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Di Mariano torna a Lecce per correre ancora e firmare altri colpi da Serie A

L’esterno siciliano, nipote dell’eroe di Italia ’90 Totò Schillaci, è la nuova freccia a disposizione dell’attacco di Marco Baroni.

Dopo undici anni riprende la storia tra Francesco Di Mariano e il Lecce. Dopo tre stagioni nel settore giovanile giallorosso, il 25enne torna da adulto a seguito di una stagione da valoroso avversario dei giallorossi di Corini prima di spuntarla con il “suo” Venezia, dove sei giorni fa si è tolto anche la soddisfazione di esordire in Serie A allo stadio Diego Armando Maradona di Napoli, non propriamente uno dei meno prestigiosi nell’intero paese.

Di Mariano conosce il Lecce nell’estate del 2010: il club lo acquista dal Ribolla di Palermo, la scuola calcio gestita dallo zio Totò Schillaci. Schierato inizialmente nella formazione Giovanissimi, si fece subito vedere per vena realizzativa con 13 gol messi a segno. Dopo gli Allievi Nazionali nel 2011/2012, mancò il passaggio in Primavera a seguito del doppio capitombolo in C della Prima squadra. Nella stagione successiva, però, Di Mariano non fu solo aggregato alla formazione Berretti con, tra gli altri, Bleve, Luperto e Rosafio. Alla prima trasferta del Lecce, l’allora tecnico Franco Lerda gli regalò il palcoscenico della Lega Pro: Di Mariano subentrò a Chiricò all’89’ di Cuneo-Lecce 1-2. Nell’infausta stagione chiusa con il triste epilogo di Lecce-Carpi 1-1, Di Mariano collezionò 4 presenze: un’altra in campionato con la Tritium e due in Coppa Italia Lega Pro.

La Roma acquistò Di Mariano nella successiva sessione di calciomercato per schierarlo nella formazione Primavera. Tra i suoi compagni Lorenzo Pellegrini, Alessio Romagnoli, Emanuele Ndoj, Riccardo Marchizza, Luca Mazzitelli e Arturo Calabresi, che ora ritroverà a Lecce. 10 gol in entrambe le stagioni, chiuse con l’uscita nelle fasi finali per mano della Lazio. Nel secondo anno, spicca anche la campagna di Youth League, dove la Roma s’arrenderà al Chelsea in semifinale. Nei gironi, il classe 1996 siglò un gol in casa del Manchester City e un assist contro il Bayern Monaco.

Nel 2015/2016, Di Mariano tornò “da grande” a giocare in Lega Pro: prima parte di stagione all’Ancona (11 presenze e 2 gol) e accelerata dopo il trasferimento di gennaio al Monopoli, dove incontrerà anche il Lecce da avversario. Di Mariano contribuirà alla salvezza del Gabbiano biancoverde, raggiunta ai playout con l’Ischia, con 3 reti in 654′ spalmati su 18 apparizioni. L’anno dopo, il Novara di Boscaglia gli apre le porte della Serie B. I moduli scelti dal tecnico (3-5-2 e 4-3-1-2) non riescono a permettergli più di un impiego a singhiozzo a partita in corso. Un’altra storia nel secondo anno novarese. Nel 2017/2018, con Eugenio Corini prima e Mimmo Di Carlo poi, Di Mariano sarà tra gli imprescindibili: 37 presenze, 3 gol e 2 assist nell’anno in cui i piemontesi scivolano però in C.

I buoni segnali fatti vedere gli valgono il contratto con il Venezia, squadra alla ricerca della salvezza. Il 2018/2019 sarà l’anno più prolifico dal punto di vista realizzativo. Di Mariano segnerà 8 reti (più 2 assist) in 29 presenze. La prima fu al Via del Mare, il temporaneo vantaggio dei lagunari, festeggiato senza esultare, prima della rimonta firmata Palombi. Dopo un’altra salvezza conquistata ai playout, Di Mariano non riuscì a incidere e trovare sufficiente spazio nel 4-3-1-2 di Alessio Dionisi. Il poco minutaggio nel primo spezzone del 19/20 precedette il passaggio il prestito alla Juve Stabia, crollata nello sprint salvezza finale e retrocessa in C.

Paolo Zanetti, neo allenatore del Venezia, confermò Di Mariano nel suo 4-3-3 e, lo scorso anno, l’ala siciliana raggiunse un altro record, quello degli assist. Francesco Forte, già compagno di Di Mariano a Castellammare (e gli altri), beneficiarono di 7 servizi decisivi del neo-giallorosso, utile nei frequenti cambiamenti di modulo tra 4-3-3 e 4-3-1-2 in quanto utilizzabile dietro le punte, da seconda punta e, soprattutto, da attaccante esterno. Dopo il doppio confronto vinto sul Lecce, Di Mariano entra nella storia del Venezia. Nella finale d’andata, fu suo il gol decisivo a piegare la resistenza del Cittadella, poi castigato dal Doge Bocalon nella gara di ritorno.

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