Nel settembre del 1999, un calciatore si presentò nella sede di via Templari, allora casa del Lecce. Nessuno però attendeva una punta dalla Repubblica Democratica del Congo.
Buongiorno, sono Michel Wangu e arrivo per giocare nel Lecce. “Ci sarà sicuramente stato un disguido”. Sarà andata sicuramente così la (cortissima) militanza leccese dell’oggi 45enne, all’epoca giunto in Italia dal Valence, squadra di categorie minori francesi dopo esperienze giovanili nelle squadre B di Lione e Saint-Étienne. Dove fu il problema? Transfer? Errori logistici? No, molto più grottesco. In un’era senza internet, Waingu aveva semplicemente sbagliato città. Ebbene sì, il calciatore era destinato al Lecco, ma, per una scarsa conoscenza di lingua e geografia italiana, la destinazione del viaggio fu Lecce.
L’accadimento finì su tutti i giornali e a Lecco, dove alla fine non fu neanche più atteso a seguito della figura colossale, solo il procuratore del ragazzo, Viglione, riuscì a convincere i vertici societari blucelesti. “Spero che sfondi e che impari un po’ la geografia”, dichiarò l’agente. Un amico francese giunse a Lecce e, con tappa a Napoli, accompagnò Waingu a Lecco. Sulle rive del lago, l’arrivo fu celebrato, non certo però per le attese sportive che l’attaccante portava in dote. Il rendimento sul campo, anzi, fu deludente: 9 presenze e 0 reti coi lombardi. Al Moncalieri, dopo sei mesi di prestito in Belgio seguiti al flop lecchese, la continuità gli regalò 5 reti e un certo rapporto con la tifoseria. A qualche chilometro da Lecce, alla fine, Wangu militerà. La carriera, chiusa nel 2004, conobbe anche le tappe di Fasano e Matera. In Italia, però, il suo nome resterà per sempre collegato al “calciatore che confuse Lecce con Lecco”.
