Atalanta, Brescia, Genoa, Inter, Juventus, Lecce, Roma, Sampdoria, Spal e Udinese non prevedono forme di ristorno se non voucher, per l’acquisto di nuovi biglietti o merchandising.
Il sistema calcio è ripartito ma questo non significa che le casse dei club siano tornate a riempirsi, anzi. Il fatto che le partite siano da disputare a porte chiuse priva le società degli introiti della biglietteria e in alcuni casi le costringerà a rimborsare gli abbonati che non potranno recarsi allo stadio.
Ma uno studio proposto dal Corriere dello Sport disegna uno scenario di ulteriore incertezza: praticamente mezza Serie A, infatti, non prevede il rimborso delle quote degli abbonamenti. In totale si stimano 356.358 “tesserati”, mentre la quota della vendita libera a botteghino pesa mediamente per il 12% annuo sui bilanci dei club (circa 350 milioni di euro). Giocare a porte chiuse gli ultimi turni di campionato peserà sui bilanci societari per non meno di 90 milioni di euro. Ma la sfida più importante riguarda soprattutto la prossima stagione.
Quello che preoccupa i tifosi, per, è il fatto che il 50% delle squadre di A non prevede il rimborso dell’abbonamento o del tagliando d’ingresso per “cause di forza maggiore”. Nello specifico Atalanta, Brescia, Genoa, Inter, Juventus, Lecce, Roma, Sampdoria, Spal e Udinese non prevedono forme di ristorno per i supporter, fatta eccezione per dei voucher, utilizzabili per l’acquisto di nuovi biglietti, capi di merchandising o per vivere esperienze digitali. La realtà è che manca una linea comune adottata da tutte le squadre e questo potrebbe creare un ulteriore malcontento.
In ogni caso, ogniqualvolta si è parlato dell’ipotesi di rimborso abbonamento, da moltissimi tifosi del Lecce si è alzata una levata di scudi. Parte dei supporter hanno dichiarato di non volere il parziale rimborso come segno di solidarietà alla propria squadra.