta serviti i suoi guantoni, capaci di imporsi non solo nella magica notte dell’Olimpico ma anche in quasi tutte le gare vittoriose dei suoi. Inutile negare che, rispetto al passato, qualche errore in più (pressoché esclusivamente nelle uscite) c’è stato, ma sì insomma, fosse bravo fuori dai pali come tra i pali verrebbe a Lecce solo per qualche amichevole di lusso estiva in maglia Real e affini (38 presenze, 56 gol subiti. Media voto 6,18)
Fruchtl sv – Vice di un certo livello, cosa che nella sua prima stagione giallorossa ha potuto dimostrare solo in amichevoli estive e nella non indimenticabile uscita di Coppa Italia (0 presenze, 0 gol subiti. Media voto sv)
Samooja sv – Posizione di necessario portiere “under” utile più che altro negli allenamenti e per fare gruppo con i più giovani (0 presenze, 0 gol subiti. Media voto sv)
Guilbert 6 – L’ultimo tra i nuovi titolari acquistato in estate, ha dovuto sudare parecchio, mettendoci soprattutto grinta ad attenzione difensiva venute fuori nel finale, per non far sentire la mancanza di Gendrey. Alla fine il bilancio è di parità perché il Lecce ci ha guadagnato economicamente ed in esperienza perdendoci però in incisività offensiva. Limato il caratterino da cartellino facile e dimenticata la “sofferenza” di dover lavorare sugli aridi terreni salentini, neppure parenti delle verdi praterie d’Alsazia, ha tutto sommato dato il suo utile contributo (31 presenze, 0 gol. Media voto 5,76)
Danilo Veiga 6 – Pescato nel mercato invernale per ovviare alle sbandate di Pelmard, ha sicuramente portato un miglioramento ad annata in corso sulla fascia destra della difesa. Rispetto al titolare Guilbert vanta migliori doti in fase propositiva e più coraggio/incoscienza nel cercare l’iniziativa, rinunciando a qualcosa dalla cintola in giù. Può certamente crescere, soprattutto in una zona gol dove è mancato clamorosamente con la Fiorentina (13 presenze, 0 gol. Media voto 5,95)
Baschirotto 6,5 – Il primo anno è stato il simbolo di un Lecce partito da zero per imporsi a sorpresa, il secondo di un Lecce capace di confermarsi nelle difficoltà, il terzo di un Lecce che ha lavorato sodo per rialzarsi quando in tanti avrebbero alzato bandiera bianca. Unico sempre presente assieme a Falcone, alla prima stagione senza compagni di ruolo di caratura internazionale ha sofferto molto tecnicamente ma tenuto botta soprattutto con mentalità e grinta, giocando un terzo di torneo con di fianco un ragazzo arrivato al massimo a giocarsi una metà classifica in B francese. Due gol, di cui uno pesante con il Venezia, ed un finale in crescendo ad onorare la fascia (38 presenze, 2 gol. Media voto 5,92)
Gaspar 7,5 – E’ il colpo del mercato estivo più difficile dal ritorno di Corvino, che ha sostituito Pongracic con un elemento molto diverso ma certamente da Serie A. Superato le difficoltà d’ambientamento, ha formato con Baschirotto una coppia non assortita ma capace di rappresentare una delle migliori certezze dell’undici giallorosso, sostenuto dalla sua capacità di vincere duelli a profusione esaltando i tifosi. Unico costantemente pericoloso dai corner, senza il brutto infortunio di Roma avrebbe probabilmente aiutato i suoi ad ottenere una salvezza meno affannosa (24 presenze, 0 gol. Media voto 6,27)
Jean 6 – Probabilmente in tutta la rosa del Lecce è l’elemento che più ha gettato il cuore oltre l’ostacolo, e per questo va premiato. In inverno si è trovato titolare in A dopo una carriera giovane fatta soprattutto di serie dilettantistiche francesi e non si può certo dire si sia fatto trovare impreparato, sopperendo alle sgraziataggine tecnica con intelligenza tattica e dedizione senza fronzoli. Qualche piccolo errorino in più rispetto alle cose fatte bene, ma ha salutato il gruppo a causa di un brutto infortunio lasciandolo fuori dalla zona retrocessione (19 presenze, 0 gol. Media voto 5,64)
