A Bergamo, nell’ultima gara dell’anno, al Lecce è mancato davvero solo il gol. Cosa non da poco, certo, ma quando per quattro volte è questione di centimetri e per altrettante è “mangiato” il rammarico per il risultato mancato è accompagnato per forza di cose dalla soddisfazione di aver creato tanto. E, per di più, su uno dei campi più difficili della Serie A.
Al Gewiss Stadium i giallorossi hanno messo in campo solidità e compattezza, rischiando davvero solo in poco più di 5 minuti di confusione in concomitanza col gol di Lookman dopo un primo tempo ben gestito. Di contro, mentre quelle atalantine sono state per lo più folate estemporanee di singoli (Pasalic e due volte Lookman) o situazioni da calcio piazzato (due volte Scamacca), le azioni create dal Lecce sono state molto più manovrate. Così i giallorossi sono riusciti ad arrivare dalle parti di Carnesecchi spesso riempiendo bene l’area, come è raro vedere da una piccola (in emergenza) sul campo di una pretendente all’Europa.
Tutto bello, ma il risultato? Alla fine non ha sorriso e lascia rabbia e rammarico, certo. Se ko deve essere, tuttavia, sempre meglio che sia così, ovvero lasciando evidenti segnali circa la bontà della linea da seguire. Una prestazione, così come tante altre, da prendere come riferimento per poter far bene anche in futuro. Partendo già dal Cagliari, partita da non sbagliare.
Si facciamo buone prestazioni ma alla fine è il risultato quello che conta!
E comunque in difesa si balla,non tanto per le prestazioni dei singoli quanto per il modo in cui si fa la fase difensiva, specialmente sulle palle inattive dove si copre a zona anzi che a uomo, ed infatti ieri nel primo tempo si è rischiato di prendere due gol nello stesso modo con Scamacca libero solo in aria.
Poi per una squadra che gioca con tre punte senza mai cambiare modulo, è assurdo che l’unico tiro in porta nel secondo tempo arrivi al 90esimo!