L’estremo brasiliano è stato protagonista di un primo terzo di stagione straordinario, in cui con le sue parate ha tenuto a galla un Lecce spaesato dietro.

Con le sue 19 reti al passivo, il Lecce è la dodicesima difesa del campionato di Serie B. Numeri quasi da zona retrocessione, se si pensa che la Reggina terz’ultima ha preso appena tre gol in più. Per trovare le cause di come una rosa così attrezzata in ogni reparto (seppur certamente non una corazzata) subisca da dodici gare consecutive ci vorrebbe probabilmente un libro. La certezza è però che, tra queste cause, non c’è Gabriel.

L’estremo brasiliano è infatti l’unica assoluta sicurezza di una retroguardia, quella giallorossa, apparsa spesso e volentieri in balia dell’avversario. E, quando così non è stato, ci hanno pensato singoli errori isolati a rovinare la festa. Eppure gli spesso disattenti difensori di Corini sanno di poter contare, alle loro spalle, su un’assoluta garanzia, un estremo difensore capace di assicurare almeno 2 o 3 prodezze a giornata.

Così è stato anche ieri, se si pensa che, senza la magia di Strefezza propiziata dall’errore di Paganini, il match sarebbe finito con la porta giallorossa inviolata nonostante le quattro nitide palle gol spalline. Una sventata dal palo pieno colto da Paloschi, tre da altrettante super parate (su Sernicola, Paloschi e Murgia) di un portiere che si sta dimostrando sempre più da Serie A.

E non è la prima occasione, perché quest’anno l’estremo giallorosso non è mai andato sotto la sufficienza, garantendo ottime, laddove non prodigiose, prestazioni. E pensare che c’è chi dubitava delle sue qualità addirittura in B. Dove, con una difesa maggiormente all’altezza, Gabriel avrebbe già portato in cascina quasi dieci punti.