Il difensore del Lecce continua a raccontare il suo percorso nell’incontro con i ragazzi delle scuole elementari e medie di Nogara, dove è cresciuto.

“Dopo la Serie C, due anni e mezzo fa, le società di C bussavano alla mia porta e mi levano. Ero al bivio tra le big di C con parecchi soldi, che non mi accontentavano. Io volevo arrivare in A e volevo la possibilità di andare in B. Il mio procuratore mi dava luce nel buio e mi ha guidato nel mio sogno. L’Ascoli Calcio mi ha tesserato l’anno scorso, fui preso come scommessa e diventai uno dei migliori giocatori, mi misi in gioco anche lì. Mi sentivo quasi all’Olimpo, in campionati che contano davvero. Mi fecero una festa a casa e mi misi a piangere. Non mi fermai però. Feci un anno incredibile con 4 gol in 30 presenze. E’ l’anno più bello della mia carriera perché ora in A non mi pongo limiti. Fu difficile. Arrivai in punta di piedi tra mille difficoltà, andai un po’ contro al mister che non mi voleva far giocare, un po’ mi stava addosso e la società mi teneva in disparte. Dimostrai di poter stare e alla fine feci bene, diventai un titolare prendendomi la rivincita.

Quest’anno mi trovavo a tavola col mio procuratore. Mi disse che in B potevo starci, avevo proposte dalla cadetteria con bei soldi, ma ancora non ero contento per dare speranza a quelli come me. Io vengo da Nogara, da questa palestra come voi e voglio essere un simbolo di speranza. Ora molti parlano di me, mille interviste con ‘Baschirotto che campione’, io dico che non voglio mai essere chiamato campione, sono un cacciatore di sogni aperti, la speranza del popolo. Non sono il 98 percento del popolo che si ferma alla mediocrità, sono il restante 2 percento e vi dico ancora credete ai vostri sogni e lottate per realizzarli”.