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Corvino in cattedra: modello, scouting e confessioni tra ieri e oggi

Il responsabile dell'area tecnica del Lecce ha incontrato gli studenti del Corso di laurea in Diritto e Management dello Sport in un incontro intitolato "Ieri, oggi, domani: il metodo Corvino. L'evoluzione dello scouting in Italia"

Pomeriggio in cattedra per Pantaleo Corvino. Il 74enne ha spiegato i suoi metodi in un seminario organizzato dal Dipartimento di Scienze Giuridiche dell’Università del Salento presso il complesso Ecotekne. La lunghissima esperienza di Corvino, accompagnata dai successi in diverse epoche, è stata esaminata nel dialogo con gli studenti insieme al giornalista Giuseppe Calvi e a Valeri Bojinov, una delle sue scoperte nel primo corso di lavoro con il Lecce, iniziato nel 1998 e terminato alla fine della stagione sportiva 2004/2005. All’incontro hanno partecipato Giuseppe Palaia, storico medico dell’US Lecce, e i professori Attilio Pisanò e Luigi Melica.

“E’ stato l’uomo più importante della mia storia calcistica e umana -così Bojinov ha salutato Pantaleo Corvino-. Ancora oggi prendo esempi da lui, quando sei giovane non concepisci certe cose, maturi e ricordi le parole del direttore. Mi comporto con mio figlio come lui si comportava con me. Più va avanti con l’età, più diventi giovane, sei un esempio per Lecce e per l’Italia”. All’incontro ha partecipato anche Elio Donno, giornalista del Corriere dello Sport: “Pantaleo Corvino è la storia del Lecce. Lo ricordo al Casarano, quando fu scelto dal dottor Filograna. C’è reciproca stima con lui, anche negli scontri, ma si è andati sempre avanti”.

Giuseppe Calvi ha introdotto così: “Pantaleo Corvino, introdotto come innovatore, ha apportato un suo modello di gestione, reso conforme dall’obiettivo prioritario della sostenibilità finanzaria. Lo si è fatto al Casarano, al Lecce, alla Fiorentina al Bologna. Anche quando ha lavorato con colossi finanziari, Corvino ha fatto contrappesare a ogni uscita un’entrata per evitare scostamenti. Nel 1989, dopo aver portato avanti l’attività del Vernole, passò allo Scorrano di Salvatore Ruggeri e poi arrivò la scelta di vita azzardatissima. Corvino lasciò lo stipendio da dipendente dell’aeronautica militare e scommise su sé stesso accettando l’offerta di Antonio Filograna al Casarano. Lì è nato il modello Corvino. Il dirigente è operativo al mattino presto. Dopo i successi rossoazzurri, il dirigente sbarcò a Lecce con la famiglia Semeraro”.

E poi: “Tra la precedente esperienza e quella in corso, Corvino ha centrato quasi sempre successi, perdendo solo una promozione nel 2020/2021. In più, ovviamente non ultimi per importanza, le partecipazioni in Champions League con la Fiorentina e i successi giovanili con il Lecce. Dopo il divorzio con la Fiorentina, Corvino tornò in pista con il Lecce accettando il corteggiamento di Saverio Sticchi Damiani. Il Lecce ha il monte ingaggi più basso ma Pantaleo Corvino continua a essere uno dei direttori con più ingaggio in Italia. Il merito sta nei risultati prodotti, a Lecce sono arrivati successi affidandogli le chiavi della squadra. Sopra Corvino ci sono solo Giuntoli che lavora alla Juventus e Ausilio dell’Inter“.

E poi, Calvi racconta un retroscena: “Nel 2004, Corvino raccontò i suoi viaggi, fidandosi solo dei suoi consulenti, conoscenti personali. Oggi, Pantaleo Corvino non si fida degli algoritmi. Lo spirito innovativo del suo modello è collegato a tanti concetti: difficoltà ambientali, tipo di giocatore, aspetto fisico e caratteriale e alimentazione. Allora si descriveva il suo mondo. E’ facile vedere le qualità, ma è difficile intravedere le qualità. Bojinov fu scoperto a Malta dove Corvino andò per guardare Niculae, già accordatosi di massima con il Lecce senza poi sottoscrizione come successe con Berbatov. Bojinov viveva lì, perché il compagno della madre giocava a Malta. Corvino si ritrovò lì e portò Bojinov. Oggi portare un ragazzo di 13 anni è quasi un reato. Bojinov ha vissuto al Lecce col tutorato di Corvino e altri dirigenti”.

