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Il dramma di Orlandini, bergamasco d’adozione salentina: “Mio padre combatte il Coronavirus”

orlandini

L’ex centrocampista, tra le altre, di Lecce e Atalanta, che da diversi anni vive nel Salento, racconta la difficile situazione che sta vivendo il suo territorio natale.

Nell’Atalanta, squadra del suo territorio natale, ha mosso i primi passi da calciatore, per poi vivere la sua prima stagione da protagonista con la maglia del Lecce. Nel Salento, poi, Pierluigi Orlandini ci è tornato per amore, per stabilirsi e viverci. Della sua carriera e della difficilissima situazione che sta vivendo il Bergamasco causa Coronavirus ne ha parlato a Il Posticipo.

SALENTO. “Vivo a Mesagne, in provincia di Brindisi, perché mia moglie è salentina e ho scelto di trasferirmi qui. Sono completamente diversi. Dal punto di vista calcistico qui ci sono meno opportunità, basta vedere quante squadre professionistiche ci sono in Puglia. Adesso ho aperto una scuola calcio. Mi piace stare con i bambini, condividere con loro le esperienze che ho vissuto sulla mia pelle da calciatore e regalargli qualche opportunità”.

ATALANTA. “Io sono tifoso dei nerazzurri e vederli in alto in classifica, ai quarti di Champions e giocare tanto bene mi rende orgoglioso. È tutto merito della società se la squadra ha regalato tante soddisfazioni. Quattro anni fa nessuno avrebbe immaginato tutto ciò, e questo significa che l’organizzazione, la programmazione e la serietà alla fine pagano. A Bergamo sono stati bravissimi”.

SERIE A E CORONAVIRUS. “La Lega non ha compreso la pericolosità di questo problema, così come tutti. Credo che riuscendoci prima avremmo ridimensionato l’emergenza. Mi fa paura l’ignoranza della gente che da altre parti rispetto alla Lombardia non riesce a percepire il pericolo. E’ assurdo vedere gente che va a correre in gruppo”.

DRAMMA BERGAMASCO. “E’ una situazione terribile che chi non la sta vivendo in prima persona fa fatica a comprendere. Mio padre e mia madre sono lì come i miei parenti e i miei amici, e soffro a pensare il dramma che stanno vivendo tutti sulla loro pelle. Purtroppo da martedì mattina il mio papà è in ospedale e anche lui sta lottando contro questa cosa. Da quando ci è entrato non riesco a sentirlo, parlo con la dottoressa ogni due giorni in determinati orari. Purtroppo i medici sono pieni zeppi di lavoro e non riescono a dedicarci altro tempo. Ho sentito mio padre tre giorni fa: aveva la febbre ed era un po’ debilitato, l’ho sentito veramente provato. Adesso è in ospedale e viene monitorato minuto per minuto. Speriamo che possa venirne fuori”.

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