L’ex direttore sportivo del Benevento con un passato da calciatore del Lecce (sesto calciatore con più presenze nella storia, 222 tra 1968/1969 e 1974/1975) presenze ha risposto tramite un’intervista resa ad Anteprima24.it alle considerazioni dell’allenatore sui paragoni tra le esperienze in Salento e Sannio
IL MERCATO DELL’ESTATE 2017. “Sei male informato, chiedi a Baroni chi ha mandato via i più bravi. Conoscendo Baroni non mi meraviglio delle sue esternazioni, ma non voglio fare più polemica. Il calciomercato fu durissimo, eravamo tutti inesperti ma abbiamo pagato in particolar modo la presunzione tecnica, forse dovuta all’entusiasmo del momento. Avevamo ottenuto quel prestigioso traguardo anche grazie ai vari Falco, Venuti e Cragno. Giocatori che avevo preso con la formula del prestito l’anno precedente, conducendo il mercato praticamente da solo. Del resto la situazione societaria dell’epoca presentava un quadro molto confuso”.
FU BARONI A NON VOLERE PIU’ I BIG? “E’ così. Scelse di cambiare modulo virando su un 4-4-2 offensivo che si scontrò subito con la realtà durissima della massima serie. Puntò su altri giocatori nonostante avessimo professionisti che a Benevento sarebbero rimasti volentieri rinnovando i rispettivi prestiti. L’errore più grande è stato dargli carta bianca, affidargli completamente le scelte. Ora mi tocca leggere che la squadra era debole. Ho dato tanto al Benevento e non trovo giusto che venga ricordato per una retrocessione dalla A alla B le cui responsabilità non sono state solo mie, anzi”.
BARONI SCELTO DA DI SOMMA. “Auteri rinunciò alla B nonostante la riconferma con offerta di rinnovo. Vide troppa confusione ai vertici del club, che era in un periodo di transizione. Ebbe un battibecco con qualche esponente dell’epoca della società e andò via. Del resto solo chi ha vissuto dall’interno i due anni del ‘miracolo sportivo’ conosce le difficoltà affrontate, gli ostacoli che abbiamo dovuto superare. Ho condotto da solo le sessioni di mercato, la società era basata su di me, sull’allenatore Gaetano Auteri e sul team manager. Non affondammo e riuscimmo addirittura a vincere il campionato di C dando una prova di forza impressionante”.
COMPITI. “Fui io a condurre le trattative anche nell’estate del 2016 contrariamente a quanto detto da Baroni? In solitudine, confermo. Mi ritrovai da solo nelle stagioni di C e di B, quelle del doppio salto. Nonostante ciò, riuscii ad allestire squadre di una certa importanza e caratura, che raggiunsero risultati insperati. All’inizio fu difficilissimo. La gente non era contenta, Vigorito aveva appena ‘passato la mano’ il club dopo il play off persi con il Como, il malumore e lo scetticismo erano palpabili. Ripartimmo quasi da zero, fu terribile all’inizio ma gratificante alla fine. Per questo non capisco le critiche nei miei confronti, provo un certo fastidio”.
LA SCELTA DI BARONI. “Uno dei tanti amici che ho nel mondo del calcio mi consigliò di affidare la panchina a lui. Veniva da un esonero e da un’eliminazione ai play off con il Novara. Ci incontrammo in un ristorante di Milano e trovammo l’accordo in poco tempo. L’obiettivo fissato era la salvezza alla prima stagione di B, è vero, ma si creò un mix importante che fece decollare la squadra. Mi convinse sia per l’idea di calcio che sul piano umano. Poi, come è evidente, qualcosa si è rotto”.