Bojinov risponde così facendo il paragone con Hjulmand, venduto per 18 milioni allo Sporting CP: “Il direttore non ha fatto le cose a caso. Quando lui si fida delle sue mani non ha sbagliato mai un colpo, con me, Vucinic, Konan, Ledesma, Giacomazzi, Chevanton. Ce ne sono stati tantissimi. Tutti, grazie al direttore, abbiamo fatto carriera e giocato in A presto. Lui conosceva il nostro talento e le nostre potenzialità. Più abile a scovarmi o a vendermi a 15 milioni? Vendermi è stato doloroso per lui, ha lasciato andare un figlio da casa. Come un addio quasi, a Lecce stavo benissimo. Il direttore è bravo con le plusvalenze, mi ha preso per circa 50mila euro. Nella sua testa già sapeva la plusvalenza. Gli ho detto ‘con te la salvezza è sicura e farete tante plusvalenze’. Corvino ha forza ed esperienze e grazie anche a tutto il Lecce si sta in mani sicure. E’ l’uomo in più”.

Si è discusso sui diversi successi nel settore giovanile, dai primi scudetti di ragazzi salentini con la Primavera alla squadra multietnica di Coppitelli. L’evoluzione del direttore sportivo, sempre descritta da Calvi, passa anche dalla comunicazione, dal racconto della presentazione di Fabrizio Miccoli a Torre dell’Orso in motorino per il Casarano (“cu quistu ni pagamu la bolletta dell’Enel”, fu battezzato così il poi Romario del Salento pensando già ai guadagni) ai combattimenti con i social. Il responsabile dell’area tecnica monitora i social tramite l’ufficio stampa dal Lecce, ma resta il radicamento alla salentinità, anche nelle espressioni dialettali divenute iconiche. Oggi, Corvino impartisce delle linee guida agli allenatori, uguali in 40 anni di calcio professionistico ma adeguate con gli anni. Il progetto Corvino ha fatto crescere anche allenatori. Nella carriera, Corvino ha esonerato 3 allenatori. L’ultimo è stato Roberto D’Aversa dopo Cavasin, che ruppe con l’ambiente, e Mihajlovic, “la pagina più dolorosa” della carriera del dirigente.

Corvino ha poi preso la parola e, dopo i saluti ai presenti, ha raccontato il suo percorso: “Il mio percorso è stato diverso da quello di voi studenti, voi cercate di intraprendere una carriera di manager dello sport e lo andrete a fare fuori dal campo. Io avrei voluto fare il calciatore ma a 16 anni ho dovuto lasciare tutto per partire in Aeronautica e portare la pagnotta a casa dopo la malattia di mio padre. Voleva facessi la domanda a tutti i costi e fui fortunato a vincere. Era un orgoglio per lui vedermi con la divisa. Fatto il mio percorso, andai a Otranto e trovandomi a casa facevo fuori dal campo quello che amavo visto che non potevo più giocare”.

Tante tappe fino ad arrivare a 74 anni: Ho cominciato a 25 anni, è stato un percorso lungo, io ho rischiato lasciando uno stipendio con moglie e tre figli e non sapevo se avessi fallito col Casarano cosa fosse successo. Mi è andata bene e la passione per lo sport mi ha dato soddisfazioni. Dovete sapere che lo sport dà anche tante cadute. Entriamo nella legge dello sport, non bisogna esaltarsi con le vittorie e smontarsi con le sconfitte. La forza di rialzarsi serve sempre. Avrete salite e discese. Dalle cadute ci si rialza sempre, se si riparte cadendo in piedi ci si rialza facilmente”.

