Pantaleo Corvino difende il suo lavoro: “Se si vuole proporre un calcio sostenibile, il vivaio è il serbatoio per il futuro, soprattutto per le piccole società come la nostra in cui le risorse non possono e non devono diventare sprechi e l’equilibrio di bilancio conta quanto se non più il risultato sportivo. Viviamo in un mondo globalizzato che garantisce libera circolazione di merci e persone. Perché non dovrebbe valere anche per l’industria calcio che contribuisce in maniera significativa all’economia nazionale?”
E poi: “Personalmente ho sempre cercato le potenzialità soprattutto nei ragazzini salentini e pugliesi, ma se non le intravedo o se squadre più blasonate se ne assicurano le prestazioni perché hanno appeal e fondi, ho l’obbligo di rivolgermi ad altri mercati, Per crescere, tra l’altro, i giovani hanno bisogno di scendere in campo, ma non tutti hanno il coraggio di dare loro spazio”.