Lo score di 0-6 nelle partite contro Bologna e Torino fa male al Lecce di D’Aversa che, alle porte della partita in casa contro l’Inter, impegno che rischia di aggiornare in peggio questa statistica. Altri numeri che fanno male sono la sesta sconfitta consecutiva in trasferta, troppo poco per cercare alibi e giustificazioni in un registro con lo zero alla voce vittorie. L’ultimo punto raggranellato lontano dal Salento risale all’11 dicembre scorso, quando la rete di Banda con la complicità del portiere dell’Empoli Berisha aprì l’1-1 nello scorso salvezza giocato al Castellani.

Rispetto alla netta sconfitta rimediata a Bologna, nell’ultimo impegno il Lecce è entrato in campo con ordine e compattezza. Nonostante il cambio d’interpreti, con Gendrey, Dorgu, Piccoli, Blin e Rafia nella formazione titolare al posto di Venuti, Gallo, Krstovic, Kaba e Banda, i giallorossi hanno ridotto al minimo i pericoli contro una squadra che, nonostante l’ultimo posto per tiri scagliati, fa della compattezza e della resistenza, a fronte di pochi gol segnati (uno in meno del Lecce).

Il nodo da sciogliere per aprire la via a maggiori possibilità di risultato positivo, concetto enucleato necessariamento anche se noioso, è la tenuta. Se a Bologna errori individuali e episodi (gol di Beukema e raddoppio di Orsolini) hanno fatto volare sul 2-0 una squadra già bellissima da vedere, in Piemonte la mossa vincente di Juric è stata arretrare il raggio d’azione di Pellegri e Zapata per aprire dei varchi nella difesa. Al Lecce, oltre che qualità sufficiente per scalfire la retroguardia granata, è mancata la contromossa di D’Aversa. Le partite recenti, quando si è visto a sprazzi un bel Lecce, iniziano in un modo sufficiente, non si capitalizzano situazioni ghiotte per errori individuali nella rifinitura, e poi fluiscono verso la negatività.

Va dato merito all’allenatore di aver fatto anche il suo nelle cinque vittorie con cambi vincenti poi convertiti in gol nel quarto d’ora finale di gara. Va da sé quindi, l’assunto: oltre al momento no di Krstovic, le condizioni fisiche non al top dei corridori Almqvist-Banda, manca la “controrisposta” per tornare in carreggiata come in altre occasioni. Per mero dato statistico, poi, c’è da dire che sono state più le gare con un rendimento top di Falcone a salvare la baracca, che, dall’altra parte, gli appuntamenti in cui il Lecce, squadra che tira tanto, è sbattuta sulla bravura del portiere altrui.

Cercando di restare lontani dal tritacarne del “celolunghismo” social (se usato male), proviamo a semplificare i concetti chiave, a tutto tondo, del momento e del campionato.

Il percorso del Lecce è in linea con le aspettative? Sì, anche superiore.

Si può essere contenti delle ultime gare? No.

Il Lecce gioca bene? A tratti, ora non basta più.

D’Aversa è in bilico? Assolutamente no, ma il tecnico deve riprendere ad adottare le contromosse giuste quando gli allenatori avversari (o gli episodi) rompono il piano partita.

E senza cambiamenti? Oggettivamente, si rischia la B perché dietro, al momento, Verona, Udinese, Cagliari ed Empoli hanno mutato registro.

È giusto criticare tecnico e squadra? Sì, costruttivamente, e senza perdere l’unità. Si deve avere fiducia nella società? Assolutamente.

L’area tecnica poteva fare di più? Probabilmente sì, ma le valutazioni sommarie si fanno alla fine e, anche l’eventuale raggiungimento dell’obiettivo, come già fatto, deve essere base di miglioramento per provare a sgomitare in un calcio che purtroppo cambierà in peggio.

Vi ricordate un successo, promozione o salvezza che sia, conquistato con prorompenti cavalcate stracciando gli avversari? Chi scrive, no.

Tutto il resto è cornice, anche nostra eh, (quando va bene) di una fotografia ben al centro. Liberi di discuterne amichevolmente.