Corvino risponde senza mezzi termini a tante dicerie: “Oggi parlo del metodo Corvino e dell’evoluzione dello scouting. Sono argomenti uniti. Ogni responsabile dovrebbe avere un suo modello, non tutti ce l’hanno, ma quando si arriva a certi livelli bisogna averlo avuto o quando si pensa di arrivare serve averlo. Ognuno ha il suo modello. Come spesso dico, e a volte sono noioso a dirlo, che ognuno ha un suo modello. Dico sempre che ogni strada porta a Roma e ha i suoi contenuti. Ognuno ha la sua. Io ho la mia e a volte sono chiamato integralista. Mi si dice che faccio formazione, impongo moduli. Non è vero niente. Se voi chiamate qualsiasi allenatore dice questo. Non voglio sapere la formazione di nessuna partita, mi comunicano la formazione prima di entrare in campo. Se qualcuno smentisce questo, lo denuncio. E’ la verità. Il mio modello è vincente e non lo cambio. Perché vincente? Non basta lo scudetto, ho vinto tutto meno che lo scudetto, se avessi accettato alcune richieste avrei lottato anche per quello ma non ho tradito chi mi ha dato fiducia. Il modello è vincente quando si fa il massimo con i mezzi a disposizione”.

Corvino continua: “Noi siamo a Lecce, ad altre parti ho fatto cose che mi hanno portato più in alto ma avevo mezzi migliori. In undici anni a Lecce ai miei tifosi ho fatto vedere 7 anni la Serie A, gli altri 3 anni si è conquistata la promozione e 1 anno c’è stata la semifinale persa. Ritengo vincente il mio metodo di lavoro perché lavoro con prima squadra e settore giovanile. Mi affianco di persone che mi fido, che ho fatto crescere e che mi hanno sopportato e supportato. Tutto ciò mi ha portato a livello giovanile otto titoli in tre anni a Lecce, in una realtà senza centri sportivi. Ne portai anche uno a Casarano con la Berretti, il primo nella nostra provincia, più cinque altri a Firenze. Perché dovrei cambiare? Il modello è partito ieri, oggi ho cercato di migliorarlo con un’evoluzione. Ora c’è tecnologia e la applico. Per essere nel titolo dell’incontro, io sono anche nel domani. Oggi si parla di intelligenza artificiale, per me è importante. Uso statistiche, documentazioni e anche l’IA. E’ il vostro domani, io ci sto già. Detto questo, io le pelli le devo toccare con mano. Le intuizioni umane vanno viste dal vivo e non in base all’IA che dà numeri. Il dato aiuta ma non determina la scelta, la scelta si determina alzando i tacchi e vedendo la potenzialità

Tra ieri e oggi non cambiano i risultati: Prima cerco in casa, poi giro l’angolo e se non c’è niente vado, per fare di settore giovanile e prima squadra un modello di crescita di area sportiva e l’atleta. Questo l’IA non lo può fare. Cos’è il modello? Sono delle linee guida di un responsabile date nel tempo. Se supportate da risultati, sono linee guida vincenti, e ho spiegato prima cosa intendo per vincente. Ogni società si rifà al modello di un responsabile e il Lecce si rifà al mio modello. Il mio modello è distribuito in moduli, ogni modulo comprende delle aree e delle responsabilità, e il lato management lavora distintamente da aspetti tecnici”.

Il modello è stato lasciato come eredità di studio agli studenti dell’Università: “Il responsabile dell’area tecnica si occupa solo del mercato? No! Gestisce, supporta, sovraintende. La responsabilità è questa: si supportano allenatori e giocatori per conto della società e non perché ci si sente padroni. Il responsabile prende la fiducia della società dopo aver portato a conoscenza del presidente il modello e ricevuto la sua approvazione facendo rispettare linee guida. Ripeto: io non impongo formazione e modulo. Il mio primo allenatore è andato via dopo 32 anni di carriera (Cavasin, ndr), prendo allenatori che condividono il mio pensiero. L’indirizzo deve essere così. Il responsabile sceglie e porta a conoscenza della società che poi condivide, per parametri tecnici e anche economici. Con la società si condivide e si dà forza. Avevo Prandelli che mi voleva dare la formazione, gli dicevo ‘fermo, non voglio sapere’. Da anni nessuno mi chiama, neanche i giornalisti. La formazione non la so anche io. Per il giornalista è importante indovinare la formazione prima, per alcuni almeno. Il direttore sportivo quindi non fa solo il mercato, ha anche altri compiti che non voglio elencarvi, preferisco rispondere alle vostre domande.

