Abbiamo salutato un anno fatto da alti e bassi per i colori giallorossi, passati da una promozione che sembrava quasi fatta all’incubo playoff. E, ora, un nuovo corso tecnico.

L’anno solare che il Lecce si è messo alle spalle è stato costellato da vittorie ma anche da cocenti sconfitte, su tutte quelle arrivate nel finale della scorsa stagione tra ultime giornate e playoff. Per questo, sportivamente parlando e lasciandoci alle spalle la pandemia ancora in corso, il 2020 non può essere ricordato certo come un anno squisitamente positivo per i salentini. Tra emozioni vissute, talenti scoperti e basi consolidate non tutto è da buttare, anzi. Ripercorriamo insieme le fasi salienti degli ultimi 12 mesi.

Gennaio 2021, tutto iniziò da lì. Per un Lecce come quello di Eugenio Corini, che studiava da grande ma che aveva ancora bisogno di conoscersi davvero, è stato un mese di transizione ed incertezza per più motivi. I risultati erano altalenanti, le certezze che alcuni big sembravano rappresentare in B iniziavano a venire meno per diversi motivi (Falco, Tachtsidis e Calderoni su tutti) e al contempo nuovi prospetti iniziavano a farsi spazio.

E’ stato il mese in cui si sono fatti conoscere Rodriguez (ancor più) e poi Gallo, Bjorkengren e soprattutto Hjulmand. Quest’ultimo vero colpo di un mercato invernale importante per aver dato a Corini anche l’esperta efficacia di Christian Maggio, oltre ai meno incisivi Pisacane, Yalcin e Nikolov. Poi ecco febbraio, il mese della svolta in cui Corini plasma un nuovo Lecce che, con l’arrivo della primavera, sembrerà a dir poco inarrestabile facendo tremare tutti.

I salentini risaliranno posizioni su posizioni, segneranno a raffica e faranno sognare i tifosi. L’acme si raggiunge nel periodo pasquale quando i successi su Salernitana e Pisa proiettano l’undici giallorosso al secondo posto a +4 sul terzo: a sei gare dal termine la A è davvero vicina. Il ko con la SPAL fa tremare il castello, il successo di Vicenza ridà linfa. Poi lo stop per il Covid ed il crollo verticale: 1 punto tra Cittadella, Monza, Reggina ed Empoli, quarto posto finale ed un arrivo ai playoff con energie al lumicino. Eppure c’era ancora speranza, volata via come il pallone del 2-1 che Mancosu, proprio il capitano che ha sconfitto un tumore pochi mesi prima tra le esultanze, ancora più importanti di una promozione, di tutta Lecce, di tutta Italia. Stavolta sono lacrime meno “importanti”, ma la delusione sportiva è tangibile e porta ad un terremoto tecnico.

Corvino esonera Corini nelle ore successive e, dopo attente valutazioni, elegge a successore Marco Baroni che con il Lecce una A l’aveva già conquistata da calciatore. Il tecnico è chiamato a dare alla squadra un nuovo gioco, ma soprattutto una solidità smarrita da tempo dalle parti del Via del Mare. E l’inizio, tra l’addio di Mancosu ed il difficile avvio di B, non è dei più semplici. Eppure i mesi successivi dicono che il tecnico di Firenze sta facendo bene eccome, alla guida di una squadra che si è presto avvicinata alla zona promozione diretta ed ancora lì è, grazie a basi consolidate dalle chiare e forti idee societarie. Più forti dell’ostica Serie B? Questo ce lo diranno solo Baroni, i suoi ragazzi ed il 2022.

(TO BE CONTINUED)