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CdS – Gegè Rossi: “La mia carriera? Potevo fare di più, ma ci ho messo anche del mio. Non sono mai stato uno yes-man”

generoso rossi

L’ex portiere giallorosso si confida a Il Corriere dello Sport nel corso di una lunga intervista in cui ripercorre i principali passaggi della sua vita sportiva.

CASACCA NUMERO 10.Ero alla Triestina da un paio d’anni. E un giorno ai miei compagni dissi: “Quelli col numero dieci sono i calciatori più bravi con i piedi. E visto che io sono migliore di voi, lo prendo io” (sorride, ndr)”.

PUGLIESE DI ADOZIONE.Assolutamente sì. Sono cresciuto nel settore giovanile del Bari, ho fatto anche mezzo anno di prima squadra. Poi due stagioni stupende nel Salento, prima a Lecce e poi a Gallipoli. Ho esordito in Serie A abbastanza giovane, era un Bari-Verona. A livello calcistico devo ringraziare la società biancorossa per l’opportunità concessa. Ho lavorato con Arcangelo Sciannimanico, con cui abbiamo vinto il Torneo di Viareggio, la Coppa Italia e lo scudetto Primavera. Ci hanno creduto poco a Bari? Sicuramente. Avevano altri piani e mi accantonarono. Ma non ho alcun rimpianto, la mia carriera l’ho fatta e guardo con un sorriso al passato”.

SAVOIA, CROTONE, VENEZIA, LECCE, 4 PROMOZIONE IN 5 ANNI TRA C1 E B.Mi sono divertito. Potevo fare di più, ma ci ho messo anche del mio per non avere la carriera che tutti quanti si aspettavano. Non ero facile da gestire come calciatore, diciamo che non sono mai stato uno yes-man”.

STAGIONE 2002-03.Lecce. Lì mi sono sentito a casa. È una città che mi è rimasta nel cuore, è stata una stagione talmente intensa che è sembrato come starci per dieci anni. Mi ha lasciato grandi emozioni, ma anche io ho dato tanto. E ogni estate, dal 2003, ci torno per vivermi il periodo di vacanze. L’urlo dei 35mila per Lecce-Palermo? Ero in prestito ai giallorossi proprio dal Palermo. È stato in quei giorni che ho sentito l’incondizionata fiducia di tutti, dalla famiglia Semeraro al tecnico Delio Rossi. Era l’ultima di campionato, in settimana si parlava del mio ritorno l’anno successivo in Sicilia. Io ho lasciato parlare il campo. È stata una delle partite più emozionanti. Anche se ricordo con piacere anche la partita di due settimane prima contro l’Ancona: abbiamo vinto a pochi minuti dal 90′, gol di Di Vicino. Con il pareggio saremmo stati quinti e fuori dalla lotta per la Serie A”.

GRANDE SQUADRA. Oggi, nel campionato italiano, quella squadra arriverebbe tra le prime sei. C’era il tandem d’attacco Vucinic-Chevanton, Vugrinec che non è stato fortunato con gli infortuni. Poi Giacomazzi, Ledesma, Tonetto, Donadel, Piangerelli… E Stovini, che quell’anno fece qualcosa di pazzesco. Per loro ha parlato la carriera”.

GABRIEL.Fin qui ha fatto bene, ha dimostrato di poterci stare nel contesto giallorosso. Anche se mi dispiace per Vigorito. Un portiere che vince il campionato, deve avere la possibilità di cominciare come titolare l’anno successivo e dimostrare sul campo. Deve esserci un minimo di riconoscenza. Quest’anno comunque ha fatto bene quando chiamato in causa”.

PROMOZIONE CON IL GALLIPOLI.Abbiamo fatto un miracolo calcistico, eravamo una corazzata. In casa segnavamo quattro-cinque gol a ogni squadra, avevamo un attacco invidiato anche in B. La squadra fu costruita in maniera esemplare dal direttore Dimitri. Rimpianti per la per la mancata conferma nel campionato cadetto? Hanno fatto delle pagliacciate a un certo punto, è uscita fuori l’incompetenza del presidente. Il club si è affidato ad alcuni procuratori che hanno portato lo scarto dello scarto. Se fosse rimasto il gruppo della promozione, con l’aggiunta di due-tre rinforzi, si sarebbe sicuramente salvato a mani basse”.

DELIO ROSSI E GIUSEPPE GIANNINI.Due pianeti completamente diversi. La storia calcistica di Giannini è stata importante, ma quella da allenatore di Rossi è di un altro livello. A Gallipoli abbiamo vinto grazie al gruppo, l’allenatore ci dava tranquillità. Ma anche lui ha sbagliato l’anno successivo a non imporsi e confermare il gruppo”.

EMOZIONE PIU’ BELLA.Le partite Lecce-Palermo e Lecce-Ancona. Mai sono emozioni forti che ho vissuto ovunque nella mia carriera: a Gallipoli l’ultima di campionato fu qualcosa di pazzesco; a Savoia, giovanissimo, ho vinto al Partenio davanti a 40mila persone. A Crotone arrivavamo in un campo sempre stracolmo, la gente andava in Ospedale per poter assistere alle nostre partite dalle finestre. Sono stato fortunato ad aver contribuito sempre a promozioni storiche. Ricordo anche un aneddoto: una volta facemmo un amichevole contro una squadra che accendeva i fari per la prima volta. C’erano tremila persone a guardarci”.

Il PRESENTE.Ho una scuola portieri da cinque anni, si chiama GR1. Al momento non voglio avere a che fare col calcio professionistico, nonostante qualche richiesta sia pervenuta. Sto bene con i miei bambini, ne ho quasi trecento. Lavoro nel territorio campano, a Qualiano e Frignano. In più collaboro con varie scuole calcio, dove con il mio staff andiamo a fare lezioni. Nessun campionato vinto può darti una soddisfazione maggiore di quella di veder crescere i “tuoi” ragazzi”.

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4 anni fa

È stato un grande portiere

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