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STORIE – La suggestione Hugo Sanchez al Lecce nell’estate del 1985. E Socrates…

Un articolo pubblicato sul gruppo Facebook “Lecce La Storia” ha rimesso alla luce un retroscena del primo mercato di Serie A del Lecce. Ad inizio campagna, prima dell’arrivo dei poi leggendari Beto Barbas e Pedro Pablo Pasculli, si sognava (forse troppo) in grande…

Un ritaglio di giornale per riportare alla mente momenti indimenticabili del primo salto in A del Lecce. Nell’estate del 1985, si legge sulla Gazzetta dello Sport dell’epoca, il Lecce, neopromosso insieme a Pisa e Bari, infiammava gli entusiasmi di una piazza già rovente per il primo storico salto nella massima serie. E come si fanno sognare le città in estate, se non con il calciomercato? I giallorossi di Franco Iurlano si affacciarono per la prima volta sul campionato (davvero) più affascinante del mondo.

“Lecce e Bari hanno preparato un’autentica luminaria per rallegrare i tifosi e festeggiare la promozione. Nomi di primissimo piano, stelle di fulgore abbagliante“. L’annuncio dei nomi sembra quasi fantacalcio, ma quell’estate, in quel campionato così simile a un’università, tutto era possibile. Parliamo di Hugo Sanchez, per molti il calciatore più rappresentativo di tutti i tempi in Messico.

E poi Sócrates Brasileiro Sampaio de Souza Vieira de Oliveira, meglio noto come Sócrates, un’icona non solo del pallone di cuoio ma anche un’icona socio-politica. Alle spalle c’era quell’incredibile esperimento della Democracia Corinthiana, quell’utopia brasiliana di inizio anni Ottanta – tempi di dittatura – riassumibile in un’iconica frase: “Vincere o perdere, ma sempre in democrazia”. E allora tutto ai voti, con buona pace dell’allenatore Casagrande, di fatto esautorato dei suoi poteri. Ci sarebbe tanto di più da raccontare, ma qui vogliamo concentrarci sui crocevia dell’avventura europea di Socrates,

Ma torniamo a noi. Secondo quanto si scriveva all’epoca, “il Lecce si è offerto di tesserare subito Hugo Sanchez e di tenerlo ‘in caldo’ per l’Inter, addossandosi una parte degli oneri necessari per l’acquisto del giocatore. La società milanese ha ritenuto l’offerta molto positiva per se stessa e per il Lecce”. I giallorossi avrebbero potuto beneficiare del leggendario attaccante messicano per due anni, in quanto l’Inter avrebbe potuto acquistare l’ariete dopo il mondiale di Messico 1986.

Non si trattava di un affare da poco. Hugo Sanchez, all’epoca 27enne, era reduce da una stagione esaltante: secondo posto con l’Atletico Madrid e titolo di Pichichi, capocannoniere, della Liga.

Come ben sappiamo, l’idea rimase un sogno di mezza estate e un approfondimento, come tanti, di mercato. Hugo Sanchez nell’estate del 1985 passò dall’altra sponda del Manzanarre. Il Real Madrid si assicurò le sue prestazioni e, in camiseta blanca, Hugo vinse cinque campionati consecutivi totalizzando 164 gol in 207 presenze. Gli incroci della vita.

Più fumoso, stando sempre al racconto della Gazzetta, è l’incrocio con al centro Socrates. Il brasiliano, dopo un’annata così così alla Fiorentina, con tanto di accuse di lentezza di gioco, poteva essere oggetto di un prestito al Lecce. All’epoca, il limite dei due stranieri per squadre, imponeva queste manovre per poi aprire la via al tesseramento di obiettivi di mercato. In quell’estate, alla fine, Socrates tornò in Brasile, al Flamengo.

In verità, non c’erano solo Hugo Sanchez e Socrates. Stando al pezzo, fu proposto all’allora d.s. Cataldo anche il tedesco Rudolf Bommer, all’epoca punto di forza dello Uerdingen che militava in Bundesliga e nel giro della Nazionale della Germania Ovest l’anno prima.

Sogni, suggestioni, forse utopie. Qualcuno, rileggendo oggi la storia, ha già commentato “sembra uno scenario da allenatore del pallone”, citando la celebre scena in cui il tecnico della Longobarda Oronzo Canà, interpretato da Lino Banfi, affrontava le insidie del calciomercato in compagnia del presidente inseguendo vanamente calciatori di grido.

Ad oggi, però, siamo orgogliosi nella stessa maniera, anzi, di più. Quell’estate ci consegno due dei più grandi miti della storia giallorossa: Beto Barbas e Pedro Pablo Pasculli, prima icona in campo e poi leccese d’adozione. Siamo contenti così. 

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