In qualità di doppio ex, Stefano Rossini, parla a La Gazzetta del Mezzogiorno (intervista di Antonio Calò) della sfida in programma sabato pomeriggio tra Lecce e Reggiana.
UNA BELLA GARA. «Quella tra Lecce e Reggiana sarà probabilmente una gara divertente, nella quale ciascuna delle due squadre, abituate a giocare un calcio propositivo, tenteranno di superarsi a vicenda, con accortezza, ma anche senza tatticismi. Entrambe hanno una identità. La formazione emiliana se la porta dietro dalla passata annata, nella quale era già guidata da Alvini, mentre la squadra salentina ha dimostrato nelle ultime uscite di avere assimilato il credo di Corini, che ha preso il posto di Liverani. Gli obiettivi dei due club, però, sono notevolmente differenti perché quello giallorosso è destinato a lottare per la promozione, pur con una nutrita schiera di avversarie, tutte bene attrezzate, mentre quello granata dovrà sgomitare per mantenere la categoria, nella quale è approdato bruciando le tappe».
PROBLEMI COVID PER TUTTE E DUE. «Azzardare delle ipotesi in un torneo come quello in corso, condizionato enormemente dalle problematiche legate al Covid-19, è complicatissimo. In questa stagione, per allenatori e calciatori ci sono variabili spesso difficili anche solo da immaginare. La Reggiana ha pagato un tributo pesantissimo in termini di contagi, tanto da non essersi presentata a disputare la partita esterna con la Salernitana. Anche il Lecce ha avuto dei positivi ed è sceso in campo a Cosenza dopo incredibili vicissitudini notturne per eseguire i tamponi. Per fortuna, quando si gioca, si lascia da parte tutto il resto».
LECCE DI OGGI. «Una retrocessione lascia sempre il segno. Sul piano delle aspettative deluse degli atleti, ma anche su quello della necessità di adattarsi alla nuova serie di appartenenza. C’è uno scotto da pagare. Quindi non è affatto strano che il Lecce abbia avuto bisogno di carburare. D’altro canto, oltre a dovere assorbire la botta del declassamento dalla A alla B, i giallorossi hanno anche dovuto trovare un assetto, dopo avere cambiato parecchio. Ora, per loro, sarebbe importante dare continuità agli ultimi risultati ottenuti».
RICORDI GIALLOROSSI. «Nel Salento mi ha voluto Prandelli, che mi aveva conosciuto quando militavo nell’Atalanta e lui dirigeva la Primavera. Purtroppo retrocedemmo, ma si capiva che la società si stava strutturando molto bene e che era destinata a diventare solida, come è tornata ad essere da qualche anno, il che è fondamentale per fare bene».