Lascio il modello volentieri, non sono geloso e sono alla fine di un viaggio e cerco di permettere la caccia al tesoro al mio territorio. Il secondo modulo del mio modello è la ‘gestione e la formazione’. Bisogna formarsi su uno sviluppo etico e morale. I comportamenti sono importantissimi, per tutti. Per un giornalista sapere che un giocatore fa una vita irregolare sono notizie e concentrare un modello su valori etico-morali serve anche. Dopo quello vengono le altre aree, tecnica, sanitaria, psico educativa. Il modello serve per vedere l’evoluzione del calciatore, in tutti gli aspetti. Le linee tecniche rappresentano poi le abilità individuali. Chi le migliora? L’allenatore della prima squadra e il tecnico del settore giovanile. Io sono un direttore anomalo, di direttori ne sono venuti tanti, ma nessuno si è interessato così tanto del settore giovanile, ho avuto sempre o responsabilità o supervisione. L’area di sviluppo è talmente complicata e ha bisogno delle linee guida, comprendono 13 attività individuali da prendere in considerazione in base all’età. Stessa cosa per parte fisico-atletica, partendo da forza, resistenza e capacità coordinative. Tutto va fatto per percentuali. A questo si aggiunge la fantasia degli allenatori per far migliorare ulteriormente i ragazzi”.

Si parla poi dello scouting: “Qui ci sarebbe da dire molto. Lo scouting per un responsabile è una componente importante. Tra ieri, oggi e quello che verrà, io sono partito con i gettoni telefonici in tasca. Apro e chiudo una parentesi: io nel 2024 a libro paga del Lecce ho solo due osservatori con 40mila euro lordi d’ingaggio. Vorrei fare di più ma tengo conto di quello che il club può fare, mi avvalgo delle mie esperienze e delle mie conoscenze. Vucinic l’ho chiamato per Krstovic e Bojinov su Vlahovic? Se dicessi alla società ho bisogno di un altro scout non me lo negherebbe. Ora si esagera. Cerco di essere snello, molto snello, e di cercare di sfruttare esperienze e conoscenze, serve più di altri scout. Anche un giornalista è uno scout. Stessa cosa la faccio per il settore giovanile. Sono partito dai gettoni telefonici e oggi lo scouting è un po’ diverso. Prima dovevo chiamare per chiedere la prestazione, ora abbiamo i dati. Una trattativa prima era per gettoni, oggi non è più così e ci siamo evoluti”.

Pantaleo Corvino risponde poi alle domande dei presenti. “Quando non riesco ad acquistare un calciatore se ho pronte delle alternative? Beh, a volte si parla di piano A, B, C, sembra un palazzo. E’ normale che durante la stagione segui degli obiettivi in base a quello che può essere il ruolo che manca o ciò che sarà appetito ad altre squadre. Quando pensi a questo non pensi solo un calciatore ma metti delle preferenze in base al budget. Si stila una graduatoria degli obiettivi, le alternative pronte servono”.

Sul rapporto con la stampa: “Il giornalismo si è evoluto molto, io faccio parte dell’età preistorica, anche poi della contemporanea e moderna. E’ come l’arte, io ho vissuto tutte e tre le ere. A me manca quel contatto con i media che prima avevi, parlavo di gettoni e prima chiamavo il giornalista, non tutti avevamo il cellulare, addirittura andavamo nelle cabine. Sento la mancanza del contatto diretto, però mi adeguo e capisco che si è evoluto e mi devo saper evolvere anche io, l’ho fatto. Ogni tanto la mattina mando dei vocali di 20 minuti per ‘cazziare qualcuno’? Manca il contatto, altri preferiscono un modo di comunicare, io se ho da dire qualcosa non lo faccio su Instagram o su Facebook, chiamo direttamente il diretto interessato, è giusto parlare in sala stampa e non sulla propria piattaforma se c’è qualche dubbio, se ho trascurato qualcosa senza volerlo, preferirei si usasse questo modo diretto per spiegarsi e confrontarsi. A volte in sala stampa non ti fanno la domanda e poi ti scrivono cose che avrebbero voluto dirti direttamente. Sarebbe più bello così”.

