L’amministratore delegato dell’Unione Sportiva Lecce ha commentato i’1-1 di ieri tra i giallorossi e la Fiorentina ai microfoni di Radio Bruno.
EMOZIONI. “E’ stata una serata intensa. Ieri sera prima della gara sono andato a salutare tutti i giornalisti in sala stampa. E’ stato bello. Mi faceva strano dire “voi” fiorentini perché abbiamo vissuto insieme tanti anni di calcio intenso. Parlare dall’altra parte diventa veramente difficile”.
GARA. “Il Lecce ha fatto un buon primo tempo ma era ovvio che 90 minuti in quel modo non avrebbe potuto reggere. Il pareggio mi sembra il risultato più giusto. Per noi un punto con la Fiorentina vuol dire tanto. Rispetto alla Roma ieri abbiamo sofferto di più“.
LA FIORENTINA. “Il primo tempo assolutamente no. Però non l’ho vista così male come a volte ho sentito e letto. Mi sembra ci siano ancora cose da rodare ma la squadra c’è. Con il tempo non potrà far altro che salire in classifica. Italiano è bravo, non si discute e sicuramente farà crescere questa squadra“.
Non voglio iscrivermi alla schiera dei criticoni seriali ma il calcio non non è scienza, tutt’altro.. altrimenti non si spiegherebbe la proliferazione di semianalfabeti che inzuppano da una vita dal mondo dorato del pallone. Non è che se uno è allenatore, ancorché ex giocatore, è esente da critiche dai non addetti. In fondo anche tra allenatori ex giocatori ecc.. su una specifica dinamica si dice tutto e il contrario di tutto. Di conseguenza anche al bar sport si può aver ragione di tanto in tanto. Detto questo, e specificato che il calcio non è per scienziati, finanche ricordato (a chi ancora non l’avesse capito) che nella vita opportunità e fortuna sono spessissimo più determinanti del merito, si può tranquillamente dire che i limiti evidenziati alle prime uscite (ma erano chiari anche in B) sono gli stessi palesati ieri, per l’ennesima volta. La squadra difende bene perché partecipa alla fase di non possesso con tutti i giocatori di movimento, ma il tridente dura appena un tempo perché si sfianca a chiudere sulla linea dei terzini (soprattutto gli esterni d’attacco). Naturalmente la lucidità di Strefezza, ad esempio, non può durare 90 minuti se raddobbia in difesa e copre 80m di campo ad ogni ripartenza. Né tantomeno i cambi (non all’altezza dei titolari) riescono ad assicurare la stessa qualità, figuriamoci a dare la svolta. E infatti le nostre partite generalmente terminano appena si scaricano le batterie del tridente, ovvero quando Baroni mette mano ai cambi. Soluzioni? Magari può servire un centrale in più e una mezzala in meno (343), che mi risulta essere stato provato negli ultimi allenamenti, chiedendo il raddoppio in difesa al difensore esterno e no all’ala d’attacco che rincula 60-70m. E magari, allo stesso tempo, preservi il tridente che finché spinge cmq mette sotto pressione gli avversari. E il 343 non viene da Marte, ma è un modulo di calcio. Perché poi mercato e situazioni di campo (Baschirotto) hanno consegnato una squadra con poca qualità a centrocampo, ottimi difensori centrali e nessuna punta d’area di livello. Perché è sempre meglio adattare i moduli ai giocatori e no viceversa, soprattutto perché se è vero che il primo tempo si indirizza la gara, nel secondo si decide la partita. Laddove noi generalmente scompariamo. Una buona serata e sempre forza Lecce.