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Dal trono di B da rivale del Lecce ai caos tecnici, Cellino e Balotelli. A Brescia è cambiato tutto

Un anno fa trionfava nel campionato cadetto precedendo i giallorossi in classifica, osannata per bel gioco ed entusiasmo della piazza. Data per favorita a salvarsi tra le neopromosse, oggi la probabile retrocessione sembra l’ultimo dei suoi problemi.

Nella Serie B 2018/19 il Lecce di Fabio Liverani sorprese tutti, facendo saltare il banco e mettendosi, da neopromossa, davanti a tutte le corazzate della categoria conquistando la strameritata promozione. Davanti a tutte, tranne a una: il Brescia.

Le Rondinelle riuscirono infatti a vincere un campionato che le vide quasi sempre in vetta, soprattutto in una seconda parte in cui gli addetti ai lavori le esaltarono. Giustamente, visto il ruolino di marcia ed l’altrettanto meritato salto di categoria. E andando anche oltre, vedendo nei biancazzurri i favoriti, rispetto a Lecce e Verona, per mantenere la A. Affiancando progetti che tra stadio, proprietà, allenatore, giovani, colpi di mercato ed entusiasmo ritrovato della piazza avrebbero tenuto il Brescia a lungo in alto.

Ad oggi, però, tutto sembra mutato. A partire dal progetto tecnico targato Eugenio Corini, il timoniere capace di riportare in alto la Leonessa d’Italia. Il suo gioco fatto di lotta e intensità aveva fatto le fortune bresciane tra i cadetti, ma aveva anche illuso in massima serie con un approccio tutt’altro che da dimenticare. Una mera illusione, però, perché al fianco dei risultati deludenti anche le prestazioni inizialmente colme d’orgoglio ed entusiasmo sono iniziate a calare. In linea proporzionalmente inversa all’insofferenza di Cellino, il quale ha optato per un Fabio Grosso a dir poco discusso.

L’ex Verona è stato un flop clamoroso, andando a collezionare il terzo esonero di fila dopo Bari e, appunto, i cugini scaligeri raccogliendo zero punti in tre partite. Fu Corini-bis, con inizio scoppiettante e illusorio fatto di 6 punti in 2 gare contro le macerie di quei Spal e Lecce nel peggior momento della loro stagione. E proprio in quel sorprendente 3-0 con i salentini arrivò l’ultimo successo, ad oggi, di un Brescia poi nuovamente crollato, e sprofondato all’ultimo posto nonostante il terzo avvicendamento, con l’arrivo dal suono del canto del cigno di Diego Lopez.

Come sempre quelle strade deludenti che, man mano, assumono sempre più i connotati del fallimento, sono il mix di numerosi fattori. Ma se ad oggi si chiedesse a qualunque appassionato, bresciano o neutro, di fare un nome ed un cognome, questo sarebbe Mario Balotelli. La sua accoglienza al ritorno a casa fu da star. Tifosi in festa, piazza entusiasta, giornalisti accalcati ovunque. E il Brescia a scavalcare un mezzo pomeriggio 4 o 5 squadre nell’elenco delle favorite alla permanenza in Serie A.

Il risultato è stato però sotto gli occhi di tutti: per SuperMario 19 presenze e appena 5 reti, valse per di più solo 4 punti. Nulla per un elemento della sua qualità, che in compenso ha sommato polemiche a non finire. Per le prestazioni sì, anche per il rosso con il Cagliari, ma soprattutto per le polemiche durante e post stop forzato. Prima l’insistenza a non giocare, poi i finti certificati ed infine l’esclusione dalla rosa. Ora la rescissione sarebbe ad un passo (è al vaglio del collegio arbitrale). L’ennesimo flop della carriera di uno dei più grandi incompiuti di sempre.

Come se non bastasse, sempre nelle ultime settimane si sono intensificate le voci circa un’eventuale cessione del club da parte di Massimo Cellino. Il presidente ex Cagliari che ha rilanciato le quotazioni dei lombardi non avrebbe visto realizzarsi, né avviarsi, alcuni dei progetti inerenti la sua società, ed avrebbe già messo gli occhi su altri lidi. In Inghilterra sono certi: per Cellino l’obiettivo è il Charlton.

Al Brescia e ai suoi tifosi non resta dunque che aggrapparsi agli unici barlumi di speranza in un contesto tutt’altro che semplice. Uno, il più radioso, è rappresentato da Sandro Tonali, il regista di lotta e governo che piace a Inter, Juventus ma anche al PSG. Il giovane biancazzurro è tra le pochissime certezze. Di certo c’è anche le 12 (forse) giornate a disposizione per giocarsi le disperate carte per una salvezza ad oggi difficilissima, visto il -9 da Lecce e Genoa. L’ennesima strada in salita di una stagione che sembrava dover essere di tutt’altra caratura.

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