Oltre alle costanti di mentalità di gioco, corsa e maggiore attenzione, mister Liverani ha individuato i fattori che potrebbero essere fondamentali per le speranze salvezza del suo Lecce.
Due gare di fila a punti, non accadeva da metà febbraio. Continua a muovere la classifica il Lecce, che dà, almeno in parte, continuità alla vittoria sulla Lazio andando a pareggiare su un campo certo non facile come quello di Cagliari. E’ inutile nascondere che tra i giallorossi l’amarezza c’è, eccome, per non aver concretizzato le tantissime palle gol create, dando via libera al sorpasso del Genoa in classifica. Nonostante ciò, tuttavia, la partita di ieri può dare importante spinta per il futuro, quasi come fosse arrivata una vittoria.
Sì, perché un rapporto tanto positivo tra mole di gioco creata ed occasioni subite non lo si registrava dal 4-0 sul Torino, match che ha segnato la riscossa di una squadra in piena crisi. I giallorossi hanno giocato meglio e sofferto meno rispetto alla Lazio. Cagliari di caratura inferiore ai biancocelesti ed appagato dalla salvezza raggiunta, si dirà. Ma si direbbe una verità a metà, perché i rossoblu hanno le motivazioni importanti di chi deve guadagnarsi ancora la riconferma, mister Zenga in primis, e non si sono mai tirati indietro, correndo dal primo all’ultimo minuto come avevano fatto nelle precedenti positivissime uscite.
Trovando però di fronte un Lecce che ha ritrovato il suo gioco, ha ritrovato attenzione (è appena la terza gara da clean sheet) ed è in condizione crescente. Ma, per sopperire al gap tecnico che restava tra i giallorossi e Joao Pedro e compagni, è stato necessario metterci quella carica in più che ha consentito agli ospiti di giocare ben meglio degli avversari.
Il punto è questo: da qui alla fine del campionato il Lecce deve metterci quella carica in più che possa consentirgli di partire alla pari con tutti, se non addirittura in vantaggio. E può farlo rintracciando nell’orgoglio di rappresentare una tifoseria che si è dimostrata come l’ottava quest’anno per seguito allo stadio e, ora ancor più, nelle motivazioni. Liverani e i suoi si stanno giocando la salvezza, da sempre come uno scudetto per il Lecce.
Lo sanno bene, e se da una parte affiorano pressione e tensioni, dall’altra ecco una spinta che è fiduciosa e fondamentale benzina per il futuro. Tolti gli scontri diretti con Fiorentina (che è comunque con un piede già salva) e Genoa, ecco poi Brescia, Bologna, Udinese e Parma. Un poker di sfide con squadre che, verosimilmente, non avranno obiettivi di classifica.
Probabilmente il campionato del Lecce si giocherà su questo piano. Cercare, cioè, di travolgere gli avversari sul piano degli stimoli, delle motivazioni, della voglia di fare punti pesanti. Una voglia di impresa che può essere determinante anche con viola e rossoblu, due squadre non costruite per l’obiettivo salvezza e che potrebbero incorrere in qualche deficit caratteriale. Dai Lecce, è il momento di far vedere a tutti quanto vuoi, e quanto meriti, la Serie A.
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La prova di Cagliari dà fiducia per il futuro. Carica, orgoglio e motivazioni devono fare la differenza
Oltre alle costanti di mentalità di gioco, corsa e maggiore attenzione, mister Liverani ha individuato i fattori che potrebbero essere fondamentali per le speranze salvezza del suo Lecce.
Due gare di fila a punti, non accadeva da metà febbraio. Continua a muovere la classifica il Lecce, che dà, almeno in parte, continuità alla vittoria sulla Lazio andando a pareggiare su un campo certo non facile come quello di Cagliari. E’ inutile nascondere che tra i giallorossi l’amarezza c’è, eccome, per non aver concretizzato le tantissime palle gol create, dando via libera al sorpasso del Genoa in classifica. Nonostante ciò, tuttavia, la partita di ieri può dare importante spinta per il futuro, quasi come fosse arrivata una vittoria.
Sì, perché un rapporto tanto positivo tra mole di gioco creata ed occasioni subite non lo si registrava dal 4-0 sul Torino, match che ha segnato la riscossa di una squadra in piena crisi. I giallorossi hanno giocato meglio e sofferto meno rispetto alla Lazio. Cagliari di caratura inferiore ai biancocelesti ed appagato dalla salvezza raggiunta, si dirà. Ma si direbbe una verità a metà, perché i rossoblu hanno le motivazioni importanti di chi deve guadagnarsi ancora la riconferma, mister Zenga in primis, e non si sono mai tirati indietro, correndo dal primo all’ultimo minuto come avevano fatto nelle precedenti positivissime uscite.
Trovando però di fronte un Lecce che ha ritrovato il suo gioco, ha ritrovato attenzione (è appena la terza gara da clean sheet) ed è in condizione crescente. Ma, per sopperire al gap tecnico che restava tra i giallorossi e Joao Pedro e compagni, è stato necessario metterci quella carica in più che ha consentito agli ospiti di giocare ben meglio degli avversari.
Il punto è questo: da qui alla fine del campionato il Lecce deve metterci quella carica in più che possa consentirgli di partire alla pari con tutti, se non addirittura in vantaggio. E può farlo rintracciando nell’orgoglio di rappresentare una tifoseria che si è dimostrata come l’ottava quest’anno per seguito allo stadio e, ora ancor più, nelle motivazioni. Liverani e i suoi si stanno giocando la salvezza, da sempre come uno scudetto per il Lecce.
Lo sanno bene, e se da una parte affiorano pressione e tensioni, dall’altra ecco una spinta che è fiduciosa e fondamentale benzina per il futuro. Tolti gli scontri diretti con Fiorentina (che è comunque con un piede già salva) e Genoa, ecco poi Brescia, Bologna, Udinese e Parma. Un poker di sfide con squadre che, verosimilmente, non avranno obiettivi di classifica.
Probabilmente il campionato del Lecce si giocherà su questo piano. Cercare, cioè, di travolgere gli avversari sul piano degli stimoli, delle motivazioni, della voglia di fare punti pesanti. Una voglia di impresa che può essere determinante anche con viola e rossoblu, due squadre non costruite per l’obiettivo salvezza e che potrebbero incorrere in qualche deficit caratteriale. Dai Lecce, è il momento di far vedere a tutti quanto vuoi, e quanto meriti, la Serie A.
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