La gestione psicologica dei calciatori è focale per un direttore: “Non riguarda solo la parte tecnica, ma il suo percorso psicologico a volte. Io sono un responsabile e nelle mie linee guida do tanta importanza al rapporto coi genitori. Penso che un responsabile attraverso staff e allenatori non debba creare contraccolpi al ragazzo. Quali possono essere per lui e per la famiglia? Tengo conto molto della famiglia a tal punto che sono sicuro, e lo dico per certo, che siccome un responsabile ha il dovere di intravedere e non vedere. Questa qualità la ha il responsabile e la inculca ai collaboratori. Ciò non fa deludere la famiglia che fa i sacrifici, dai pulcini alla Primavera. Se io mi accorgo che un ragazzo già non ha prospettive tra Allievi ed Esordienti, devo interrompere subito. Al momento sbattono la porta in faccia, ma poi mi offrono il caffè ringraziandomi. Mi tocca avere un ‘vaffa’ o cento nemici che mi urlano contro non perché la squadra perché ma perché ‘se la scuntanu’ perché il figlio non ha fatto il calciatore. Anche io sbaglio, gli errori succedono, ma sono stato fortunato in questo. Nessun genitore quando mi ha visto mi ha apostrofato male per dirmi ‘direttore hai sbagliato’.

Corvino parla delle trattative per un giocatore quando ci sono più offerte e quali sono le leve al di là dell’aspetto economico: “Penso di essere chiaro. Ognuno di noi, come responsabile e scout, conosce dei parametri di valutazione. Conoscendo quelli, che sono variabili o no, io ho i miei e mi hanno portato a trasformare delle potenzialità in qualità. Non vai a prendere la qualità conclamata, ma la potenzialità. Possono non arrivare perché sbagli su alcune aspetti e ci sono tante variabili, o dopo valutazioni errate. Ognuno, ripeto, ha i suoi parametri. Il modo di convincere? Uso i miei mezzi, quando si può si usano i mezzi economici, altrimenti parlo della città, della società, dei suoi componenti. Ha una sua importanza, come la tifoseria, l’habitat. Aspetti che incidono per un calciatore”.

Un intermezzo su Dorgu: “Le prossime bollette le pago con lui? Mi fai una domanda del genere e devo rispondere. Di certo con Dorgu non andrò in perdita, ci sarà un bel profitto e sta dimostrando potenzialità importanti come tanti alti”.

Interviene Peppino Palaia, che dialoga con Pantaleo Corvino parlando del settore giovanile. “I ragazzi del settore giovanile sono aggredibili dalla sconfitta e chiedo, in quanto questi ragazzi sono aggredibili da turbe psicologiche, se è dominante la figura dello psicologo dello sport per affrontare sconfitte ed esclusioni dalle squadre. Chiedo se nel settore tecnico c’è lo psicologo e non il mental coach, che potrebbe essere destruente per la leadership dell’allenatore e creerebbe gruppi e gruppetti. Chiedo questo al direttore. Io la psicologia l’ho ‘specializzata’ dalla vita. Ho detto a Pantaleo che nella nostra vita non ci sarà differenza tra campo sportivo e campo santo”. Corvino risponde: “Con Peppino siamo accomunati da 11 anni di lavoro. Abbiamo visto prima Bojinov. Anche qui non voglio autocelebrarmi, ma dico la verità davanti a delle domande. La figura del tutor in Italia è nata nel Lecce con me nel settore giovanile. Il primo è stato Don Damiano Madaro, scelto da me come tutor per i ragazzi della Primavera. Non era uno psicologo, ma era una figura innovativa. Anche il club manager, figura nata a Firenze sotto il nome di Pantaleo Corvino. Do molta importanza all’aspetto psicologico dell’atleta. Cerchiamo di ottimizzare le risorse e a Lecce oggi abbiamo tutor nel settore giovanile, club manager, psicologo e, in più, i ragazzi che vengono da fuori sono in un convitto dove suor Giulia e gli interpreti sono più figure professionali. I titoli nazionali nascono anche da qui. Non basta il giovane bravo, va aiutato a crescere. Peppino, ti garantisco che questo viene fatto”.

