Quando a un quarto di match circa dalla fine di Lecce-Parma di due giornate fa Ylber Ramadani, richiamato in panchina da Luca Gotti, si lasciò andare ad una plateale manifestazione di dissenso nei confronti della scelta del mister, fummo i primi a cercare di comprenderlo, perché di momenti del genere la storia del calcio ne è piena. A fare la differenza sono però sempre il modo in cui si reagisce alle situazioni. L’albanese poteva reagire sul campo di mostrando di non essere quello visto nella circostanza, ma un leader in grado di trascinare la squadra, ed invece da quel momento sembra davvero esserglisi spenta la lampadina.
Risparmiato con il Sassuolo, quando a dirla tutta fu tutto il Lecce a non presentarsi in campo, a San Siro aveva poi dato il peggio di sé o quasi. Quasi perché in realtà ieri al Bluenergy Stadium è riuscito a fare anche peggio, raggiungendo picchi di imprecisione mai visti e consegnando a Zemura il pallone di un pesantissimo successo per i Friulani. Che, di conseguenza, è invece pesantissimo ko per i giallorossi.
Imbarazzante alla conclusione, fuori posizione nelle chiusure, presuntuoso con la palla tra i piedi anche quando pericolosamente vicina alla propria porta. Non che non avesse mai commesso errori anche prima di quel Lecce-Parma, ma di certo erano sempre stati più isolati in gare in cui il suo impegno e la sua mentalità non erano mai mancati. Ora, onestamente, sembra un altro e questo non aiuta certo i tanti elementi più inesperti di lui. Ora la Nazionale, la sua Albania per ritrovare serenità. E tornare nel Salento con una mentalità nuova, più adeguata e lontana parente di quella che l’ha portato a lasciarsi andare in uno sfogo evidentemente risultato deleterio per il suo cammino.