Analisi, il pensiero per Graziano e la comunicazione: il bilancio di Corvino

Il responsabile dell'area tecnica ha tracciato il bilancio di fine stagione del Lecce nella conferenza stampa di sabato 7 giugno

Pantaleo Corvino ha introdotto così l’incontro con la stampa celebrando la terza salvezza di fila: “Devo dire che è stata, come è giusto dire per un campionato competitivo come la Serie A, una stagione in cui abbiamo lottato per obiettivi che sappiamo ci tocca inseguire. Se siamo fortunati riusciamo a farcela. Ogni anno ci prefiggiamo l’obiettivo della salvezza: è come andare sulle montagne russe, è come una sala travaglio. Se poi hai anche la fortuna di essere lucido, capace, di avere una squadra forte, una squadra che non perde mai la testa, una rosa fortificata, temprata, raggiungi l’obiettivo finale. Se non hai tutto questo l’obiettivo finale, vista la grande concorrenza che affrontiamo a inizio stagione con gli stessi obiettivi, sappiamo che siamo noi convinti di partire dietro a tutti. Di partire su una corsa di 200 metri con diversi metri indietro. Se alla fine siamo qui a raccontare una salvezza storica sui 117 anni di storia di calcio a Lecce…possiamo dire di aver fatto veramente una cosa importante. Tutto ciò che rimane nella storia è importante”.

Non può mancare subito il pensiero al compianto Graziano Fiorita. Corvino ricorda il fisioterapista e paragona quei momenti all’improvvisa morte di Davide Astori, vissuta da direttore sportivo della Fiorentina: “E’ logico che quando si è in una stagione così travagliata speri che sia solo quello. Ho parlato di ‘sala travaglio’, dove tutto nasce e tutto partorisce. Purtroppo quest’anno siamo passati dalla perdita scioccante di Graziano Fiorita per la famiglia Lecce e per il mondo sportivo. E’ stato traumatico, una perdita veramente che ha lasciato il segno a tutti. Noi non mancheremo mai di commemorarlo, noi riconosciamo a chi lavora nell’ombra. Siamo conosciuti per i successi e gli insuccessi che facciamo, a volte chi lavora dietro non è conosciuto da molti. Non dimenticheremo mai Graziano e le persone che abbiamo perso negli anni nella famiglia Lecce. Mi scuso se nel ricordare lui mi viene in mente cosa successe pochi anni fa nello stesso modo. L’ho vissuta diversamente. La morte di Astori, come quella di Graziano, mi ha scioccato. Questa è una premessa a quello che poi vorrei dire nel vivo del percorso della stagione che ci ha visti tutti noi impegnati”.

Il responsabile dell’area tecnica entra poi nel vivo dell’analisi del campionato: “Devo essere sempre sincero. Io penso che stiamo vivendo tutti una favola. Stiamo vivendo tutti un sogno. Continueremo a raccontare questa favola che stiamo vivendo e continueremo a sognare. Questo mi sento di dire, stiamo facendo una bella favola per come stiamo lavorando. E’ logico che quando raggiungi tutti i risultati che abbiamo raggiunto, che va dalla prima stagione dove eravamo 5 punti avanti e poi abbiamo perso la semifinale playoff, poi il campionato di B vinto e 4 anni di A…non possiamo mica dire che non ci sono stati risultati. Abbiamo vissuto 152 partite dove i nostri tifosi e tutti abbiamo raccontato di un Lecce quasi salvo, esclusa una partita in cui eravamo pari con l’Empoli. I risultati portano a guardare dove e come migliorarsi e non vivere di quello che si è fatto. Senza i miglioramenti rischi di far smettere la favola, ti devi sforzare, lotti con gli avversari che può essere saranno più forti di te. Siamo stati sempre Davide a lottare contro Golia e abbiamo vinto sempre per gli obiettivi che ci dovevamo prefiggerci”.