Alla domanda sull’area etico-morale, Corvino risponde: “L’area etico-morale è importante, non viviamo in una metropoli e se c’è uno starnuto fatto male si viene a sapere. Il fatto di non avere notizie sulla vita sregolata dei calciatori è motivo di scelta. A volte sono accusato di aver ceduto un giocatore bravo, ma anche nelle cessioni tengo conto di aspetti educativi e comportamentali. La privacy è fondamentale. Il nuovo ciclo è partito da tre anni e non penso ci siano stati comportamenti sopra le righe. Il presidente mette al centro l’area etico-morale, è alla base di tutto. Sappiamo dove siamo ed è importante non sbagliare l’atleta”.

Il calcio cambia e cambia la precocità degli atleti anche per le società di livello inferiore: “Ognuno lavora con i mezzi che ritiene opportuno fare. Lo scouting pur rivestendo un aspetto importante più snello è più importante è. Per non sembrare ripetitivo, credo che sono importanti esperienze e conoscenze. A quanti anni un ragazzo può essere oggetto di scouting? Ora ci sono tante colpe delle famiglie, prima siamo nati e con la maglietta sudata prendevamo uno scappellotto se non facevamo prima i compiti. Oggi i figli sono già campioni a un’età precoce. Lo scouting è anche vittima di questi aspetti, a volte mediaticamente vengono coinvolti gli scout, si parla di un ragazzo di 8 o 9 anni e si scatena anche lì l’asta da parte dei club. Poi vai a vedere e non c’è molto. Il calcio è diverso, serve stare ai tempi e valutare in maniera precoce le potenzialità”.

Sull’aspetto dirigenziale, Corvino raccomanda lo studio mixato alla pratica: “Il professore Melica mi ha aiutato prima. Servono studio e pratica. Sono stato coinvolto in prima persona, io ho frequentato le botteghe, mio padre mi faceva giocare a pallone ma l’estate mi mandava dal falegname, dal sarto, poi a 12 anni a lavare i piatti o al bar. Ogni stagione cambiavo compito e imparavo un mestiere. Per me è importante frequentare, avere contatto con le persone. Stando a contatto poi si può diventare anche più famosi del maestro. Lo dice la storia. Leonardo da Vinci e Botticelli sono diventati più importanti del maestro Verrocchio. Io sono orgoglioso di esser stato dietro da giovane a Mimmo Cataldo. Ascoltavo e non parlavo, aveva capito la mia bravura di buon allievo. Cataldo è stato un maestro, a volte negli stadi vedo foto di giocatori e presidenti ma non c’è una foto di Mimmo Cataldo. E’ stato un fondatore quasi del Lecce. Nel mio ufficio ho una foto con lui, mi sento un suo allievo. Le botteghe e le scuole, per rispondere alla domanda, vanno frequentate”.

Corvino parla del team manager: “Da distinguere col club manager, che sta nel mezzo tra responsabile della prima squadra e proprietà, invece il team manager dipende dal responsabile dell’area tecnica. Sono compiti diversi, il club manager dipende dalla proprietà. Il team manager supporta staff, calciatori, organizza le trasferte e prepara organizzativamente i campi di allenamento dove allenarsi. Io ne ho dato un altro al nostro team manager: ricordare il compleanno di ogni membro di squadra e staff avvisando gli altri per dare gli auguri. Anche quello rientra nei compiti”.

Il dibattito si sposta sulla difficoltà dei ragazzi d’oggi. Prima si giocava in strada e s’imparava la tecnica. In più, la disciplina a volte ferrea, applicata ad esempio con Vucinic, ha portato conseguenze: Prima era importante la strada, si cresceva senza assilli di essere campioni, era l’unico sport praticabile e non c’erano altri sport, con il benessere sono arrivati altri sport e altri indirizzi, prima la strada ti migliorava molto. Quando parlo di talento, lo intendo come capacità di fare il gesto tecnico con la massima naturalezza. Un talento lo classifico da questo, da come la destrezza, qualità principale nell’intravedere un calciatore nello sviluppare un gesto tecnico con naturalezza. La destrezza nasceva per strada, oggi non ci sono tecnici che aiutano la destrezza. E’ importante svilupparla anche nel settore giovanile, io fino a un certo pungo impongo allenamenti individuali. Oggi crescono talenti dove si gioca in più per strada. Al centro del modello c’è etica e morale alla base di tutto. Per cui, Vucinic con quel gesto, lo ricordo come ad adesso quando ero a Calimera vicino la tribunetta per i giornalisti, scesi dopo una partita giovanile con il Crotone. Il ragazzo reclamò il rigore e io scesi dalla tribunetta mentre Vucinic si guadagnò un altro rigore, non dato. Lui reagì cercando di colpire l’arbitro, si avventò e io lo bloccai. Gli dissi ‘per quanti mesi di squalifica prendi tu per quei mesi apri la porta del centro sportivo di Calimera’. Oggi Mirko la racconta ancora, anche se alla fine furono 3 mesi e 8 giornate. La notte ebbe mal di denti e mi attivai per curarlo. Con questi rapporti i ragazzi ti ricordano negli anni”.

