Il responsabile sanitario dell’U.S. Lecce, intervistato da Il giallorosso, rivela come la tecnologia aiuta il lavoro dello staff medico e fa dei confronti tra il calcio di ieri e quello di oggi.
PIU’ INFORTUNI MUSCOLARI. “E’ un problema comune ad altre squadre. Roma. Inter e Juventus hanno lamentato delle criticità dovute a soggetti che non hanno svolto una preparazione adeguata e hanno lavorato con un sovraccarico funzionale con conseguenti riflessi a livello articolare e muscolare”.
ALLENATORI. “Eugenio Fascetti sosteneva che un calciatore deve essere lasciato libero di fare ciò che si sente di fare. Anche Carlo Mazzone era della stessa linea di pensiero, come testimoniato da Roberto Baggio qualche giorno fa. Da semplice tifoso e sportivo, quindi, dico che bisognerebbe esaltare il piacere di giocare a calcio evitando l’appiattimento delle qualità tecniche.
TECNICHE. “I giocatori sono monitorati proprio per evitare il sovraccarico. Effettuiamo test di campo e valutazioni bio-umorali che stabiliscono il carico di lavoro in base alle risposte. I risultati, trasmessi allo staff tecnico, definiscono il lavoro da fare in modo da ovviare problemi. La nuova metodologia del calcio consente carichi di lavoro adeguati e valutazioni, da parte di preparatori fisici e allenatori, con il cardiofrequenzimetro. Addirittura, dopo ogni partita, con un test della saliva, valutiamo i livelli di cortisolo, radicali liberi e enzimi muscolari per prevenire problemi alla muscolatura”.
CONFRONTI. “Nel calcio non si vive di emozioni e paura, come invece accade spesso in altri sport come la pallacanestro. Ho verificato ciò di persona nei miei cinque anni di collaborazione in Serie A con la New Basket Brindisi“.