Lecce, missione compiuta tra gli affanni. Dal Napoli tricolore al Monza: il pagellone della Serie A 24/25

Tra difficoltà ed exploit, il cammino dei giallorossi è stato altalenante ed alla fine vincente. Ranieri spinge la Roma e la Dea si conferma, flop Milan: i nostri voti

NAPOLI 8,5 – Non è lo straripante e strapotente Napoli di Spalletti che ha riportato il Tricolore al sud, e non è neppure l’Inter 2023/24 che se la giocò in solitaria. E proprio per questo merita un voto così alto, perché erano tre anni che c’era questo equilibrio in una lotta Scudetto che è stata per due terzi addirittura a tre e ha visto poi premiata la squadra più compatta anche se forse non la più dotata. Vero che era senza le coppe e che il gioco (ma Conte è così) ha fatto divertire poco o nulla, ma considerando che veniva da un decimo posto l’impresa ha caratteri cubitali

ATALANTA 8 – Ancora una volta ne ha messe in fila alle spalle 3-4, parlando di squadre che hanno investito più di lei anche quest’anno. Mai come quest’anno gli orobici erano da Scudetto e per buona parte di cammino hanno coltivato un sogno che, facendo meglio nei due scontri diretti interni del ritorno, sarebbe forse potuto essere realtà. L’aver fatto sembra il terzo posto finale (con prima fase di Champions stellare) una roba facile e scontata rende onore all’ultimo ballo nerazzurro del Gasp

BOLOGNA 7,5 – Il nono posto di fine stagione rischia di non dare merito ad un’annata che resta assolutamente positiva nel suo complesso. Prese le misure al nuovo ambiente e ad una rosa privata dei migliori (Calafiori e Zirkzee), Italiano si è confermato tecnico di qualità. Affrontato con dignità lo storico cammino Champions, è arrivata una vittoria in Coppa Italia che, oltre a valere l’Europa League, riporta nel capoluogo emiliano un trofeo che mancava da mezzo secolo

COMO 7,5 – Considerando la volatona finale con scintillante decimo posto valevole lo Scudetto delle squadre non interessate da lotte europee meriterebbe anche un voto più alto. Senza dimenticare l’aver espresso un calcio divertente ed efficace che a Fabregas potrebbe già valere una big. Non bisogna però dimenticare che fino a inizio marzo era in piena bagarre salvezza e che le cifre spese sono effettivamente superiori anche a chi la qualificazione Champions, pur non da neopromossa, l’ha conquistata davvero

INTER 7 – Scudetto perso per un rigore preso nel recupero con la Lazio e finale di Champions persa per una vacanza anticipata in Baviera non tolgono valore ad una squadra che ha saputo fare per buona parte del suo cammino la corazzata senza evidentemente esserlo. Paragone con un anno fa impietoso in una lotta Scudetto però più livellata (ma forse al ribasso). Gli “zero tituli” per una squadra del genere, considerando anche i flop derby in Supercoppa e Coppa Italia, fanno in ogni caso rumore

FIORENTINA 7 – Stagione sulle montagne russe per svariate ragioni, in cui Palladino ha toccato picchi importanti mancando totalmente di continuità, con i stavolta i soli Comuzzo, Mandragora e Kean a brillare davvero. Due fasi difficili all’inizio dei due gironi, un autunno in piena zona Champions ed una chiusura valsa un sesto posto sudato ma certamente non da buttare. E l’ennesima finale Conference sfiorata, con poker di partecipazioni da record raggiunto

ROMA 7 – Forse dovremmo scrivere Claudio Ranieri, perché il quinto posto finale ha un nome ed un cognome. Arrivato con la squadra a pari punti con il Lecce dopo ben due disastrose gestioni (De Rossi e Juric), non solo ha messo in piedi una stagione che stava diventando a dir poco umiliante ma l’ha quasi fatta diventare la migliore degli ultimi sei anni. Nonostante la lodevole rincorsa la squadra sembra aver comunque underperformato in relazione agli esborsi

UDINESE 7 – Un anno addietro era la squadra che più di tutte avrebbe meritato di far compagnia a Sassuolo e Salernitana in B, quest’anno della lotta per non retrocedere non ha sentito neppure l’odore. Il sorprendente impatto di Runjaic con il calcio italiano ha regalato ai friulani un campionato tranquillo con più di un elemento interessante messo in mostra. E un Lucca finalmente protagonista

GENOA 7 – Persi in extremis Retegui e Gudmundsson ed a qualità notevolmente calata, nessuno poteva immaginare un Genoa così in scioltezza. L’avvio aveva fatto preoccupare, la sostituzione di Gilardino con Vieira ha sorpreso un po’ tutti. Il francese ha messo la coesione collettiva al centro di tutto, mettendo le individualità in secondo piano e consegnando al Grifone una permanenza tranquillissima in una stagione dalle vicissitudini societarie che non lo sono state affatto

CAGLIARI 6,5 – Tra le compagini impegnate fino alla fine per non retrocedere è apparsa la più forte, e non a caso è stata l’unica a strappare il pass Serie A con un turno d’anticipo nel plotoncino. Forse, viste le qualità in rosa e il livello non eccelso della lotta per non retrocedere, Nicola e i suoi potevano anche garantire ai tifosi un cammino leggermente più tranquillo. Proprio nei momenti più complicati tuttavia si è visto il vero Cagliari, trascinato da un Piccoli finalmente primo protagonista

