Giovane, voglioso di stupire e consapevole di dover dare più del 100% per potersi esprimere alla pari dei rivali. Così lo spagnolo è già diventato insostituibile.

Tutti avevamo ammirato le qualità superiori alla media di Joan Gonzalez nello scorso campionato di Primavera 1, in pochi avremmo pensato che sarebbe diventato una delle migliori frecce per l’arco di Marco Baroni già nella successiva Serie A. Eppure uno degli elementi più lampanti di questo avvio di torneo è proprio questo: lo spagnolo è già insostituibile.

Ma come ha fatto un ragazzino del 2002 con zero esperienza tra i grandi ad avere un impatto tanto determinante per il primo Lecce del 2022/23? Le risposte sono nelle sue abilità, certo, ma anche nel fatto che il vestito da uomo-copertina di questo Lecce gli sta praticamente cucito addosso. Di fatto ne incarna alle perfezioni lo spirito.

Innanzitutto è il più giovane di una squadra giovane, costruita in modo coerente al progetto anche a costo di pagare qualcosa in termini di precocità nel raggiungimento di determinati step. Ne deriva una voglia di stupire, di godersi il momento (vero mantra per mister Baroni), di ambientarsi e mettere le radici nel massimo livello del campionato italiano che è trascinante, e si traduce in campo in corsa, pressing, inserimenti e ora anche gol. Corsa e grinta, appunta, di quella che se mancasse ai giallorossi vorrebbe dire Serie B assicurata. Perché è comprensibile pagare qualcosa dal punto di vista tecnico con chi ha potuto investire di più, ma sarebbe inaccettabile non tentare di colmare il gap lasciando ogni centilitro di sudore sul terreno di gioco. Come lo spirito di questo club impone.