Anche l’area tecnica si allinea al desiderio di miglioramento dal punto di vista della comunicazione desiderato dal presidente: “Se noi facciamo degli errori di comunicazione, come detto da Sticchi Damiani, rischiamo di far finire il sogno per colpa nostra. Se siamo chiari e ci supportiamo e ci aiutiamo a vicenda tutto ti aiuta ad andare su quella strada senza rimproverarti nulla. Se facciamo errori sulla comunicazione allora vuol dire che alteriamo mediaticamente la nostra realtà e non diamo la giusta informazione ai nostri tifosi, è quello che ci preme. A volte diciamo male quello che vogliamo dire, questi intendimenti è giusto far tesoro di questo. Io penso che dare una giusta comunicazione è dire sempre quello che si è fatto e come si è fatto, e quello che si può andare a fare. Per una società e per un responsabile dove la società fa affidamento, stima”.

E il pensiero sul percorso: “Sono stato convinto da Sticchi Damiani a tornare a Lecce partendo da dove siamo partiti. Io non mi sono tirato indietro, non sto qui a ripetere quello che ho fatto con danni in mezzo per venire qui. Sapevo di trovare un Lecce non in salute sia a livello finanziario sia a livello tecnico. I direttori si giudicano per quello che fanno e come lo fanno. Da dove parti e dove arrivi. Siamo partiti con un club non in salute e ora siamo la società più in salute in Italia, che programmando è riuscita nella più difficile strada facendo tutto con quello che entra. Oggi nel dire che siamo la società più in salute sentiamo orgoglio. Sia con la prima squadra, sia con la Primavera. Eravamo in B e siamo In A. La Primavera farà il quinto anno di A ed è stata Campione d’Italia. Dire queste cose e farlo patrimonializzando, che è l’aspetto più importante. Abbiamo fatto calcio patrimonializzando, chi è venuto in prestito lo abbiamo fatto rischiando come alternativa in qualche ruolo se qualcuno su cui avevamo puntato ci ha deluso. La sana comunicazione è importante. Noi sbagliamo a volte nel dare dei messaggi che vengono fraintesi e in una comunicazione che non sa correggere il tiro“.

Anche Corvino si pronuncia sull’ormai arcinota ‘asticella‘. Nella Serie A 2025/2026 il Lecce dovrà ancora fronteggiare concorrenti con una maggiore capacità di spesa: “Quando abbiamo parlato dell’asticella non abbiamo parlato di lottare per la salvezza tranquilla a Natale o a marzo, abbiamo detto che l’asticella dovremo sforzarci noi ad essere più competitivi. Il motivo? La concorrenza di Como, Parma e Venezia era più competitiva. Abbiamo sbagliato noi e non siamo stati aiutati. Noi non volevamo dire di alzare l’asticella e raggiungere questi risultati. Noi sbagliamo a far passare il messaggio. Noi rimaniamo sempre quelli che lottano per non retrocedere e ci metteremo più impegno nella programmazione per sbagliare sempre meno. L’obiettivo è sbagliare sempre meno. Noi partiremo sempre per ultimi, questo è il messaggio che diamo. Non lo diciamo per noi, ma per le forze che hanno gli altri. Il Pisa ha messo 30 milioni di euro per il mercato, il Sassuolo ha una proprietà ricca, tra le cinque più ricche d’Italia come anche la Cremonese”.

Pantaleo Corvino continua sulla linea tracciata da Saverio Sticchi Damiani: Chi vuole sostenerci si abbona sempre per passione. Chi ha dubbi sulla programmazione non faccia l’abbonamento. Questo è il messaggio chiaro che ci sentiamo di trasmettere. L’asticella non doveva portarci a salvarci chissa quando o chissà verso quale posizione. Ogni anno è il più difficile, chi vuole può supportarci ma nessuno ci può rimproverare di aver promesso qualcosa. Siamo onesti e sinceri. Vorremmo essere un fondo o una società, facciamo tutti gli sforzi possibili e immaginabili. Per avere una società con questa programmazione. Si fa attraverso una patrimonializzazione e un club sostenibile senza debiti visto che incassi tv e incassi stadio non bastano. La società ha creduto in noi e dobbiamo fare il meglio per patrimonializzare. Finché un giocatore vuole rimanere non abbiamo problemi, se uno vuole andar via non possiamo non tenere conto che quella cessione ci serve a non fare il ‘rosso’ a fine stagione. Penso di trasferire il pensiero della società in maniera chiara. Se qualcuno ha da dire qualcosa su questa metodologia della sostenibilità si alzi e ci dica cosa fare. Non ci devono essere alterazioni mediatiche. Siamo chiari. Lo dico in maniera sobria”.

