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Lucarelli si racconta: “Il calcio ci vuole lobotomizzati, non ho nessun rimpianto”

Il tecnico rossoverde, intervistato da Monia Santini, ripercorre le orme della sua carriera e le tappe fondamentali della sua vita

A pochi giorni dalla partenza della nuova stagione, con il primo ritiro della Ternana, Cristiano Lucarelli si racconta. Il tecnico rossoverde, intervistato da Monia Santini nella puntata di “Stasera a casa mia” su ‘Umbria Più Teleterni” ha parlato soprattutto del suo lato umano, ripercorrendo tutta la sua carriera e le tappe fondamentali della crescita. I colleghi di CalcioFere hanno riportato dei passi interessanti dell’intervista.

PASSATO DIFFICILE. Dall’infanzia difficile nel quartiere “Shanghai” di Livorno, fino ai primi calci ad un pallone: “A 6 anni ho cominciato a giocare in una piccola società della mia città, poi a 16 ho lasciato casa. E’ stato un momento doloroso allontanarmi dalla famiglia, ma sapevo che lo facevo per cambiare il mio destino e il loro“. Un tema importante della carriera del Lucarelli calciatore è stato sicuramente quello della politica: “Lo schierarmi pubblicamente mi ha dato un prezzo da pagare, perché vieni automaticamente etichettato e questo spesso è uno svantaggio. Si è parlato di me soprattutto per le mie idee politiche, il mondo del calcio ci vuole tutti lobotomizzati, dovremmo pensare soltanto a giocare. Se uno legge un giornale che non sia sportivo o guarda un telegiornale non può farsi un’idea su temi importanti, tutti dovremmo restarcene zitti. Ho sempre detto quello che pensavo“.

CONTROCORRENTE. Un personaggio particolare, soprattutto perché al denaro ha fatto sempre prevalere i valori della vita, come dimostra il libro scritto dal suo agente Carlo Pallavicino “Tenetevi il miliardo“. “Non era una cosa consueta rinunciare a dei soldi, molti altri calciatori cercavano di andare a guadagnare sempre di più, per questo la mia scelta ha fatto scalpore”. Infine, un brutto episodio capitato al mister delle Fere, quando nel Natale del 2004 era in vacanza con la famiglia alle Maldive: “Quella fu l’unico viaggio un po’ sfarzoso della mia vita, ma capitammo in concomitanza dello tsunami. Ebbi molta paura, non tanto per me ma per i miei figli, che all’epoca erano molto piccoli. Fortunatamente dove eravamo noi il maremoto arrivò con meno forza, ma fece comunque molti danni. Siamo rimasti dei giorni senza acqua e senza luce, c’era gente che stava male“.

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