VERONA 6,5 – In quella che in alcuni momenti è sembrata una lotta a chi faceva peggio, l’Hellas ha avuto il merito di tenersi per praticamente tutto il girone di ritorno fuori dal pantano degli ultimi tre posti. Obiettivo alla portata di chiunque ma non scontato per chi ha subito una serie record di imbarcate da farla apparire, per alcuni tratti, come la candidata numero uno all’ultimo posto. Un applauso alla società che, come avvenuto già l’anno prima con Baroni, fa scudo attorno a Zanetti confermandolo contro l’opinione diffusa almeno fino a dicembre e raccogliendone alla fine i frutti

JUVENTUS 6,5 – La conquista del quarto posto Champions è davvero l’unica nota positiva della disastrosa stagione bianconera. Naufragato il progetto Giuntoli, ancora prima quello di Motta che avrebbe dovuto far dimenticare Allegri e la cui mentalità si è invece scontrata su quella, molto meno pazienta, del mondo Juve. L’ex Bologna non ha mai avuto continuità di prestazioni pur senza con pochissimi ko, sembrando non riprendendosi dall’eliminazione con il Psv e rendendo necessario l’intervento, positivissimo e concreto (pur senza far brillare i troppi calciatori sopiti), di Tudor

LECCE 6,5 – Se nelle due precedenti stagioni i giallorossi, capaci di coniugare un cammino da applausi al traguardo sperato ed a conti impeccabili, erano stati tra i migliori in assoluto di tutta la A, lo stesso non si può dire di questa stagione, di sofferenza e flessione (sul campo, tutt’altro a livello societario). Nonostante partissero finalmente con una base migliore di quella di 4-5 avversarie, qualche acquisto non indovinato e un paio di errori tecnici in itinere ha portato ad un abbassamento della qualità complessiva che ha fatto faticare nonostante una lotta salvezza meno di livello che in passato. Alla fine i valori sono comunque emersi ed i giallorossi si può dire abbiano fatto meglio di chi è sceso, un dettaglio che, unito ad un obiettivo mai raggiunto prima, fa davvero la differenza

PARMA 6 – Neopromossa e giovane, ma con cifre e numeri che lasciavano pensare a tutt’altro cammino. Senza gli exploit clamorosi e tutti nel finale con Bologna, Inter, Lazio, Napoli e Atalanta staremmo parlando della penultima della classe. Non che salvarsi facendo punti quasi solo con le big valga meno che negli scontri diretti, certo, ma gli emiliani hanno giocato troppo con il fuoco, vanificando doti tecniche sopra la media della lotta salvezza e presi per i capelli da un Chivu che ha capito dove intervenire, ossia su una disastrosa difesa che alla fine ha corretto il tiro

LAZIO 6 – Inimmaginabile pensare, dopo il sontuoso girone d’andata, al fatto che gli Aquilotti avrebbero chiuso fuori dalle competizioni europee. Il crollo primaverile ha negato una semifinale/finale di Europa League e almeno un quinto/sesto posto che erano assolutamente alla portata di una delle squadre che meglio si è comportata per due terzi del torneo, crollando sul più bello in primis a causa di un inguardabile andamento interno al quale Baroni non è riuscito a rimediare

TORINO 6 – I granata si prendono la sufficienza forti di non aver mai rischiato nulla ma per lo più grazie agli attenuanti dei tanti infortuni, Zapata in primis. L’avvio di Vanoli ha illuso quantomeno di potersi mettere in scia al settimo-ottavo posto, nella realtà sempre lontanissimo. Niente sussulti particolari ma una squadra che nel complesso, finale vacanziero a parte, c’è sempre stata

VENEZIA 5,5 – I ko finali con Cagliari e Juventus hanno buttato nel cestino una rimonta che avrebbe fatto la storia recente del club. I lagunari sono stati per due terzi del torneo (l’altro terzo lo diamo al Lecce invernale di Giampaolo) la squadra che ha giocato meglio nella lotta salvezza. Bravo Di Francesco, meno una società che gli ha consegnato la rosa più scarsa tra quelle delle venti partecipanti, depredata per di più di Pohjanpalo a gennaio

EMPOLI 5 – In estate i toscani hanno visto indebolirsi ulteriormente un collettivo già al limite, con troppe responsabilità date quest’anno ai giovani Fazzini, Colombo ed Esposito. D’Aversa è partito con un avvio illusorio dei suoi, senza il quale sarebbe stata retrocessione a marzo. Qualche sussulto qua e là tra Coppa Italia e finale, prima del flop nell’ultima con il Verona che ha consegnato un esito tutto sommato giusto

MILAN 4,5 – I discreti cammini nelle coppe, in cui i rossoneri sono stati più o meno sempre in corsa, rendono meno pesante un passivo che poteva essere ancor peggio. Le roboanti campagne acquisti estive e soprattutto invernali lasciavano immaginare tutt’altro torneo, con l’obiettivo quarto posto mai in mano e risultati entusiasmanti praticamente solo dalle numerose stracittadine stagionali. Fonseca non ha lasciato nulla, Conceicao solo la Supercoppa ad una squadra a cui è mancata soprattutto l’anima più che i piedi

MONZA 3 – Il Sassuolo di quest’anno, delusione difficile da pronosticare per ingaggi e nomi. E quello dell’ex matricola ricca e terribile è un crollo che fa rumore se si pensa alle ambizioni europee delle due precedenti stagioni di A. Deludere ci sta, ma senza essere mai in corsa e con così pochi contenuti tecnici rende l’idea di come i progetti basati più sui denari che sulle idee possano avere vita davvero breve

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