Su Gotti, Corvino risponde ironicamente: “Se cambia modulo verrà fuori che l’ho convinto io a cambiare”.

Uno studente chiede a Corvino la gestione delle richieste dei procuratori: “In questi giorni è uscito un resoconto sulle spese di ogni società sulle commissioni. Il Lecce è penultimo in questa graduatoria, per quello che ‘non dà’ rispetto alle altre. E’ un indicatore che dice che non li tratto bene. Chi sta ultimo, a differenza nostra, lo dico perché ognuno segue un suo modello, lo fa perché ha tanti giocatori in prestito. Questo è un indicatore. Nella mia carriera ho visto nascere e crescere e a volte evolversi dei procuratori. Ho degli amici e a volte la mia amicizia con certi procuratori, per chi vuole trovare dei difetti, dato che il mio pensiero è come la politica, alcuno vota contro, vedono in Corvino delle negatività. Uno di questi è Fali Ramadani. Al Bologna avevo zero suoi calciatori, a Lecce c’è solo Falcone. Ho un rapporto lavorativo nell’interesse del mio club e poi c’è l’amicizia. Ho degli amici ma conta di più l’interesse della società. Alla Fiorentina avevo sei calciatori: Ljajic, Vlahovic, Milenkovic, Jovetic, Nastasic e un terzino che ora gioca in A in Austria. A volte mi ha proposto dei calciatori e io non ho accettato. I rapporti coi procuratori sono rapporti di lavoro, ognuno va per il suo interesse”.

L’intelligenza artificiale potrà interessare il lavoro dello staff. Ad esempio, il Liverpool usa l’IA per le palle inattive: “Le scelte tecniche riguardano l’allenatore. A volte c’è difficoltà, succede l’imponderabile e sostituisci l’allenatore, non si ha tempo a volte. E’ importante lo staff di ogni tecnico, ogni allenatore deve avere il suo staff e io m’informo. Se dovesse nascere l’opportunità, valuterei ma la scelta è dell’allenatore. A Lecce? Magari nel settore giovanile si può dire come sviluppare queste capacità individuando qualcuno”.

Il giornalista di TeleNorba Bruno Conte evoca gli aneddoti di Casarano, dove Corvino portò Passoni, D’Aversa, Calabro, De Cesare, altri giocatori che hanno fatto carriera oltre Miccoli. Il giovane Corvino al Casarano era molto emotivo condizionato dai risultati di squadra. Poi si passa alla domanda, su cose non fatte in carriera e rimpianti: “Io sono fortunato ad aver vissuto soddisfazioni più che cadute ma ho avuto la forza in qualche periodo quando non si andava bene andando avanti con coraggio e supportando gli altri, anche chi non capisce quello che stai facendo e come. Ho fatto quello che volevo fare, non son potuto diventare calciatore e mi sono rifatto ad una persona. Ho pensato sempre a lui, una persona di Lecce, che voleva creare una squadra chiamandola Diavoli Neri. Girava la provincia perché non trovava dei club a Lecce e girava i paesi. Non trovò risorse a Lecce e trovò me a Vernole per portarmi al vecchio campo Bisanti. Un club delle risorse le deve creare, servono risorse da trovare vicino se non ci sono in casa. Ho fatto quello che volevo fare, sono arrivato 4 volte in Champions League, giocando tante partite. Mi è mancato lo scudetto, ma non sfruttare certe opportunità è stata una mia scelta”.

