Promossa per il rotto della cuffia dopo i playoff di Serie B, la compagine scaligera era quasi all’unanimità indicata come principale indiziata per la retrocessione. Ma Juric ha sorpreso tutti.
Dando uno sguardo al calendario, un po’ tutti in estate avevano indicato Verona-Lecce come primo dei tanti scontri salvezza che i giallorossi avrebbero incontrato nel girone di ritorno. Forse, rose alla mano, il più equlibrato e cruciale di tutti, visto che quasi nessuno avrebbe immaginato di ritrovare a gennaio l’undici di Juric quasi salvo. E invece i veneti hanno sorpreso davvero tutti.
Potenziata in estate da pochi e mirati arrivi, il Verona ha potuto beneficiare del salto di qualità garantito da una sessione estiva praticamente perfetta. Rrahmani, Gunter, Lazovic, Veloso, Amrabat e Stepinski hanno, chi più chi meno, disputato un’andata strepitosa, tanto da guadagnarsi le attenzioni di diverse big (il Napoli ha già preso il difensore kosovaro ed è vicino al marocchino). Il resto lo ha fatto la presa di coscienza di essere all’altezza di giocatori che in B un anno fa non hanno rispettato i pronostici, esplodendo invece quest’anno.
Gran merito va dato di certo a Ivan Juric, che non ha fatto del bel gioco ma della compattezza invidiabile l’arma di questa squadra. 22 gol subiti in 19 gare (c’è la Lazio da recuperare) sono numeri da big vera e propria, e non è un caso che chiunque abbia dovuto sudare le proverbiali sette camice per far gol all’ottimo Silvestri sino ad oggi. Compresi top team del campionato, dei quali solo la Roma è riuscita a vincere con due gol di scarto.
Il cammino gialloblu è stato per il resto quello di chi vuole salvarsi quanto prima, e sa di poterlo fare. Con un paio di vittorie e un paio di pareggi Pazzini e compagni si assicurerebbero la permanenza infatti già in primavera, complice una quota salvezza che si pronostica abbastanza bassa.
E se questo Verona dovesse continuare a sorprendere? Molto difficile tenersi ancora dietro il Napoli o superare Milan, Torino e compagnia. La classifica, però, parla chiaro: con una gara in meno l’Hellas è a -4 dal Cagliari sesto. Fondamentale è tenere i piedi per terra, ma con una compattezza di collettivo di questo calibro lottare fino alla fine per un posto in paradiso non è nemmeno una grande utopia.