Gallo 6 – Una sufficienza di certo più piena, ma anche un po’ deludente rispetto a quelle che erano le premesse del campionato. Il terzino siciliano era forse il giallorosso che aveva dimostrato il più portentoso processo di crescita negli ultimi anni, dunque in tanti si attendevano una sua consacrazione assoluta. Forse influenzato dal mancato addio dell’estate precedente che lo ha portato a rilasciare a settembre dichiarazioni oneste ed anche goffe, è risultato sì positivo perdendo però quello strapotere di corsa ed iniziativa che lo avevano caratterizzato nella scorsa stagione (31 presenze, 0 gol. Media voto 5,76)
Tiago Gabriel 6 – Il brutto infortunio di Jean lo getta nella mischia in casa Juve, lui risponde presente dimostrandosi elemento interessante e tecnicamente più dotato di chi gli è davanti nelle gerarchie. Si è ripetuto nel delicatissimo finale di Verona (2 presenze, 0 gol. Media voto 6,25)
Sala 6 – Arrivato per coprire le spalle di Gallo, anche per lui soltanto due spezzoni. Di cui uno positivo in casa Juve (2 presenze, 0 gol. Media voto 6)
Coulibaly 7,5 – Forse è giusto così, doveva essere sua la zampata che, al minuto 44 di Lazio-Lecce, ha consegnato ai giallorossi la salvezza in Serie A senza necessità di guardare in casa altrui. Il maliano è stato per quasi tutta la durata della stagione l’uomo ovunque di un reparto, il centrocampo, che ha sofferto tantissimo, tenuto spesso in vita dall’instancabile motorino che ha raccolto la pesante eredità del tuttofare Blin e ne ha onorato lo spirito di sacrificio. Lottatore silenzioso, a furia di tappare buchi ha anche lui subito un periodo di flessione dal quale si è ripreso inanellando prove perfette nel finale (38 presenze, 1 gol. Media voto 6,16)
Pierret 5,5 – Un po’ regista (di certo, dopo Berisha, il migliore tecnicamente tra i mediani), un po’ incontrista, di certo non mezzala, il francese non ha certo brillato nel suo primo anno leccese. E non possiamo certo sentirci scandalizzati, visto che pur essendo risultato il migliore della scorsa Ligue 2 proveniva pur sempre da un club retrocesso in terza serie transalpina. Il salto e mezzo si è sentito e le prove all’altezza sono poco meno della metà, senza mai guizzi eccessivi e conditi di errorini limando i quali potrebbe anche diventare, un giorno, un buon gregario o alternativa da massimo campionato (30 presenze, 0 gol. Media voto 5,67)
Ramadani 6 – Il calcio è fatto di episodi che cambiano la storia, e visto che quel pallone sotto l’incrocio in Lecce-Torino ce lo ha messo lui gli va riconosciuto un posto nella storia di questo club. Certo, la prodezza lo spinge non certo sul podio quanto piuttosto verso una sufficienza risicata in una stagione soprattutto deludente, in cui è sparito dai radar dopo la sceneggiata contro Gotti risultando avulso ai tentativi di gioco dei suoi, brutta copia del guerriero che era sempre stato, quasi un pesce fuor d’acqua con annesse problematiche di spogliatoio. Peccato, perché negli ultimi sussulti di Gottismo prima del crollo era stato tra i migliori, così come nelle ultime due decisive vittorie (29 presenze, 1 gol. Media voto 5,67)
