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Ledesma a CL: “Lecce nel mio cuore, il posto perfetto per chi vuole emergere. E l’addio…”

L’ex centrocampista argentino, nel Lecce dal 2001 al 2006, ha parlato, in esclusiva ai nostri microfoni, del suo passato giallorosso, del lavoro di Corvino e di quanto ex registi come lui e Corini possono essere agevolati nel ruolo di allenatori.

Ben ritrovato Cristian. La tua vita calcistica parte da lontanissimo, dalla tua Argentina. Come sei arrivato dal profondo ovest fino a Lecce?

“Ai tempi delle giovanili del Boca Juniors disputavamo vari tornei internazionali. In uno di questi, nel 2000 circa, fui notato da Pantaleo Corvino, che mi selezionò per un provino con il Lecce. Gli piacqui molto e fece il possibile per portarmi nel Salento, ma il Boca ai tempi pretendeva troppo e non se ne fece nulla. Così nei mesi successivi provai per Brescia, Como, Udine e Chievo tra le altre, ma in cima alla lista c’era sempre il Lecce e, sfruttando gli ottimi rapporti che erano rimasti tra il direttore ed il mio procuratore, riuscii ad arrivare in giallorosso. Fu l’inizio di una storia bellissima, ero da subito convinto che a Lecce sarei stato bene”.

Ed infatti non ci hai messo molto per esordire in prima squadra. Quali furono gli ingredienti per questa ricetta vincente?

“Fui inizialmente acquistato ed aggregato alla Primavera, ma sapevo che il Lecce credeva in me per portarmi in prima squadra. Sentivo la fiducia dell’ambiente e ciò facilitò un approccio veloce ed agevole. A quei tempi per uno straniero crescere a Lecce era l’ideale, sia per la città che per un club in cui tutto funzionava a meraviglia. La famiglia Semeraro era seria, ci facevano sentire bene ed importanti. Io ci ho messo la mia con grinta ed impegno, ma in giallorosso c’era davvero terreno fertile per i giovani talenti“.

Quali sono i ricordi del campo che ti porti dentro con maggior affetto?

“Beh, scegliere è davvero difficile. Le mie prime tre stagioni da protagonista nel Salento furono condite da altrettanti trionfi che ho forti nel cuore, pur non dimenticando l’incredibile emozione dell’esordio nel 2001/02 a Bergamo, di cui ricordo ogni dettaglio. L’anno dopo, in B, ci fu il coronamento di una cavalcata pazzesca in quella gara con il Palermo in un Via del Mare stracolmo. Poi arrivò una salvezza strepitosa con in panchina Delio Rossi. Quella fu un’annata unica, forse la più speciale, perché nel girone di ritorno siamo stati protagonisti di una cavalcata davvero straordinaria”.

Ed infine l’anno dei sogni con Zdenek Zeman in panchina…

“Sì nella stagione della seconda salvezza i sogni non mancarono. E’ chiaro che quando ti vedi dopo diverse giornate secondo, terzo o quarto, certi pensieri li fai, e l’entusiasmo non ti manca, è tantissimo. Sapevamo però chi eravamo, sapevamo di essere il Lecce in un campionato di livello assoluto, con squadre più forti di noi. Per questo stavamo con i piedi ben piantati a terra, perché se da un lato era giusto sognare dall’altro non potevamo certo rischiare di retrocedere, ed in un torneo di così alto livello quel rischio non manca. Nel girone di ritorno avevamo subito un calo che portò anche a qualche momento di stress con il mister che ci chiedeva sempre il massimo, e noi sapevamo che stavamo dando tutto per raggiungere i migliori obiettivi possibili. Alla fine abbiamo disputato un ottimo campionato rischiando il minimo nonostante la grande concorrenza”.

Tu giocavi un ruolo particolare, tanto da esse tra i pochissimi a non aver segnato quell’anno. Cosa ti chiedeva mister Zeman?

“Non sono mai stato uno che segnava tanto, quindi di certo non mi è pesato. Ho sempre pensato più alla squadra che al mio, francamente mi pesava di più prendere gol che non segnare. Il mio era un ruolo di fulcro nel gioco di Zeman, toccavo tantissimi palloni ed il tecnico pretendeva tanto da me, mi faceva capire l’importanza del mio ruolo”.

E l’anno dopo cosa non ha funzionato in una squadra che non riuscì a centrare una terza salvezza di fila che sembrava alla portata?

