I giallorossi hanno bisogno di svoltare in termini di prestazioni e risultati, e non solo perché c’è da risalire la classifica.

No, Lecce-Brescia non sarà una semplice gara da tre punti. Ha ragione mister Corini nel dire che decisive sono solo le gare con un titolo in palio, le finali, i match dell’ultima o delle ultime giornate. Questo periodo difficile che i giallorossi stanno affrontando si porta però dietro qualcosa che va oltre la semplice lotta per una vittoria. C’è un sottotesto importante che amplifica la necessità che ha questa squadra di reagire, di dare una sterzata al proprio campionato. Non si tratta, dunque, di alimentare le speranze-promozione e basta. C’è molto di più.

Si può anche non andare in Serie A, non sarebbe un fallimento perché la società è stata chiara subito: non è questo l’anno in cui il Lecce deve vincere per forza (come devono farlo, ad esempio e per ragioni diverse, Empoli e Monza). L’obiettivo è infatti è dare forma e sostanza ad un progetto che vede protagonisti Corvino e Corini. Un progetto che in questi mesi sta costruendo e deve consolidare le proprie basi.

Le basi, appunto. Se da un lato queste non sono strettamente legate ai risultati come invece lo sarebbero progetti a brevissimo termine (e spesso campati in aria, non lungimiranti), dall’altro non sono certo isolabili dal contesto di un cammino stagionale. Il Lecce deve reagire per non comprometterle già in partenza, per non rischiare che l’essenza stessa del programma triennale possa sfumare.

Come possono crescere dei giovani che vivono un contesto in cui ci si accontenta, ci si mostri poco stimolati, ci si quasi crogioli in una situazione deludente dal punto di prestazioni e risultati? Viene da sé che sta soprattutto ai più grandi (il cui atteggiamento recente non è da buon esempio) trascinare il gruppo verso nuovi obiettivi, che traggono spinta da una reazione vitale, più che necessaria. Le nuove leve hanno bisogno di tutt’altro spirito per ambientarsi ed esprimersi al meglio. Non si può assolutamente vedere una squadra abituata a giocare sotto standard, se non addirittura arrendevole alla maggiore aggressività dell’avversario di turno.

I giovani, ma anche l’ambiente. Lecce è una piazza che vive di pressioni positive, di passione e di entusiasmi. Una piazza che ha superato a testa alta ogni delusione sportiva, ripartendo sempre alla grande. A patto, ovviamente, di vedere una società volenterosa (c’è), un tecnico voglioso di lavorare (c’è) e dei professionisti pronti a dare tutto sul campo (ci sono, ma devono dimostrarlo meglio). Dietro la scrivania, in panca, in campo e davanti alle tv, il fuoco del Lecce non può spegnersi. Questa sarebbe la sconfitta più grande, peggiore di ogni mancata promozione. Ecco perché c’è bisogno di grinta, di cattiveria agonistica e di sudore per onorare la maglia.