Berisha 6,5 – Per distacco il più talentuoso nella zona nevralgica, ha trovato la prima stagione da co-protagonista tra i pro’ e le presenze sarebbero state ancor più senza gli acciacchi che ne hanno compromesso l’utilizzo nella prima metà di stagione. Giampaolo, uno che di qualità in mezzo al campo ne ha fatto (o provato a fare) un manifesto, non ci ha pensato su due volte per consegnargli le chiavi della manovra, ottenendo risposte da campione (vedi Monza e Lazio). E’ tornato in condizione quando la squadra era in calo e si è adeguato al ribasso, non avendo ancora la forza di trascinare in solitaria (17 presenze, 0 gol. Media voto 6,18)
Helgason 7 – E’ la sorpresa della stagione, il coniglio che prima era stato messo erroneamente in gabbia (ma di certo negli anni scorsi lui non aveva fatto nulla per risparmiarsi la “cattività”) e poi, liberato al momento giusto, è stato tirato fuori dal cilindro da un maestro vestito da mago. Cosa sarebbe stata la stagione giallorossa in termini qualitativi senza le invenzioni di un islandese finalmente divenuto grande? Davvero poco o nulla, perché soprattutto a inizio 2025 (troppo chiedergli ancor più continuità) un finalmente coraggioso e vivace Thor ha deliziato e saputo produrre cambi di marcia senza i quali oggi staremmo probabilmente parlando con tutt’altri toni (21 presenze, 0 gol. Media voto 6,29)
Rafia 5,5 – In un girone d’andata in cui l’utilizzo di Berisha ed Helgason è stato ai minimi, inventiva e classe erano affidate al tunisino. Il ché è tutto dire, sebbene va detto che almeno nella metà delle gare in cui è stato impiegato ha dato il suo contributo, unico a riuscire a pulire il tocco di palla nella balbettante manovra dei suoi (ma sarebbe stato bello vedere la stessa rabbia dimostrata contro i fischi dei tifosi al momento delle conclusioni, mai capaci di impensierire i portieri avversari). La testardaggine nel toccare il pallone un numero spropositato di volte, che cozzava decisamente con il tentativo di cercare la fluidità nel giro palla di mister Giampaolo, gli è costato tutto il girone di ritorno (18 presenze, 0 gol. Media voto 5,83)
Kaba 5,5 – C’era attesa per vedere cosa sarebbe stato in grado di fare uno degli elementi più interessanti della scorsa stagione. E c’era attesa anche perché veniva da un grave problema al ginocchio dal quale ha fatto non poca fatica a riprendersi. Sarà stata tutta quest’alta aspettativa, sicuramente non aiutata dal suo rientrare in una squadra che proprio a centrocampo non scoppiava di salute, ma pochissime volte ha risposto presente, pagando soprattutto in termini di agonismo e precisione (la traversa con la Lazio grida ancora vendetta) (15 presenze, 0 gol. Media voto 5,75)
Marchwinski sv – Sarebbe ingeneroso bocciarlo per tre spezzoni di gara tra campionato e Coppe, costretto ai margini tra gravi infortuni e poco coraggio nel buttarlo nella mischia almeno quando le alternative erano quasi zero. Di certo nella prossima stagione, una volta tornato in forma, dovrà per forza di cose dimostrare chi è davvero (1 presenza, 0 gol. Media voto sv)
Krstovic 8 – Un po’ agli antipodi di quanto avvenuto un anno fa, il montenegrino ha faticato nella fase iniziale, certo non favorito dalla poca identità di manovra che ne accentuava egoismo e testardaggine nel cercare di risolvere tutto da solo, per poi salire in cattedra da dicembre in poi. Tra gol (una punta giallorossa torna in doppia cifra dopo 5 anni), assist ed affini è entrato in due terzi dei gol del Lecce, abbastanza per essere considerato uomo-salvezza (ed i due inviti a Ramadani e Coulibaly hanno il peso dell’oro. La capacità di aiutare la squadra in entrambe le fasi ne certificano la crescita, dando un valore diverso al suo essere solo dietro a Mbappé e Yamal come numero di conclusioni nei top 5 campionati europei (37 presenze, 11 gol. Media voto 5,89)