“Più che le situazioni di mercato, che in realtà non è che poi fossero così pesanti, influì moltissimo l’aria di cambiamento che si respirava forte intorno a noi. Quell’anno cambiò il presidente, cambiò anche il direttore sportivo e questo ha influito di più che qualsiasi aspetto tecnico. Era un Lecce che aveva perso certezze e si doveva ricostruire. Con questo non voglio certo togliere responsabilità a noi, anzi alla fine chi va in campo sono sempre i calciatori. Però garantisco che non era una situazione facile”.

E, nell’estate del 2006, le strade di Ledesma e del Lecce si separano…

“E’ stato un addio sereno, ci siamo lasciati bene e senza tira e molla. Questo non vuol dire però che andò tutto liscio. Per me anzi fu molto duro, sia perché umanamente lasciare Lecce non è affatto semplice sia perché non avrei mai voluto farlo dopo una retrocessione. Sapevo però di dover andare via, di fare il salto nella mia carriera in una squadra in cui raggiungere il mio massimo, come è stato in una Lazio con cui ho giocato per 10 stagioni”.

Quanto sei stato vicino al ritorno in giallorosso negli anni del Lecce in C?

“L’estate in cui Roberto Rizzo era tecnico del Lecce c’è stata una chiacchierata con Sticchi Damiani, in cui parlammo del progetto e della possibilità di riavermi al Via del Mare. Mi sarebbe piaciuto tornare, sentivo un forte senso di rivalsa che mi portava a voler dare una mano al Lecce per salutarlo magari con una promozione. Purtroppo ci furono idee diverse, gli agenti ne riparlarono a gennaio ma non se ne fece comunque nulla”.

Arrivando al presente, cosa pensi del Corvino-bis in giallorosso? Dove può portare questo club?

“L’ho detto subito quando è stato ufficializzato il suo ritorno: sono molto curioso di vederlo all’opera perché questo è un calcio molto diverso rispetto a quello di 20 anni fa. Ho grande curiosità circa il tipo di lavoro che porterà avanti, e spero possa fare bene perché per lui ho grande rispetto e stima. Abbiamo visto una differenza di bacini a cui sta attingendo, se prima guardava molto al calcio sudamericano ora l’evoluzione vuole anche una ricerca di nuovi mercati in altri paesi. Ci sono le basi per un futuro solido. E, personalmente, mi piacerebbe un giorno lavorare con lui al Lecce, perché no?”.

Cosa pensi del cammino del Lecce nel campionato cadetto in corso?

“I giallorossi si stanno misurando in un campionato decisamente tosto. La B è n torneo in cui si deve costruire pian piano, cercando di perdere il meno possibile. E questo non vuol dire vincere sempre, ma anche pareggiare per tenere il ritmo. In B la continuità conta più dei nomi”.

Ledesma e Corini, dalla regia alla panchina. Ex calciatori come sono più portati a guidare una squadra?

“Sicuramente possiamo essere agevolati sotto alcuni punti di vista. Non solo quello della visione periferica che abbiamo sviluppato in mezzo al campo, ma anche e soprattutto della gestione del ritmo partito. Sapere quando accelerare o rallentare perché si è stanchi e si sta soffrendo è importante. Sono tanti i registi diventati allenatori di un certo livello. Io intanto, nel mio piccolo, alleno in Eccellenza e studio per conseguire il patentino Uefa A che mi permetterà di allenare tra i professionisti”.

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Silvio
Silvio
3 anni fa

Grande Cristian ??

Silvio Tenpesta
Silvio Tenpesta
3 anni fa

Christian Ledesma, per noi non sei mai andato via; sei rimasto sempre nei nostri cuori, perché sei uno di noi. AUGURI.
FORZA LECCE SEMPRE E COMUNQUE!!!
?❤️?❤️?❤️?❤️?❤️?❤️?❤️?❤️

Lorenzo
Lorenzo
3 anni fa

ledesma❤

Franz
Franz
3 anni fa

Ciao Christian.??‍♂️?❤

Fernandinho
Fernandinho
3 anni fa

Grande capitano! Ti vogliamo bene

Gianni
Gianni
3 anni fa

Salentino d’adozione….la moglie, tra l’altro, è di Guagnano.

Giannii
Giannii
3 anni fa

Affetto stra ricambiato

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Mitico!

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