Manovre e ripartenze le armi migliori avute dal Lecce. Ma troppi gol presi di testa e a difesa schierata

Efficacia anche distribuita nelle altre modalità, malissimo sui cross altrui. Le statistiche delle 85 reti, tra fatte e subite, del campionato giallorosso

Poco più di due settimane fa si concludeva, con lo storico successo sul campo della Lazio, l’emozionante stagione del Lecce. I tifosi hanno vissuto un’altalena di emozioni nel faticoso cammino dell’undici di Gotti prima e Giampaolo poi, caratterizzato da momenti di fiducia alternati a polveri bagnate e alla compattezza di una squadra che, dopo avvio affannoso, buon inverno e flessione primaverile, ha piazzato lo scattino decisivo nella fase finale. Alla fine sono stati 85 i gol nella stagione giallorossa tra fatti (27) e subiti (58): noi li abbiamo analizzati uno per uno, e ne è venuta fuori un’interessante analisi statistica.

DESTRO, SINISTRO E TESTA. Nella “lotta” tra piedi, a vincere è stato per distacco il più diffuso destro. Dato statisticamente prevedibile, dovuto alla penuria di mancini (solo Dorgu prima e N’Dri poi) nel reparto avanzato.  Alla fine si sono contate 16 marcature avvenute con il destro e 6 con il piede opposto. Solo cinque, invece, i centri giunti con il fondamentale del colpo di testa. Un dato certamente non esaltante acuito dal fatto che appena due centri sono giunti dai difensori centrali su palla alta. Il migliore sotto questo aspetto si è rivelato essere Baschirotto, con un centro in più rispetto a Krstovic, Dorgu e Pierotti.

RIGORI E PUNIZIONI. Basso l’apporto dei centri giunti dagli undici metri, anche alla luce di un numero di ingressi in area diminuito rispetto all’annata passata. Sono stati tre i rigori realizzati, uno da Karlsson e due da Krstovic che ne ha sbagliato un terzo. Mediocre lo score relativo ai calci da fermo in generale. Appena un centro è arrivato da calcio d’angolo gettato direttamente in mezzo, una volta si è andati a segno su punizione diretta e una attraverso punizione indiretta.

MANOVRE E RIPARTENZE ALLA PARI, SUPER DA FUORI. Nonostante una stagione non eccellente da parte dei terzini il lavoro sulle corsie esterne ha conferito un apporto discreto, seppur non entusiasmante. Complessivamente 4 (la metà rispetto al 2022/23, gli stessi della passata stagione) sono stati i gol messi a segno finalizzando un cross arrivato dalle fasce. Totale equilibrio poi tra le marcature giunte da azioni manovrate e ripartenze (5), segno che il Lecce si è saputo dividere equamente tra la capacità di costruire il gioco e quella di imbastire veloci contropiede, crescendo sotto entrambi i punti di vista con Giampaolo rispetto al passato. Zero apporto positivo dai tocchi risolutori in mischia o tap-in, mentre stavolta hanno floppato quasi totalmente i tiri da fuori: con 3 centri dalla distanza, frutto delle giocate estemporanee di Ramadani, Krstovic e Morente, i giallorossi sono stati tra i peggiori della categoria (ben 4 centri in meno rispetto a un anno fa). Solo due, poi, le reti propiziate da un’azione personale e tre quelle giunte da un lancio all’attivo, mentre non c’è stato mai un autogol a favore.

DIFESA COMPATTA SOLO NEL FINALE. La qualità difensiva è stata importante ma saltuaria, dopo l’arrivo di Giampaolo e nella volata finale, per la salvezza di un Lecce che nei restanti due terzi di campionato ha faticato tantissimo sotto questo aspetto. La fragilità dalla cintola in giù è difatti risultata abbastanza chiara dal fatto che diversi gol subiti siano arrivati a difesa schierata. In maggior numero si registrano le reti giunte in seguito ad a cross e su azione altrui manovrata (10 e 11). Malino anche nell’uscita sui tiri da fuori (5), mischie e azioni personali altrui (4 a testa). E’ andata meglio invece per quanto concerne il posizionamento sui lanci lunghi avversari, sui corner e sulle ripartenze.

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