Morente 6,5 – Con Pierotti ha formato la coppia di ali più lontane possibili nel confronto con quelle (Strefezza-Di Francesco e Almqvist-Banda) che li hanno preceduti. Arrivava dalla Segunda Division spagnola ma con un discreto curriculum di esperienza e gol, dunque un po’ di delusione per il piattume del primo terzo di stagione era la più legittima tra le reazioni. Tra i principali elementi a beneficiare della cura Giampaolo, la palla affidata a lui era in cassaforte ed a suon di aiuto difensivo e qualche bel gol il suo ha saputo farlo (31 presenze, 3 gol. Media voto 5,75)
Banda 5,5 – Lontano parente del folletto imprendibile ammirato a Lecce nel primo anno e rotti, la paura è che i troppo infortuni abbiano compromesso il suo sviluppo da calciatore di buonissimo livello. Troppi problemi per relegarlo a flop, anche perché pure questa stagione qualche fiammata da parte sua c’era stata, su tutte l’assist vincente per il Dorgu decisivo con il Verona. Poco comunque, soprattutto in un finale di stagione in cui non è stato affatto utile alla causa (15 presenze, 0 gol. Media voto 5,68)
Karlsson 5,5 – Senza dubbio il miglior acquisto, almeno sulla carta, del mercato invernale, ovvero il tanto agognato elemento di qualità in esubero da una big o simile in prestito secco. Peccato che in giallorosso abbia grossomodo da continuità all’underperforming di Bologna, dove annunciato come il colpo dell’estate 2023 di fatto lo stanno ancora aspettando. Anzi, nel confronto ha forse fatto meglio nel Salento, mettendoci un po’ di meno a realizzare il primo gol e dando una mano soprattutto in copertura nella “finalissima” con la Lazio (13 presenze, 1 gol. Media voto 5,92)
Pierotti 6 – Il Baschirotto dell’attacco giallorosso, quello che comunque vadano le cose sai che il cuore ce lo mette sempre. A volte in modo encomiabile, vedi le tante gare da terzino aggiunto (Lazio andata e Milan ritorno su tutte), la testata nella prima gara “contestata” con l’Empoli, la doppietta di Parma all’esordio da “nuovo Dorgu” (che senza dubbio non è sotto pressoché tutti i punti di vista). Al contempo non possono però essere dimenticati i troppi gol sbagliati a tu per tu con il portiere avversario e, soprattutto, quella clamorosamente evitabile (e segno che di pagnotte ne deve ancora mangiare assai) espulsione con la Lazio che, se pensiamo che ha rischiato di compromettere una delle notti più belle delle nostre vite, ci fa apparire come magnanimi dispensatori di sufficienze (36 presenze, 4 gol. Media voto 5,80)
Rebic 5 – Dopo Umtiti e Pongracic, quest’anno sarebbe dovuto toccare a lui il ruolo di quell’elemento di caratura internazionale capace di essere il valore in più del Lecce, in un confronto rivelatosi invece impietoso. Il colpo di coda del mercato estivo è stato, dopo Marchwinski che ha però l’alibi di età e problematiche fisiche, il più grande flop, deludendo sotto i tutti punti di vista. Un solo gol ed un paio di buone prove da subentrato sono troppo poco, in aggiunta al fatto che abbia fatto discutere soprattutto sotto il profilo di un atteggiamento da corpo estraneo in campo e soprattutto fuori (27 presenze, 1 gol. Media voto 5,73)
N’Dri 6 – Non bisogna farsi influenzare dal fatto che abbia teoricamente preso il posto di Dorgu, perché per background ed utilizzo è stato in realtà un “nuovo Pierotti”, ricordandone molto il cammino nella passata stagione. In una metà stagione fatta soprattutto di spezzoni il giudizio non può verto essere definitivo, anche se ha bisogno di migliorare più aspetti per poter essere giocatore da Serie A. La base sono il buono mostrato con Genoa, Venezia e Verona (11 presenze, 0 gol. Media voto 6)