In chiusura, prima dei ringraziamenti del professor Melica, presidente del corso di laurea, Elio Donno chiede a Corvino come vive la partita: “Io non mi vergogno di dirlo. Fino a un certo momento andavo in tribuna, a volte in panchina, mi piaceva viverla da dentro in quel modo. Oggi preferisco un altro modo. Quando vedo la partita, la vivo a modo mio. In tribuna devi sentirti dire certe cose e un po’ mi…Cerco di viverla diversamente. I 90 minuti non sono importanti per un responsabile, nell’arena dei gladiatori vanno calciatori e allenatore. Puoi dare cose in positivo ma anche in negativo. Oggi ho deciso di viverla fuori dall’arena e la vivo a modo mio. A volte allo stadio, ma sotto nel mio ufficio, a volte no. Non sto in salotto, ma sono da solo, in sofferenza, peggio che allo stadio. Sarà perché invecchiando sei più sensibile a vedere la squadra della tua città in sofferenza davanti a chi magari non la sostiene per 90 minuti, tante componenti varie. Dopo posso anche stare insieme”.

L’ultimissima domanda a Corvino è ancora del professore Luigi Melica sull’obbligo degli under nelle categorie minori per dare un consiglio al mondo del dilettantismo anche nell’interesse del calcio professionistico. Da lì, si sviluppa una riflessione personale: “Io non sono ipocrita nelle risposte, parlo da responsabile. Si dice ‘uno su mille ce la fa’, non tutti coloro che hanno potenzialità e rispettano certi parametri ce la fanno. C’è una selezione strada facendo. Per una questione psicologica cerco di prendere delle responsabilità prima di quanto mi possa consentire. Se a 12 anni intravedo che un ragazzo non può essere da Lecce lo dico, se lo percepisco a 14 anni già è diverso, a volte lo dico a 17. Per questo ci sono le categorie. Può succedere di sbagliarsi. Anche io ho i miei difetti, a volte non me ne accorgo ma a volte porto i fatti e lo devo dire. A volte si deve avere il coraggio di dire le cose. C’è chi può maturare dopo dai Dilettanti alla C, ma per non dare danni alla famiglia serve anticipare le risposte ai ragazzi. Mi prendo delle responsabilità e dico a un genitore di un figlio di 15 anni di fare sacrifici e lo faccio perché ne vale la pena, sia in maniera negativa per la maggior parte delle volte, ma esorto anche a insistere per quelli bravi. Un domani un genitore può rinfacciarmi tanti sacrifici, fa parte del rischio. Sono vero e sincero. Sono davanti a una platea di diplomati che vanno verso la laurea, un po’ vi invidio, è vero che il calcio mi ha dato la mia professione, la voglia di fare questo sport, però non mi ha potuto dare cose che magari non avrei voluto, sono stato bocciato all’esame di riparazione all’orale mentre facevo ragioneria. Partendo in aeronautica ho lasciato gli studi e ho voluto fare tre anni in uno per prendere un diploma. E’ importante la cultura, l’arte del sapere. Il talento dei calciatori se non ha l’arte del sapere è fine a sé stesso. L’arte del sapere va conosciuta per sviluppare il talento. Saper parlare, saper conoscere, esalta più la figura. Io mi sono fermato al diploma di tre anni in uno e tornando a casa non mi è andata poi così male. Se ce l’ho fatta io, chiedo a voi che siete in un ambiente già di cultura di non perdere mai la passione”.

Nel momento finale dell’incontro, spazio alle emozioni. Palaia, docente Unisalento e pietra miliare del Lecce fino al 17 agosto 2020, ha premiato con una targa Pantaleo Corvino come uomo e professionista.

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alexxx
alexxx
22 giorni fa

E il video ve lo siete dimenticati come al solito?

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28 giorni fa

Lu condominiu

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29 giorni fa

Speriamo non facciano la caxxata di non riconfermare Gotti.Auspichiamo che in società abbiano tratto insegnamento dai propri “errori”
Basta scommesse

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29 giorni fa

Grande sempre il nostro prof. CORVINO! 🙏🏽❤️

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29 giorni fa

Mannaggia vostra meno male che avete mandato daversa

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29 giorni fa

Grande corvino 👏👏👏💛❤️💪

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29 giorni fa

Speriamo nella permanenza in A

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