Cade oggi il settimo anniversario della prematura dipartita del centrocampista svedese, che a Lecce chiuse la carriera nel 2001. Un mieloma multiplo e le sue conseguenze critiche lo portarono alla morte, a soli 46 anni, la notte tra il 28 e il 29 ottobre 2014.
Un guerriero rimane tale anche se l’ultima battaglia si conclude con la più brutta sconfitta. Klas Ingesson, venuto a mancare sette anni fa, era un lottatore in campo e da lottatore affrontò fino alla fine la sua battaglia contro il cancro. La malattia non lo ha infatti allontanato dal calcio, perché anche della sua professione visse fino a una settimana prima del suo ultimo giorno.
“La malattia mi fa stare troppo male per il momento e non voglio che l’attenzione stia su di me. Devo pensare al meglio della squadra“, raccontava Ingesson solo sette giorni prima della morte lasciando la panchina dell’Elfsborg, squadra di Serie A svedese. Il gigante di 1.90 pensava agli altri e alla sua creatura sportiva nonostante gli attacchi inferti dal cancro, che lo costringeva ad allenare negli ultimi mesi con la sedia a rotelle.
Nazionale svedese (57 presenze), fu parte degli eroi del Mondiale 1994, venerati a Stoccolma e dintorni a seguito del terzo posto nella kermesse americana. In Italia, oltre all’annata a Lecce, giocò al Bari per tre anni dal 1995 al 1998, dove fu anche capitano e match-winner in un derby con i giallorossi, e al Bologna dal 1998 al 2000.
Nel Salento arrivò dall’Olympique Marsiglia, come detto, per il campionato 2000/2001. Era il Lecce di mister Alberto Cavasin. Quell’anno il centrocampista svedese andò in gol in un’occasione (11/3/2001), ossia nella vittoriosa partita interna che i salentini giocarono contro l’Udinese. Fu suo il gol del momentaneo pareggio leccese, mentre la rete della vittoria fu siglata da Cristiano Lucarelli su rigore.
Nonostante i trascorsi in maglia barese, i tifosi del Lecce seppero apprezzarne l’impegno e la grande dedizione.
Un guerriero non muore mai, anche se sconfitto da un avversario impari.
Rip 🙏
Grande Klas! 💪