I medici sportivi di 17 club su 20 della serie A hanno mandato una lettera di venti pagine alla commissione tecnico-scientifica della Figc guidata dal professor Paolo Zeppilli

Le società che hanno firmato la missiva sono Atalanta, Bologna, Cagliari, Brescia, Fiorentina (oltre due pagine), Inter, Lecce, Milan, Napoli, Parma, Roma, Sampdoria, Sassuolo, Spal, Torino, Udinese e Verona. Mancano Juventus, Lazio e Genoa. Sono tantissime le richieste di chiarimenti e di contestazioni al protocollo da parte dei club.

Vi è soprattutto forte preoccupazione per le eventuali conseguenze legali in caso salti fuori durante gli allenamenti un giocatore positivo. Si fa notare anche che la situazione soprattutto al Nord è ancora molto critica. La prima contestazione riguarda gli accorgimenti da prendere nell’evenienza di nuovo contagio da parte di un calciatore: “Nel caso in cui un membro del gruppo squadra risultasse positivo non è chiaro se le attività di squadra possono riprendere regolarmente per gli atleti che risultassero negativi agli accertamenti previsti”.

Ma ci sono altri nodi da sciogliere. Ci sono problemi per la ripresa degli allenamenti dopo uno stop così lungo, difficoltà nel rispettare il distanziamento (“difficile, se non impossibile”), difficoltà con la sanificazione dei locali del ritiro, compresi i ristoranti. Secondo i medici, quindi, il protocollo non è ancora applicabile a causa delle troppe lacune. La vicinanza del 4 maggio, poi, aumenta i dubbi per la ripresa degli allenamenti, che cominceranno individualmente.

Il pool di squadre, a conclusione della lettera, chiede un’ulteriore riunione chiarificatrice per poi arrivare alla tanto agognata ripresa degli allenamenti. Un approfondimento di Repubblica prova a sintetizzare i punti di vista delle compagini firmatarie della missiva.

La Sampdoria scrive. “No deciso alla ripresa il 4 maggio”.

La Roma si chiede: “Come gestiamo la positività di un giocatore alla vigilia di una partita? Partita rinviata, di quanto? Il ririto permantente è legalmente possibile?”.

Il Parma si chiede: “Abbiamo qualcuno over 65 (non giocatori, ovviamente, ndr…), che dobbiamo fare?”.

Il Napoli vuole chiarire “bene l’aspetto medico-legale delle responsabilità”.

La stessa domanda si fa il Milan che ha perplessità anche sul “ritiro chiuso” (“una volta ci fosse un positivo, possibilità di contagiare tutti come in Rsa, la data del 4 maggio è troppo precoce”).

Il Lecce ha sottolineato una criticità che caratterizza l’intera nazione, a partire dagli ospedali. Lo staff capeggiato da Peppino Palaia ha notato la difficoltà nel reperire i tamponi. Il fatto, come anticipa, complica la vita quotidiana di tutti i cittadini, a partire da chi soffre nei nosocomi salentini. Il club si è già distinto su questo fattore donando un quantitativo di tamponi agli ospedali di Lecce e Galatina acquistandoli in autonomia per permettere il lavoro quotidiano ai medici. 

E’ sullo stesso punto di vista il Bologna: “il punto cardine è il reperimento dei tamponi, non pensiamo quindi ad una data di ripresa della attività prima di 15 giorni”.

Il Brescia di Cellino, da tempo oppositore a ogni ripresa, ritiene le misure insufficienti: “Riteniamo il protocollo non sufficiente a tutelare la salute di staff e giocatori…”.

La Fiorentina tra l’altro è preoccupata per eventuali problemi di natura assicurativa e fa notare come sarà estremamente complicato quando si dovranno giocare le partite (“spostamenti, trasferte, hotel, eccetera”) anche se questo è un passo successivo.

Il Cagliari fa notare, tra le varie rimostranze, che “i magazzinieri non sono di competenza del medico sociale”.

Il Sassuolo ritiene che il “ritiro permanente sia ingiustificato”.

Per la Spal “il distanziamento sociale appare difficile se non impossibile”.

Molte le richieste, e i dubbi, dei sanitari dell’Inter, impegnata anche in Europa.