Burnete 6 – La terza punta meno impiegata di tutta la Serie A e che, sia per le premesse mostrate che per il basso contributo di Rebic, avrebbe sicuramente meritato qualche chance in più. Quando si è sotto di uno buttarla in caciara nei minuti finali non è mai reato, e se con Atalanta e Lazio il suo il romeno l’ha fatto vuol dire che una base c’è (4 presenze, 0 gol. Media voto 6,13)
Sansone 6 – Non doveva esserci, ed alla lunga non c’è stato per scelta, anche se con professionalità soprattutto nell’era Gotti si è dimostrato tappabuchi di lusso. Eppure una mano l’ha sempre data ed anche in modo importante, vedi Empoli ed un pari valso alla lunga la Serie A (5 presenze, 0 gol. Media voto 6,5)
Ceduti: Borbei sv Gendrey 5,5 Pelmard 4 Bonifazi 5,5 Oudin 5 Hasa sv McJannet sv Dorgu 7 Daka sv
All. Gotti 5,5 – Nessuno si sarebbe potuto immaginare un cammino del genere, certo non disastroso ma comunque deludente, dopo quello vicino alla perfezione fatto la primavera prima e che merita di essere ricordato ed applaudito. Peccato perché con Cagliari, Torino, Parma, Napoli, Verona e nella mezz’ora d’addio con l’Empoli si erano viste buonissime cose, ma onestamente l’identità latitava tra balzi continui di modulo, lo spirito non era da “Lecce di Gotti” e così con le medio-grandi si partiva già sconfitti. Guai però a crocifiggerlo, perché in mano aveva una squadra meno forte dell’anno precedente (Media voto 5,75)
All. Giampaolo 7 – Davvero molto difficile ed un po’ superficiale chiedergli di più in un cammino sofferto perché tutto sommato adeguato al livello, da salvezza (da questa salvezza) ma di certo non eccelso ed inferiore al recente passato, della rosa. L’impatto è stato di quelli da incorniciare, in cui è stato capace di ridare fiducia ad una squadra che volava a media punti da undicesimo posto grazie anche alla sua idea di calcio. Poi, quando l’overperformare di qualcuno si è normalizzato e gli avversari hanno preso le misure al “nuovo Lecce” il calo è stato sensibile e la difficoltà ad uscirne anche, fino ad un finale in cui l’aver reso il Lecce una squadra del Maestro è venuto fuori (Media voto 6,06)
Corvino-Trinchera 6,5 – L’obiettivo salvezza raggiunto per la prima volta con un three-in-a-row e l’averlo fatto con dei conti in pieno attivo in coerenza con quella che è la dichiarata e trasparente linea societaria hanno il loro peso, per l’esattezza il peso di un voto in più. Se non volessimo considerare il mero (come fosse poco) impatto di tali numeri? Beh, i conti li sapete fare. Sarebbe comunque esercizio superfluo, perché il “pacchetto” non si può scorporare. Si può tuttavia tranquillamente ammettere come l’ennesima impresa firmata Pantaleo Corvino&Co non sia stata certo la più brillante di tutte. La rosa giallorossa è apparsa a posteriori all’altezza sì, ma di una lotta salvezza dai contenuti davvero modesti e per evitare la quale sarebbe bastato anche solo avvicinare gli straordinari lavori fatti nelle due stagioni precedenti. Invece le uniche migliorie sono state nella quantità, mentre a peccare è stata una qualità con cambiamenti rispetto all’anno precedente tutti in negativo, valore reso inconfutabile dal fatto che la squadra sia andata meglio in emergenza che in abbondanza. Le crescite di Krstovic, Pierotti, Helgason e Berisha, 3-4 altri elementi di prospettiva e altrettante utili conferme, tutto sommato a dei passetti indietro singoli e degli errori da cui c’è tanto da apprendere e migliorare. Il tutto, unito ad un traguardo importantissimo e pesantissimo, resta una bella base da cui ripartire