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Meno errori, paure da vincere e rientri: per gioire bisogna continuare su questa strada

La vittoria di ieri sera chiude la serie choc di sei sconfitte e ridà respiro al Lecce in vista delle tante partite da conquistare nel finale, ma si deve percorrere un sentiero tracciato.

Tre punti di platino sfilati alla seconda forza del campionato per ritornare a battersi direttamente con il Genoa e le altre concorrenti. I giallorossi capitalizzano i progressi innescati in casa del Sassuolo e mettono benzina alla propria autostima in una serata dove recrimina la Lazio, seconda forza del campionato. I biancocelesti, sconfitti nel Salento, hanno poi assistito al ko della Juventus capolista a San Siro.

UNA GARA DA FILM. Sotto l’aspetto psicologico, l’avvio avrebbe tagliato le gambe a una squadra non dalla forte identità. Pronti, via e gran gol di Mancosu annullato (giustamente) per un soffio. Sul ribaltamento di fronte, erroraccio di Gabriel e Lazio in vantaggio. Succede tutto in pochissimi minuti. Una mazzata incredibile che avrebbe annichilito chiunque. E sontuoso è stato il portiere brasiliano (per poi diventare epico alla fine) nell’uscita che ha negato il bis a Immobile. Il pari di Babacar ha premiato la maggior lucidità leccese. Il primo zenit però arrivò con il rigore decretato per il mani di Patric. Mancosu ha fallito la massima punizione, ma ancora non è stato nulla…

CHE SOFFERENZA. Nei secondi 45′, il Lecce ha arraffato il meritato premio per quanto prodotto. Lucioni gira in rete il cross di Saponara (sarebbe stato rigore per evidente trattenuta di Acerbi) e freccia inserita. La generosità dei calciatori, quasi tutti non al meglio, ha indotto Liverani a scelte conservative. Chiariamoci, chi pensa al gioco di Liverani come una sorta di riedizione del football zemaniano, non ha capito nulla. E non è questione di disprezzare o meno il boemo. Liverani ha serrato le fila e ovviamente sono arrivati gli attacchi laziali. Dove non sono arrivati i difensori in chiusura, c’è stato Petriccione (respinta sulla linea) e poi Gabriel. Il 27enne ha chiuso una serata da non dimenticare con le lacrime e gli abbracci dei compagni dopo un altro sanguinoso errore non punito da Immobile e, soprattutto, le due parate maestose su Adekanye e Milinkovic. I gol subiti aumentano a 71, ma l’unico dato numerico che interessa al trainer è il +3 alla voce punti in classifica, parte di un ideale cammino verso quota 40 prima e contro le concorrenti poi.

ERRORI E GENEROSITA’. Ecco, abbiamo rivissuto la serata di ieri. Era impossibile non commentare quanto accaduto ieri sul rettangolo verde senza avere ben fissati gli incroci che la gara ha raccontato ai (purtroppo pochi) presenti. Se c’è un aspetto che oggettivamente ha danneggiato il Lecce è stato l’ingente quantitativo di errori individuali. Ieri è incappato Gabriel, poi protagonista e migliore in campo, ma il film del match ci insegna che spesso il Lecce si fa male su queste situazioni. Ridurle al minimo, a detta di Liverani e anche oggettivamente, sarebbe una grossa fetta di salvezza. Sbagliare è umano, e la grande propensione al sacrificio può sopperire agli svarioni. Chi ha apprezzato il Lecce ieri ha visto un esercito di calciatori coesi dediti alla lotta, soprattutto nella difficile ripresa. Da qui alla fine del campionato, il bilanciamento tra questi due aspetti, gli errori individuali e la generosità dettata dalla consapevolezza di voler raggiungere l’obiettivo, inciderà molto più di quanto si può immaginare.

I RIENTRI. Abbiamo spesso classificato i numerosi infortuni come un aspetto ovviamente complicante, che però non esentava rosa, allenatore e società da una profonda analisi delle colpe. Ieri, in campo, si sono rivisti Deiola e Majer, elementi che difficilmente finiranno in una foto copertina del match, ma che servono come il pane alla sostanza di questa squadra. Prima parlavamo di generosità. Il sardo ha ritardato l’intervento da eseguire al ginocchio, a causa della gonalgia che lo ha bloccato nel post lockdown, a fine stagione. Non sarà mai al cento percento, ma il suo lavoro sporco, come quello dello sloveno bravo a far respirare le prime linee, è vitale nei piani partita.

TERMOMETRO TATTICO. E’ impossibile giudicare le scelte tattiche come in un compartimento stagno quando si gioca ogni tre giorni a ritmi forsennati. Il pressing alto, con un Lecce a trazione offensiva, è stato il dogma del primo tempo. Falco, Saponara e Babacar cercavano di muoversi sempre in modo corale rispetto ai compagni nonostante le loro caratteristiche. Il 10 si è riscattato alla grande dall’assist mancato al Mapei Stadium servendo un cioccolatino per Babacar e, dietro, Donati è ormai un jolly imprescindibile della difesa. Nella ripresa, l’inserimento di Farias (e dei summenzionati corridori di mediana Deiola e Majer) ha tradotto la più classica ricerca della ripartenza vincente. I palloni in tribuna nel finale, tanto decantati in molte occasioni, hanno fatto anche parte delle carte da giocare, soprattutto quando le gambe giravano meno.

SICUREZZE DA ACQUISIRE. Il primo gol decisivo di Babacar può cambiare la stagione dell’attaccante, poco produttivo in alcune prestazioni ma anche sfortunato con mancati appuntamenti col gol. Discorso simile per Lucioni, in calo fino all’espulsione di Juventus-Lecce e oggi autore di due reti consecutive. Stesso discorso per la storia di Gabriel. Gli esempi appena fatti investono la lettura puntualmente fatta da Liverani nel dopo gara. Salvarsi con il gioco è un progetto ambizioso, sulla cui fattibilità se ne discuterà tantissimo, giornalisticamente e non, alla fine di questo campionato in base alla posizione in classifica raggiunta dal Lecce.

FINO ALLA FINE. Per attuare le idee, innovative e formanti per tantissimi calciatori (gli esempi dei miglioramenti degli atleti in rosa nel corso degli anni sono lampanti) nella massima serie serve però una serenità nell’esecuzione di giocate. Il lockdown, gli errori compiuti in sede di programmazione più voglia e convinzione di alzare l’asticella dei propri limiti, membro per membro, basteranno? Ieri si è tracciato un percorso: il Lecce ha le carte in regola per portare a termine nel migliore dei modi la propria idea e il proprio sogno-salvezza giocando. Ballando sul filo del rasoio di ogni pallone, rischiando ma anche proponendo il credo tattico, si giungerà alla fine senza rimpianti. Bisognerà proseguire su questa strada, con queste motivazioni, per poi stringersi alla fine al centro del campo. Il verdetto quale sarà? Lo si capirà dai volti dei protagonisti.

 

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