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QdP – Prandelli: “Nel dopo Covid bisognerà riportare l’uomo al centro, così il calcio potrà recuperare il suo ruolo più vero”

L’ex allenatore giallorosso ha parlato a Il Quotidiano di Puglia (intervista di Antonio Imperiale) dell’emergenza sanitaria e dell’impatto che sta avendo e che avrà sul mondo dello sport e del calcio.

ARIA DI RIPRESA. «Tira ormai aria di ripresa. C’è tanta voglia di ricominciare. Io ho la sensazione che si voglia fare in fretta. Speriamo che non si sbaglino i tempi. Il calcio va di pari passo con la vita di tutti i giorni. Cambierebbe poco se si aspettasse ancora un po’ per capire meglio dove va il virus».

MALEDETTO VIRUS. «Si è portato via uno dei miei amici più cari, tanti altri hanno sofferto negli ospedali e per fortuna ce l’hanno fatta. É tutto assurdamente terribile. La casa di Orzinovi è più grande. Un mese fa è nato Edoardo, l’ultimo dei suoi tre figli, dopo Ermanno e Francesca. Li vedo ogni giorno al telefono, la gioia dei nipotini aiuta a vivere questi giorni, regala la fiducia nel domani».

UNA RIPARTENZA GIUSTA. «È tutto un insieme di interrogativi. Mi pare tutto maledettamente complicato. Penso alle indagini mediche sanitarie che non riguardano solo i calciatori, ma medici, fisioterapisti, accompagnatori, tutti coloro che ruotano intorno, penso al bisogno di tanti tamponi, penso al fatto che solo una decina di squadre dispone di un proprio centro sportivo, penso a che cosa può accadere se si accende un altro caso e se, una volta partiti, qualcuno si scopre positivo, sarebbe come tornare al punto di partenza, tutto si farebbe più difficile. Gli scienziati predicano attenzione, non possiamo caricare di apprensione le giornate del pallone, allenarsi, andare in campo con la paura addosso, il calcio è gioia, è liberazione. Le porte chiuse mettono una grande tristezza. Sì, forse è meglio essere un po’ più sicuri. Ripartire è giusto, ma bisogna essere più certi dei tempi. E ragionare senza pensare ai propri tornaconti, ci vuole una linea comune, condivisa. Le sentenze che contano non possono che essere quelle del campo, che rispettano i valori di una stagione che comunque risentirà della lunga pausa. Ogni squadra magari avrà una sua ripresa».

RIPORTARE L’UOMO AL CENTRO. «II Paese ha subito uno tsumani, un dramma enorme. Ci riprenderemo tutti, e dovremo resettare il tempo, le priorità vere, la natura ci ha fatto capire molte cose. Dovremo rispettarla molto di più di quanto abbiamo fatto sino ad oggi. Dobbiamo batterci per i mari e cieli puliti. Dovremo rilanciare sino in fondo la ricerca, gli ospedali, le scuole. Dobbiamo rivedere anche l’idea, la logica stessa dello sport. Il calcio andava troppo veloce, come la vita. È importante, fa parte del nostro vivere quotidiano, ma è diventato quasi un frullatore, chi ci entra viene fagocitato da questo meccanismo. È un calcio che ha smarrito il senso della dimensione umana. Nel dopo Covid bisognerà riportare l’uomo al centro. Ed il calcio potrà recuperare il suo ruolo più vero».

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