“Raramente, nelle stagioni che ricordo, i giallorossi hanno espresso un calcio tanto propositivo come quello che hanno messo in mostra in B e che stanno continuando a giocare in A”, ha affermato l’estremo difensore.
Alessandro Leopizzi, portiere classe 1980, attualmente in forza alla Virtus Matino in Promozione, in passato ha anche militato nell’Udinese, parla a La Gazzetta del Mezzogiorno della sfida tra le due squadre.
LECCE-UDINESE. “In questo momento l’Udinese ha 3 lunghezze in più del Lecce in classifica e pertanto in palio ci saranno punti preziosi per la salvezza. Mi aspetto un match spettacolare. Raramente, nelle stagioni che ricordo, i giallorossi hanno espresso un calcio tanto propositivo come quello che hanno messo in mostra in B e che stanno continuando a giocare in A”.
GIOCO DI LIVERANI. “Liverani sta facendo un ottimo lavoro. Così come la proprietà. Ho avuto modo di conoscere ed apprezzare il presidente Sticchi Damiani nelle annate che ho vissuto nel Casarano dei fratelli De Masi, nel cui ambito ricopriva un incarico, da esterno. Con il Lecce, lui e gli altri soci, hanno costruito un qualcosa di straordinario”.
MANCATO APPRODO A LECCE. “Pur essendo giovanissimo, già all’epoca ero convinto di dovere rispettare sempre la parola data. Avevo promesso a Corvino, che in quegli anni era il direttore sportivo del Casarano, che avrei firmato per la società rossoazzurra e così feci. Nonostante nel frattempo si fossero fatti vivi gli emissari del vivaio del Lecce ed in particolare un osservatore che parlò più volte con mia madre per tentare di farmi cambiare idea. Nel 97/98, tra l’altro, con l’Udinese non presi parte alla trasferta al Via del Mare, che fu la prima del nostro campionato, in quando mi ero fatto male in allenamento e non fui nemmeno convocato”.
TRASCORSI A UDINE. “Delle due stagioni che ho trascorso nel club friulano serbo un ricordo agrodolce, in quanto quella che ho avuto con l’Udinese è stata la chance più importante della mia carriera, che non ho sfruttato a dovere, un po’ per causa mia, per qualche atteggiamento sbagliato, un po’ per sfortuna, ma soprattutto per la maniera con la quale sono stato gestito da chi, all’epoca, curava i miei interessi di giovane calciatore. In bianconero sono arrivato nel 97/98 e ci sono rimasto anche nel 98/99, fatta salva una parentesi di due mesi al Southampton”.
ALLENATORE ZACCHERONI. “Il sabato giocavo con la Primavera e la domenica venivo convocato da terzo con la formazione maggiore. Poi sorsero delle incomprensioni tra il mister e Caniato, il secondo di Turci, ed in panchina iniziai ad andare spesso io. All’epoca facevo parte della nazionale under 17 e poi di quella under 18, ma Tardelli mi convocava anche con l’under 21. In azzurro, ho avuto compagni del calibro di Pirlo e Gattuso, per fare solo due nomi. Perdendo il treno dell’Udinese ho visto sfumare una carriera che sarebbe potuta essere di ben altro livello e che invece si è poi dipanata tra C1, C2 e D. Penso sia fatale avere dei rimpianti”.
MANCATO ESORDIO. “Alla vigilia dell’ultimo match del torneo, in programma a Vicenza, si presentarono in camera mia il capitano Calori e Bierhoff, il bomber della squadra, che mi fecero capire che sarei stato impiegato a gara in corso. Purtroppo, però, il brasiliano Ronaldo raggiunse l’attaccante tedesco al comando della classifica dei cannonieri e Zaccheroni, che lo aveva lasciato in panchina, decise di gettarlo in campo per dargli la possibilità di tornare da solo in vetta, bruciando uno dei cambi. Oliver segnò una doppietta e staccò nuovamente l’interista. Io vidi sfumare l’esordio. “Ci sarà senz’altro un’altra possibilità”, mi disse il mister. Ma così non è stato”.