Il responsabile dell’area tecnica sciorina i risultati raggiunti gonfiando il petto: I numeri sono veramente importanti, a noi ci inorgogliscono. Questo che verrà è il mio 13°anno nel Lecce, con 483 presenze, solo di Serie A ho fatto 9 campionati, con 7 salvezze. Oggi sono 291 presenze in A, un record storico per chi è stato la storia nel Lecce, con le prossime 38 saranno molte di più. Sono numeri storici. Io ho avuto un maestro. Non sono di quelli che nascono adesso, gelosi di quello che fanno. Ho raggiunto 1250 partite tra i professionisti, 1700 con i dilettanti e 750 in A. Mi sento orgoglioso io se gli altri non me lo dicono. Esce fuori il mio orgoglio. E’ uscito stamattina o ieri sera tardi nel cercare qualche numero. Ho pensato al mio maestro, Mimmo Cataldo. Qui dentro va vista la storia del Lecce, c’è poca storia in questo stadio. Manca lui, lo ascoltavo in religioso silenzio. E’ stato 22 anni con il Lecce, ha disputato 5 campionati di A con 2 salvezze, è stata la prima A del Lecce. Chi è venuto a trovarmi in sede forse non si è accorto, ho una scrivania e un pilastro. Lì c’è un quadro in cui sono raffigurato con Mimmo Cataldo insieme a Firenze quando ero lì. L’ho tenuto a casa e poi l’ho portato in sede. E’ come se parlassi con lui quando parlo dei miei numeri. Voglio che sia dentro lo stadio, perché voglio la sua presenza nella storia del Lecce”

Alla squadra si chiede più compattezza nei momenti di difficoltà. Corvino prova a dire la sua: “Devo essere sincero, siamo talmente grandi e vaccinati e abbiamo dietro tanti anni di calcio. Faccio fatica a non pensare che tutto è migliorabile. Per arrivare a questi obiettivi abbiamo avuto questi gruppi, come faccio a non pensare che siamo stati dei gruppi straordinari nelle salvezze di questi anni. E poi, dobbiamo ragionare sempre con dei limiti che possono venire fuori. La società fa un grande sforzo nel tenere una squadra in A da 4 anni, tenere un settore giovanile e una Primavera che gioca alla pari degli altri finché sbagli meno degli altri, quando gli altri faranno di più non ce la faremo. Abbiamo una squadra femminile. Abbiamo le strutture e il centro sportivo. Tutte le risorse servono per questo. Il nostro scudetto è la salvezza e abbiamo sbagliato poco”.

Il direttore è poi invitato a spiegare i “dogmi” del suo lavoro quotidiano per il Lecce: “Ci vorrebbe del tempo per dibattere su certi argomenti. Il tifoso in quanto tifoso deve sentire il sentimento verso la propria squadra e come lo fa in campo, verso una società, quello che fa e come lo fa. Dopo di questo può decidere se venire allo stadio o meno. A volte è difficile ragionare con due e tre teste, difficile trovare comunanza. I tifosi sono migliaia ed è difficile far pensare tutti secondo una tua logica, sei il responsabile insieme agli altri di una programmazione tecnica di una società”.

E ancora: “Ci sono tante teste, ognuno pensa a un modello. Uno pensa a un giocatore, uno ad un altro. Se non c’è una linea che contraddistingue il management. Le linee sono figlie dei risultati, se raggiungi risultati la linea è buona, altrimenti devi cambiare. Tutte le strade portano a Roma, lo dico sempre, e sono tutte giustificate. Ogni persona si distingue per i risultati. Io ho scelto una direzione e sono arrivato a un punto. Ho seguito una strada che mi ha portato dalla Terza Categorie alla Champions League lavorando per 50 anni di seguito. Perché devo cambiare la mia strada? Se un giorno capirò di dover cambiare lo farò e lo farò con le persone che mi stanno vicino. Se mi trovo persone che vogliono cambiare e vedo situazioni sconvolte cerco di portare alla direzione verso i risultati, altrimenti non sarei un responsabile. Ognuno vuol giocare in un modo, tutte le strade portano a Roma, non possiamo essere d’accordo tutti. Il tifoso viene allo stadio perché si fida della società”.

Tutte le dichiarazioni di Pantaleo Corvino e Stefano Trinchera

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